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L'INCHIESTA
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Capaccio, scandalo piscina: IVA non dovuta e canoni da restituire all’ATI
Alfonso Stile
26 aprile 2018 21:06
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. Prosegue l’inchiesta giornalistica di StileTV sullo scandalo dei lavori della piscina comunale Poseidone di Capaccio Paestum. Gli atti acquisiti dall’ATI Afrodite, gestore del complesso natatorio fino alla sua chiusura, hanno permesso alla nostra redazione di approfondire ulteriori aspetti della vicenda che avevano suscitato particolare attenzione presso la cittadinanza.
Dal corposo plico di atti, spiccano anche le contestazioni in merito al canone di locazione che il concessionario avrebbe dovuto versare. Il rup, l’arch. Rodolfo Sabelli, nella ormai nota revoca del 28 novembre 2017, addebita all’ATI Afrodite anche il mancato versamento del canone, ma le cose non sembrano essere andate propriamente così.
Secondo il contratto (art. 4.1) tra il Comune e la concessionaria, questa avrebbe dovuto versare il canone annuale anticipato entro luglio 2017. ATI Afrodite, a partire dalla riunione con il rup del gennaio 2017, aveva evidenziato i maggiori costi derivanti dall’alimentazione a GPL anziché a metano della struttura e dalla mancanza dei pannelli solari e fotovoltaici (entrati poi in esercizio a fine maggio 2017 solo dopo che la concessionaria si è accollata oneri e costi relativi al posto dell’Ente), evidenziando la necessità di una successiva compensazione, che sembrerebbe inizialmente cosa semplice.
Invece, dopo la nota del rup del 20 luglio 2017, come da invito, ATI Afrodite si rivolge al Servizio Finanziario dell’Ente, dal quale ottiene la certezza, come era stato per l’anno precedente, che l’IVA non è dovuta, al contrario di quanto aveva sostenuto il rup, peraltro diversamente dall’anno precedente.
Quanto al resto, serve però apposita perizia per stabilire la maggiore spesa. Tuttavia, la perizia redatta da un tecnico abilitato il 26 luglio 2017 non appare ancora sufficiente, così ATI Afrodite fa redigere ulteriore perizia di calcolo, sottoscritta anche da revisore contabile, che certifica che “applicando ogni cautela maggiormente conservativa” il maggiore costo sostenuto dal gestore per il primo anno di attività è pari ad Euro 21.877,30: molte migliaia di euro in più di quanto l’ATI non avrebbe dovuto versare. Il 4 agosto 2017, la concessionaria invia ancora il tutto con PEC al responsabile, al sindaco Palumbo e agli assessori Troncone e Sica, oltre che ad una serie di uffici comunali competenti.
Nonostante tutto, con PEC del successivo 23 agosto, l’arch. Sabelli contesta ad ATI Afrodite “il mancato versamento del corrispettivo annuo anticipato nei termini”. ATI Afrodite chiarisce ancora circa la cosiddetta compensazione, chiedendo all’Ente di determinarsi, e - con la stessa nota del 7 settembre 2017, indirizzata anche al sindaco, agli assessori e agli uffici dell’Ente - trasmette un’ulteriore e nuova “polizza fidejussoria accessoria e volontaria nella forma della polizza definitiva (massimamente tutelante per l’Ente), a copertura della seconda annualità di canone fino a che l’Ente non avesse provveduto ad ogni formalità relativa, “così da eliminare ogni dubbio circa la volontà di corretto adempimento”.
D’altronde, anche nel successivo incontro del 26 settembre 2017, convocato da Sabelli, questi contesta all’ATI Afrodite la mancata imputazione delle fatture del gas allegate alla perizia e, il girono 4 ottobre successivo, il concessionario trasmette gli atti via PEC, completi della richiesta di allaccio firmata mesi prima proprio da Sabelli.
A prima vista, sembrerebbe che il Comune sia in debito con l’ATI Afrodite e che questa abbia anche sottoscritto una fidejussione volontaria per dar modo all’Ente di svolgere tutte le proprie verifiche e pratiche interne prima di provvedere alla compensazione, eppure la revoca del 28 novembre 2017 si basa anche “sull’inadempimento del pagamento del canone (2.4)”.
A questo punto, ATI Afrodite versa immediatamente il canone anticipato e relativi interessi legali e si rivolge alla magistratura. In pratica, l’unica certezza è che adesso il Comune di Capaccio Paestum deve all’ATI Afrodite anche le mensilità di canone anticipato (fino a giugno 2018) che il gestore non ha goduto.
ATI Afrodite, dal canto suo, ancora una volta, non commenta e preferisce rimandare agli atti e ai procedimenti in corso.



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