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RICONOSCIUTA ATTENUANTE DELLA PROVOCAZIONE
RICONOSCIUTA ATTENUANTE DELLA PROVOCAZIONE
Montecorvino Pugliano, uccise di botte il padre e ne bruciò il cadavere: 10 anni in Appello
Redazione
27 ottobre 2016 09:43
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MONTECORVINO PUGLIANO. Uccise di botte il padre, ma fu provocato: condanna a 10 anni di carcere, in Appello, per il figlio Giancarlo Di Francesco, al quale i giudici hanno riconosciuto l’attenuante della provocazione. Il 43enne era stato condannato a 14 anni, in primo grado, per omicidio volontario e distruzione di cadavere per avere ucciso il padre, il cui corpo fu rinvenuto dai carabinieri in località Occiano, a Montecorvino Rovella, in un sacco legato mani e piedi, completamente carbonizzato (nella foto). L’uomo, difeso dall’avv. Pierluigi Spadafora, fu giudicato con rito abbreviato: la sentenza di primo grado fu emessa lo scorso novembre. Al 43enne furono riconosciute le attenuanti generiche, escludendo quella della crudeltà, inserita nella formulazione accusatoria avanzata dal pm della Procura della Repubblica di Salerno, Katia Cardillo, titolare dell’inchiesta sul macabro assassinio che, invece, aveva chiesto per Di Francesco una condanna all’ergastolo.
Il delitto si consumò il 5 agosto 2014, intorno alle 15:30. Poco dopo la mezzanotte dello stesso giorno, il cadavere del 69enne pregiudicato Romano Di Francesco, infilato in un sacco di juta, fu caricato in auto e portato nelle campagne, dove poi fu cosparso di benzina e bruciato. Il giorno dopo, a fare la macabra scoperta fu un pastore che diede l’allarme. Ma la svolta nelle indagini che portò al fermo dei due figli ci fu il 7 agosto: determinante, a tal proposito, la denuncia di scomparsa presentata ai carabinieri dalla moglie del Di Francesco,. Ad insospettire gli inquirenti, la reazione della famiglia nell’apprendere che il corpo carbonizzato era del padre e il fatto che il racconto fatto sembrasse concordato. Dopo un lungo interrogatorio, fratello e sorella finirono col confessare. Movente del macabro assassinio, le continue vessazioni perpetrate dal 69enne ai familiari: proprio dopo l’ennesima violenza, nei confronti della moglie e della nipote 15enne, sarebbe maturato il delitto. L’uomo, infatti, avrebbe aggredito la consorte a pugni e la nipotina a calci, scatenando così la reazione del figlio Giancarlo, che lo avrebbe colpito più volte al capo e al torace, uccidendolo. Dapprima il panico, poi l’attesa che la sorella rientrasse dal lavoro e, successivamente, la decisione di nascondere e distruggere il cadavere.



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