CAPACCIO PAESTUM. Il 29 settembre 1943, mentre nella pianura di Paestum si svolgeva l’ Operazione Avalanche, un segno miracoloso segnò la Basilica Monumentale del Granato risalente al X secolo. Per spaventare i soldati tedeschi che si erano accampati in quelle zone, come ricorda il capaccese Carmelo Desiderio, gli americani lanciarono un grande proiettile navale che fece solo il buco del tetto del battistero ma, stranamente, non scoppiò. Quando gli artificieri americani se ne resero conto, andarono subito a constatare il danno e fecero anche una relazione in duplice copia. La prima la spedirono alla Nato, mentre la seconda copia la consegnarono al Rettore del Santuario Mons. Francesco Guazzo. Volendo riparare al danno che avevano causato al battistero della chiesa, il Generale Mark Clark si recò insieme al Cappellano della quinta armata Patrik J.Ryan e al Generale Alfred Grunther da Mons. Francesco Guazzo offrendo 25.000 dollari. Questi, apprezzando il bel gesto del Generale Clark gli offrì in dono una corniola cesellata, come ci ricorda la seguente missiva inviata al Generale Clark stesso:
"A SUA ECCELLENZA Clark
IL GENERALE COMANDANTE DELLA TRUPPE AMERICANA dislocata in Paestum in segno di deferente omaggio Monsignore FRANCESCO GUAZZO
OFFRE
La pregevolissima CORNIOLA PESTANA raffigurante Nettuno Dio del Mare. E’ stato scelto tale preziosissimo dono perché l’ unico che possa simboleggiare la riconoscenze del popolo cattolico capaccese verso il prode- Generale Americano che sacrificava diversi suoi soldati per salvare durante lo sbarco della pianura pestana, avvenuto il 9 settembre 1943 dalla distruzione dalla distruzione la cittadina di Capaccio e il millenario Santuario della Madonna del Granato tanto ricco di arte e di gloria. Invero la CORNIOLA pestana che viene donata al grande generale Americano è preziosa anche il suo valore intrinseco. I Pestani duemila anni or sono, su di una pietra orientale di cui se ne conservano pochissimi esemplari, praticavano finissimi lavori a mano con cesello tanto da essere stimate anche ai tempi romani grandemente sia per la realtà della bellezza della pietra e sia per la cesellatura finissima. Voglia l’ insigne generale accettare il dono magnifico in segno di deferente omaggio e di imperitura riconoscenza. Capaccio Vecchio 29 Settembre 1943
(A cura di Antonio Ragni, cultore di storia locale)