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PER GIOVANI ARCHEOLOGI
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Parco Archeologico di Paestum, nuovo bando per due borse di ricerca
Comunicato Stampa
10 luglio 2017 14:51
Eye
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SALERNO. Si è tenuta oggi, presso la Sala Genovesi della Camera di Commercio di Salerno, la conferenza stampa di presentazione dello scavo che si è concluso nell’area archeologica di Paestum e la presentazione del nuovo bando per due borse di ricerca, sponsorizzate dal Pastificio Antonio Amato.
Hanno partecipato: il direttore del Parco Archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel; l’amministratore delegato del Pastificio Antonio Amato, Giuseppe Di Martino; l’on. Alfonso Andria, membro del Consiglio di Amministrazione del Parco Archeologico di Paestum; il presidente della CCIAA e di Confindustria Salerno, Andrea Prete, e la presidente della Fondazione della Comunità Salernitana, Antonia Autuori.
Si pubblica, di seguito, la relazione completa dello scavo che si è concluso e il nuovo bando per le due borse di ricerca per giovani archeologi, che scade il 4 agosto prossimo alle ore 12:00:

“Il Parco Archeologico di Paestum è il primo museo statale in Italia ad aver bandito due borse di ricerca, destinate a giovani archeologi, finalizzate allo scavo stratigrafico.” dichiara il direttore Gabriel Zuchtriegel ai giornalisti che ha incontrato a Salerno per una conferenza stampa. “E’ un dato che ci rende orgogliosi, in quanto conferma il corso innovativo di Paestum quale espressione di un territorio di eccellenza nel settore dei beni culturali, della ricerca – si pensi all’Ateneo salernitano posizionato in alto nelle classifiche internazionali – e della trasmissione di conoscenze.
Ma c’è un motivo ulteriore per essere orgogliosi: in questo percorso il Parco Archeologico si è potuto avvalere del supporto di un’azienda salernitana di antica tradizione, il Pastificio Antonio Amato, che si è fatta carico del corrispettivo delle borse per la durata di tre anni, per un importo totale di 45mila Euro. La sinergia tra impresa e settore pubblico difficilmente potrebbe trovare una espressione migliore, considerato che è un progetto di particolare importanza.
Chi oggi visita il sito archeologico di Paestum, vede sostanzialmente una città romana, con strutture risalenti a un periodo che va dal III sec. a.C. fino all’età tardo-antica. Nel mezzo di questa città, ancora leggibile per quanto riguarda spazi pubblici (il foro) e privati (le case ad atrio e a peristilio), sorgono i tre grandi templi dorici, costruiti alcuni secoli prima dagli abitanti greci di Poseidonia-Paestum, ovvero tra VI e V sec. a.C. Vediamo dunque, a Paestum, la simultaneità del non simultaneo: un problema di carattere scientifico e uno di fruizione e didattica. Per quest’ultimo aspetto, molti visitatori fanno fatica a distinguere periodi e fasi, percepire la stratificazione del tempo nei monumenti, cosa che per noi archeologi è ovvia.
Per gli aspetti scientifici: mentre la città, parzialmente portata alla luce intorno ai templi, ci aiuta a comprendere il contesto in cui questi monumenti del passato continuavano a essere utilizzati e frequentati, sappiamo estremamente poco sull’abitato di Paestum nel periodo in cui furono costruiti i templi.
Della fase greca, ovvero del VI e V sec. a.C., si conoscono – oltre i templi con i loro rispettivi recinti sacri – le necropoli e gli spazi pubblici come la grande area aperta tra il tempio di Nettuno e il tempio di Athena, che era l’agorà, la piazza dove si tenevano le assemblee dei cittadini e altre manifestazioni. Queste conoscenze le abbiamo grazie a decenni di scavi e ricerche, frutto della collaborazione tra Soprintendenza e Università. Fino all’anno scorso, quando il Parco Archeologico ha avviato un nuovo progetto di indagini stratigrafiche nell’abitato a ovest del tempio di Nettuno, l’unico contesto abitativo scavato e pubblicato (da un’équipe dell’università l’Orientale, diretta da Emanuele Greco) riguardava due ambienti di una casa della seconda metà VI secolo/inizi V secolo, nel quartiere settentrionale della città antica.
