CAPACCIO PAESTUM. È morto nella notte Giovanni Marandino, detto Ninuccio, ex boss salernitano della Nco residente, da anni, a Ponte Barizzo di Capaccio Paestum. Era detenuto nel carcere di Poggioreale a seguito dell’ultima indagine per usura a suo carico: ridotto alla sedia a rotelle, ha accusato un malore letale ed è deceduto all'ospedale "Cardarelli" di Napoli. Nella città dei Templi lascia la compagna Ada Di Agostino ed i figli Pasquale, Emanuell e Maria Rosaria. Con lui cala il sipario, per sempre, su tanti segreti della famigerata consorteria criminale della camorra napoletana guidata da Raffaele Cutolo, di cui Marandino fu il cassiere fidato. Nella latitanza del superboss ad Albanella, fu proprio Ninuccio a 'coprirlo'. Nell'estate del 1986, in un agguato, fu assassinato il figlio e primogenito Vincenzo Marandino, avuto dalla prima moglie.
Giovanni Marandino, 85 anni, stava male da mesi: più volte la famiglia ha fatto richiesta dei domiciliari proprio per le pessime condizioni che, giorno dopo giorno, diventavano sempre più gravi. Le perizie però richieste dal giudice di sorveglianza hanno sempre riportato che le condizioni dell'ex boss fossero adatte al regime carcerario. Dimagrito di oltre 20 chili, faceva così la spola tra la casa circondariale partenopea e il "Cardarelli": nel frattempo, è caduto e si rotto un femore (operato dopo 20 giorni), ma nonostante questo non c'è stata clemenza e non gli è stato consentito di essere curato a casa propria. Negati anche i funerali, inizialmente previsti per sabato mattina nella chiesa di Ponte Barizzo.
Così come il suo mentore Raffaele Cutolo, Giovanni Marandino appartiene senza alcun dubbio alla schiera dei cosiddetti “uomini d’onore” vecchio stampo della criminalità organizzata: come il leader e fondatore della Nuova Camorra Organizzata, infatti, zi Ninuccio non si è mai pentito, seppur ristretto, in passato, anche al 41 bis in regime di carcere duro. Pur avendo perso un figlio in un brutale agguato, non ha mai parlato né collaborato con la giustizia, portando via con sé segreti e misteri di una carriera criminale in continua ascesa ed evoluzione durata 60 anni.
Sulla morte di Marandino, Samuele Ciambriello, Garante Campano dei detenuti, ha dichiarato: “Marandino era una persona anziana con un passato con precedenti penali ma questo giustifica il fatto che da Febbraio di quest’anno sia stato fatto morire nell’assoluta solitudine senza il conforto dei familiari presso L’ospedale Cardarelli di Napoli? La tutela della salute, della vita e dell’età avanzata sono prioritarie rispetto alle misure cautelari? Io credo che è questa la domanda da porci, non solo per umanità, che negli ultimi tempi pare sia diventata merce rara, ma anche per misurare l’efficienza e l’efficacia di un sistema penale e detentivo che rimuove ogni problema trincerandosi dietro a vincoli burocratici e un gioco a rimpiattino sulle diverse competenze (Magistratura, sanità penitenziaria, periti di parte…). Da mesi, più volte interpellato dai familiari, ho seguito il caso di Giovanni in carcere e sono andato domenica scorsa a trovarlo in Ospedale al Cardarelli. Davanti a me un vecchio in fin di vita non in grado di intendere e volere. Tra l’altro in cella a Poggioreale era recentemente caduto, spezzandosi il femore, ed subendo un’operazione; non poteva nemmeno usufruire dell’ora d’aria e, considerate le sue patologie, gli era stato assegnato un piantone. Una persona anziana arrivata in carcere in autoambulanza ne esce nella bara!!!! Questo è accanimento giudiziario e altro.”