CAPACCIO PAESTUM. Riceviamo e pubblichiamo, integralmente, la seguente nota stampa diffusa dall'Associazione politico-culturale 'Città Libera' di Capaccio Paestum, presieduta dall'arch. Luigi Delli Priscoli.
Coloro che sono stati eletti dal popolo devono avere tutti correttezza ed educazione tali da non togliere dignità all’assise pubblica. E nell’assise pubblica devono andarci sommessamente ed in punta di piedi perché sono ospiti. Sono ospiti del popolo che li ha eletti per essere rappresentato. Chi assiste al consiglio comunale non vuole e non deve guardare un film giallo fatto di sospetti, calunnie, insinuazioni. È stanco di messaggi in codice. Vuole chiarezza. Vuole i nomi. Altrimenti preferisce il silenzio. Chi assiste al consiglio comunale si aspetta di capire cosa sarà del suo territorio, della sua attività, del futuro dei suoi figli.
Non vuole il menù del giorno a base di “tortellini e brodini” vuole essere rassicurato sul fatto che i sacrifici che dovrà sopportare nei prossimi anni per pagare le rate dei mutui contratti con l’approvazione del Consiglio Comunale ne valgano la pena e che non saranno vani. Vuole sapere che le procedure sono corrette in modo da portare a termine le opere. Poco importa al cittadino delle “pose delle prime pietre”. Vuole applaudire la consegna dell’opera finita, collaudata e funzionante. E si aspetta che se un consigliere fa notare che una variante non è ancora pubblicata sul BURC il primo cittadino dia una risposta “carte alla mano”, sullo stato dei procedimenti e delle azioni poste in essere. Le rassicurazioni verbali o il silenzio sono una mancanza di rispetto non verso il consigliere ma verso i cittadini che egli rappresenta.
Chi assiste al Consiglio Comunale non vuole essere giudice dei “cambi di casacca” perché negli anni ha imparato che ci sono elementi che servirebbero a giudicare che non saranno mai noti e che, spesso, nulla hanno a che vedere con il bene comune e che vengono strumentalizzati a seconda della comodità. Chi assiste al consiglio comunale è un cittadino, in questo momento, disorientato.
Perché non capisce come mai legge sui giornali che un dirigente apicale del suo comune è interdetto dai pubblici uffici e che la funzionaria che c’era prima ora è in forze ad un comune a chilometri di distanza e vorrebbe che il primo cittadino chiarisse la situazione. Perché è in un momento di crisi e non riesce a mettere il piatto a tavola a causa di questa pandemia e vorrebbe sentire dal primo cittadino che ancora ci sono fondi che saranno distribuiti lasciandogli la dignità di scelta dei prodotti. Perché nella sua città, Capaccio Paestum, disinteressata al Covid-19 fino a poche settimane fa, all’improvviso i casi si moltiplicano di giorno in giorno e vorrebbe che il primo cittadino, nonché responsabile della sanità pubblica, lo rassicurasse con controlli triplicati, una campagna di screening sulle fasce deboli, una comunicazione meno asettica del contentino dei numeri serali, quasi dati in disprezzo delle richieste più volte fatte.
Chi assiste al consiglio comunale è disorientato perché dieci giorni fa ha letto un messaggio da “Libro Cuore” del sindaco che inneggiava alla Giornata Nazionale degli Alberi ed è costretto ad ascoltare frasi che minimizzano il taglio di “12 alberi su decine di migliaia” (sono molti di più gli alberi tagliati negli ultimi mesi anche in altre zone della città) e pensa che è come dire che si possono ammazzare 12 persone tanto sulla Terra siamo più di 7 miliardi. E sobbalza dalla sedia e si chiede cosa pensa davvero questo primo cittadino e tutta l’amministrazione, se è questa la tutela del territorio sbandierata in campagna elettorale.
Chi ascolta il consiglio comunale vorrebbe avere la certezza che chi governa la comunità in cui vive più che giustificare i mezzi per raggiungere il fine, giustifichi il comportamento scomposto poco consono ad un rappresentante di governo di una città come quella di Capaccio Paestum, primo cittadino o amministratore che sia.