Siamo dunque andati alla ricerca dell’abitato antico nel periodo dei templi, prima della deduzione della colonia latina nel 273 a.C. Lo scavo, diretto dal sottoscritto, è ubicato all’interno di una grande abitazione di età romana dove già negli anni ’60 si erano notate tracce di una fase più antica. Questo lavoro è stato seguito sul campo dai due borsisti, Francesca Luongo e Francesco Scelza, che lo scorso anno sono stati selezionati, tra più di 80 concorrenti, con un bando nazionale.
Così oggi abbiamo già alcuni dati di grande importanza, anche se sarà necessario proseguire le indagini per avere più certezza. In particolare sono due gli aspetti che voglio evidenziare: la cronologia della struttura messa in luce al di sotto della casa romana e la sua forma e funzione.
Lo scavo ha mostrato che i muri al di sotto del pavimento della casa romana nella quale si è svolto lo scavo, appartengono a una struttura che grazie a una sequenza stratigrafica di pavimenti battuti si può datare, nella sua prima fase, alla seconda metà del VI sec. a.C. Si tratta di un periodo molto significativo nella storia di Paestum – cito alcuni dati: completamento del tempio c.d. Basilica, inizio del cantiere del tempio di Athena; costruzione del c.d. ipogeo sull’agora, da identificare con il cenotafio del fondatore della città; prime attestazioni di tombe a cassa affrescate, quali la c.d. tomba delle Palmette e, nel primo quarto del V sec. a.C., quella del Tuffatore.
Altamente significativa è anche la forma della struttura messa in luce, soprattutto se teniamo presente la sua datazione a un periodo così antico: si tratta di una struttura in blocchi squadrati e ben fatti, conservati fino ad una altezza di 5 livelli. Un tale tipo di edilizia fa pensare a edifici sacri o pubblici, ma riteniamo che si potrebbe trattare di una abitazione per una serie di motivi: innanzitutto, la struttura si inserisce perfettamente in un isolato del quartiere abitativo della città. Inoltre, la pianta ricorda altre case greche dello stesso periodo, per esempio a Selinunte e Nasso in Sicilia. Anche i reperti non hanno dato nessuna indicazione di un contesto non abitativo, sacro. Si potrebbe dunque trattare di una casa, che però sarebbe del tutto straordinaria se confrontata con altre case dell’epoca, che di solito sono fatte di zoccoli in pietre o ciottoli con l’alzato in mattoni crudi. In realtà, esisterebbero dei confronti dalla prima metà del V sec. a.C. a Selinunte, dove troviamo case realizzate con una tecnica simile. Mentre le case in blocchi di Selinunte erano finora considerate un caso eccezionale, adesso pare che si possa aggiungere Paestum – ma per verificare questa ipotesi, abbiamo bisogno di proseguire gli scavi per acquisire nuovi dati.
Per continuare il lavoro avviato, anche quest’anno saranno selezionati nuovi archeologi. Grazie alla nuova edizione del bando pubblicato oggi sul nostro sito web (www.museopaestum.beniculturali.it) potrò continuare il lavoro di scavo e ricerche.
Lo scavo avviato è molto promettente, per cui i nostri ringraziamenti vanno, oltre che allo sponsor, ai borsisti Francesca Luongo e Francesco Scelza che hanno collaborato con noi, e a tutti coloro che hanno seguito lo scavo, impostato secondo il modello dell’Archeologia Pubblica, sul posto, sui social network e attraverso i filmati settimanali pubblicati da Repubblica online.”



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