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INTERROGATO ANCHE SABELLI
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Capaccio, appalti ai Casalesi. Ragni davanti al gip: "Estraneo ai fatti"
Redazione
23 marzo 2018 08:00
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CAPACCIO PAESTUM. Appalti ai Casalesi: Nicola Ragni e Rodolfo Sabelli davanti al gip Renata Sessa del Tribunale di Salerno. I due, unici indagati ad essere colpiti da ordinanze cautelari nell’ambito dell’indagine condotta dal pm Vincenzo Senatore della Procura della Repubblica di Salerno (arresti domiciliari per l’ex vicesindaco ed obbligo di dimora per il funzionario comunale) sui lavori al cimitero di Capaccio Capoluogo, si sono sottoposti, ieri pomeriggio, agli interrogatori di garanzia, i cui verbali sono stati secretati, accompagnati dai rispettivi legali difensori, gli avv. Domenico Guazzo e Annamaria Polito.
Ascoltati entrambi per oltre un’ora, hanno spiegato la loro versione dei fatti in merito ai reati ed agli episodi contestati, dichiarandosi “estranei ai fatti” e “tranquilli” in merito all’inchiesta in corso.
In particolare Ragni, rigettando tutte le accuse a suo carico, ha spiegato che con i titolari delle ditte incriminate ci sono stati soltanto incontri di tipo istituzionale, ridimensionando il tenore ed il contenuto di alcuni dialoghi evinti dalle intercettazioni dei carabinieri. Il legale si è riservato di chiedere la revoca della detenzione domiciliare.
L’architetto Sabelli, invece, si è riservato di presentare anche un’articolata memoria difensiva entro i termini stabiliti per legge, prima che il gip si esprima sulle eventuali richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione da parte del pubblico ministero.

LE INTERCETTAZIONI CHIAVE
Due in particolare le intercettazioni che hanno messo nei guai Ragni, Sabelli e gli altri indagati. In primis quella avvenuta sul lungomare della Laura, dove l’ex capogruppo Roberto Ciuccio, in un colloquio telefonico con i Caterino, avrebbe chiesto 2.500 euro come mazzetta per ogni cappella da realizzare al cimitero, parlando, secondo gli inquirenti, in presenza ed a nome di Ragni e dell’ex consigliere Marandino anche in termini di spartizione del denaro.
La seconda, invece, è un dialogo intercettato nel carcere di Benevento tra Gerardo Caterino e suo padre, Paolo Caterino, nella quale i due parlano di un accordo con “quelli di Capaccio” facendo riferimento non solo alle tangenti secondo un tariffario preciso da versare, ma anche alla necessità di assumere personale del posto. Una conversazione in cui Gerardo Caterino si mostra stufo della situazione, ribadendo di “non dare più soldi a nessuno”, al massimo di assumere solo operai graditi agli ex amministratori, “sennò carica Belmonte in macchina, fai finta di essere un geometra con qualche soldo in tasca e dai 100 euro a chi la devi dare, così se li portano a tutti quanti e finisce la questione”: in sostanza, secondo gli inquirenti, i Casalesi erano stanchi e tramavano addirittura di far arrestare chi chiedeva loro le mazzette, e nel prosieguo dell’intercettazione, ragionavano sul portare “al massimo i contratti delle cappelle vendute, dieci cappelle sono 30mila euro, 10mila ciascuno”.



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