CAPACCIO PAESTUM. Riceviamo e pubblichiamo, integralmente, la seguente nota diffusa dall'Osservatorio Capaccio Paestum, a firma del titolare Oscar Nicodemo (nella foto).
La cronaca politica locale riferisce di cambi e trasformazioni di governo a dir poco rocamboleschi e al limite del paradossale, testimoniando, una volta di più e come da tradizione, l’abitudine all’uso di intrecciare in sede di amministrazione ciò che in campagna elettorale non stava insieme e si contrapponeva. Il trasformismo, come sub-disciplina politica è altro, e, a ogni livello, trova le sue “ragioni” in una parvenza di linearità ideologica e programmatica. Dunque, le ultime manovre politiche, che hanno portato alla formazione del nuovo esecutivo del comune di Capaccio Paestum, sono da annoverare non come banale imitazione di provincia del trasformismo di italica memoria (che resta pur sempre una pratica politica professionale che ebbe inizio nel Regno d’Italia dopo il 1880, metodicamente adottato in seguito dalla repubblica), ma come sfrontata pratica di mestieranti, dediti alla gestione e alla conservazione di un potere che garantisce poltrone di comando sul territorio.
Va da sé che in assenza di un vero e proprio nucleo di opposizione, in un “paesello” come il nostro (così come lo definisce per qualificarne l’essenza morale e culturale il perspicace Enzo Di Sirio), i politici con mandato possono fare di tutto e di più, finanche allearsi con chi, fino al giorno precedente all’accordo, era bollato come impresentabile e inaffidabile.
Come sopperire a un tale mal costume? Semplice, con un movimento di opinione estratto dalla parte più attiva e pensante della collettività, che abbia a cuore le sorti della propria terra e sappia sollecitarne le istanze, in un confronto civilissimo e democratico con chi la amministra a suo modo. Serve davvero a poco, riesumare figure politiche cha hanno “già dato”, non interrompendo mai quella linea di continuità inidonea a garantire un processo virtuoso verso la trasparenza e la chiarezza di intenti.
In un frangente tanto delicato e confuso, non occorrono nemmeno “scienziati” che pur non essendosi mai esercitati nel mero esercizio di una critica politica, se non su fb, offrono a iosa suggerimenti tanto contorti quanto inutili, al solo scopo di imporre una identità da spendere come aspiranti amministratori. Sia chiaro una volta per tutte, il territorio di Capaccio Paestum non necessita di niente, al di fuori delle strutture di servizio sociale (in primo luogo scuole, parchi e impianti sportivi). Tanto, invece, vi è da recuperare, a partire da ex strutture industriali per finire ad aree di verde pubblico. E, ripeto qui, quello che ho espresso altrove: l’unico PUC possibile per il nostro comune è quello che rispetta il desiderio di vivere in un bel posto, sano, verde, pulito, offrendo vie di sviluppo per stare tutti meglio.
Possibile che ancora si vaneggi di brand turistici, uniformando un luogo unico e irripetibile alla miserabile realtà di posti sacrificati alla massificazione incontrollata dell’intrattenimento? Non siamo un “luna park”, ma un sito archeologico, colline alberate, montagne stupende (il Soprano e il Sottano vanno rivalutati ad hoc), spiagge organizzate, arenili suggestivi, mare mitologico, ristoranti, trattorie e pizzerie di buon livello e altro ancora. E, soprattutto, non siamo una costa, per la miseria, ma un litorale!
Il cambiamento, qualsiasi cambiamento, passa necessariamente per nuovi contenuti, non ripercorrendo, con maggiore supponenza, le strade senza uscita del passato. Dal rivoluzionario Carducci, all’accademico Zappulli, passando per gli innovatori Santini, De Maria e Paolino (Salvatore), arrivando alla maestosa semplicità di Vaudano e D’Alessio, la storia, la vera storia di Capaccio Paestum, è stata fatta da uomini di una tempra esemplare, uomini dediti alla collettività nella quale hanno vissuto, introducendovi motivi politici, sociali e di umanità di grande valore.