Il falso allarme bomba di martedì ha rischiato di far slittare l’udienza del processo Mastrogiovanni, iniziata però con una sola ora di ritardo. E’ proseguito così presso il tribunale di Vallo della Lucania il dibattimento per fare chiarezza sulla morte di Francesco Mastrogiovanni, il maestro cilentano deceduto all’interno del reparto di psichiatria dell’ospedale "San Luca" di Vallo della Lucania dopo quattro giorni trascorsi in regime di contenzione, legato mani e piedi ad un lettino. Per il decesso, avvenuto il 4 agosto del 2009, sono imputati sei medici e dodici infermieri del reparto, adesso chiuso, del nosocomio vallese. Una giornata importante che segnava le deposizioni degli imputati. Cinque di questi non hanno inteso sottoporsi all’esame. Due, invece, le dichiarazioni rese dal dottor Michele Di Genio, all’epoca dei fatti primario del reparto e dal dottor Michele Della Pepa. Di Genio ha tenuto a declinare ogni responsabilità, dichiarando di non essere stato in quel frangente presente perché in ferie, e di aver affidato la gestione del reparto di psichiatria al dottor Rocco Barone. Di Genio tiene a precisare di aver visto Mastrogiovanni nel giorno del suo ingresso in ospedale, il 31 luglio del 2009 e solo per pochi secondi il 3 agosto e di non essere stato a conoscenza del regime di contenzione applicato. Poi è stata la volta del dottor Della Pepa che ha inteso ammettere un errore, quello di non aver controllato che "la contenzione non era scritta nella cartella clinica". Ma questo errore, per Della Pepa, non ha nuociuto al paziente, controllato molte volte dallo stesso medico, però senza alcuna azione. E il prossimo 10 aprile l’udienza sarà molto importante, perché si procederà alle deposizione degli altri imputati. Molto attesa quella del dottor Rocco Barone, che stando ai fatti, era al momento della degenza di Mastrogiovanni il vero responsabile del reparto psichiatrico vallese.