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IL CONVEGNO
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Le bcc di Aquara e Capaccio Paestum a confronto sulla riforma del credito cooperativo
Comunicato Stampa
01 marzo 2018 09:53
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CAPACCIO PAESTUM. Riforma del Credito Cooperativo, tutela del risparmio e capacità delle banche di rappresentare l’economia del territorio. Di questo si è discusso lo scorso martedì sera, presso l’Agripaestum di Capaccio, con il Direttore Generale della BCC di Aquara, Antonio Marino, il Presidente della BCC di Capaccio Paestum, Rosario Pingaro, e il prof. Francesco Castiello, primo avvocato della Banca d’Italia ed ex Presidente della Banca del Cilento (nella foto).
Soddisfazione piena per il direttore Marino per aver affrontato pubblicamente una tematica così importante, spesso erroneamente considerata appannaggio dei soli addetti ai lavori senza sottolineare che le ripercussioni di questa riforma andrebbero invece a gravare sui diversi territori vocati al sostegno del credito cooperativo.
“È stata una buona discussione. Per la prima volta abbiamo parlato apertamente di questi temi che riguardano soprattutto l’utenza, perché sta passando il concetto che la riforma sia un qualcosa che riguarda le banche invece riguarda anche l’utenza, così come riguarda l’assetto socio-economico delle nostre zone, essendo le banche di credito cooperativo molto radicate sui nostri territori - commenta il dg Antonio Marino, sottolineando al contempo di non anelare mai al gigantismo economico - bisogna restare attenti ai piccoli, ai deboli e questa riforma non va in questa direzione. Se si sceglie di affidare un fido al solo Malchiorre di turno, finiremo col dimenticare il meccanico di Serramezzana, che inevitabilmente sarà sempre più solo e sempre più esposto ai rischi che l’economia nazionale impone, finendo col sopperire ad essi”. Spersonalizzando il credito cooperativo, traslandolo sotto la guida di una rigida SpA, è un qualcosa di ossimorico in termini: “È come se parlassimo del diavolo e dell’acqua santa - afferma eufemisticamente il direttore Marino – equivale a rifuggire dai principi cardine dettati dalla nostra carta dei valori”, ipotizzando (citando anche un recente articolo del prof. Zamagni) che, dietro questa riforma, in realtà non ci sia che un disegno strategico atto a voler creare un oligopolio bancario nazionale.
A proposito tutela dei risparmi e di attenzione ai risparmiatori il Direttore così prosegue: “Il problema basilare anzitutto è che in Italia abbiamo una cultura finanziaria molto bassa. La migliore tutela per i risparmiatori sarebbe una maggiore preparazione in campo economico-finanziario (…). Certamente a variare non sarà il rapporto di fiducia che i clienti hanno verso la nostra banca in quanto troveranno sempre la medesima disponibilità all’ascolto sinora trovata”.
Dobbiamo sfruttare il cambiamento per cercare di strappare opportunità e consegnarle al nostro territorio è quanto invece afferma il Presidente Rosario Pingaro, che si mostra positivo e fiducioso alle novità che la riforma porterà con sé. Tante cose ancora cambieranno nei prossimi mesi, vi saranno nuove evoluzioni con il patto di coesione che sta per arrivare. Al momento sicuramente c’è una voglia di continuare ad essere banche del territorio sebbene in un contesto normativo sicuramente diverso, che mette alla prova noi amministratori. Dobbiamo sfidare il cambiamento con un spirito costruttivo.
Conclude, infine, il prof. Francesco Castiello citando l’art. 45 della nostra Costituzione: la Repubblica riconosce la funziona sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza scopi di speculazione privata. Ecco perché a mio parere questa riforma è incostituzionale perché inconciliabile con l’art. 45 della Costituzione Italiana. Non può una Società per Azioni, a carattere speculativo, dirigere e controllare ciò che è l’antitesi della speculatività, che è la cooperazione a carattere mutualistico. Ecco l’errore del legislatore. E noi a questo ci dobbiamo appellare per rinegoziare questa riforma.



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