Giudiziaria
33 INDAGATI
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Cilento, truffa ‘bonus facciate’: indagine chiusa, nei guai anche Malandrino e due sacerdoti
Alfonso Stile
13 giugno 2024 16:47
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CILENTO. Chiusa l’indagine sulla maxi truffa da 12 milioni di euro, con il 'bonus facciate', nel Cilento, nel Napoletano e in Puglia. Il sostituto procuratore Antonio Pizzi della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 33 persone e 6 società nell’ambito dell’operazione ‘Facciate d’oro’ condotta, nell’ottobre del 2023, dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Agropoli, diretta dal cap. Alessandro Brongo.  

L’accusa è di truffa aggravata, tentata e consumata in concorso, per il conseguimento di erogazioni pubbliche e per aver generato, ceduto e compensato crediti d’imposta per opere edilizie fittiziamente attestate nel 2021 e 2022. Spicca il coinvolgimento del noto imprenditore cilentano Concordio Malandrino, già imputato in altri procedimenti penali quale dominus di truffe milionarie simili, a tutt’oggi ricercato dall’autorità giudiziaria. Oltre a due soggetti indicati come suoi presunti prestanome e soci occulti, nei guai sono finiti anche due sacerdoti alla guida di altrettanti istituti religiosi e conventi nel Cilento, oggetto di restauri in realtà mai realizzati per complessivi 5.7 milioni di euro. 

A carico degli indagati, residenti ad Agropoli, Perdifumo, Pollica, Castellabate e nelle province di Napoli e Lecce, le Fiamme Gialle agropolesi eseguirono già un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di conti correnti, autovetture e beni immobili per 2.5 milioni di euro, interrompendo la circolazione e compensazione di falsi crediti d’imposta, in danno dell’erario, per oltre 10 milioni.

Ad innescare le indagini le anomale operazioni finanziarie effettuate da una neo-costituita società di consulenza amministrativa che, seppur priva di personale, mezzi e qualsivoglia struttura logistico-aziendale, dopo aver variato il proprio oggetto sociale in “realizzazione di lavori di edilizia e costruzione di edifici residenziali”, ha iniziato a generare crediti d’imposta per oltre 12 milioni di euro, in favore dei committenti, a fronte di lavori edilizi ‘fantasma’ come riscontrato, sul posto, da finanzieri e tecnici comunali.

Secondo l’ipotesi investigativa, la documentazione necessaria per accedere all’incentivo, con l’opzione dello sconto in fattura e cessione del credito, veniva artatamente predisposta anche attraverso l’ausilio di ingegneri e geometri compiacenti, nonché con la consapevole partecipazione dei destinatari dei lavori, tutti allo stato indagati: avranno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive a propria discolpa o farsi interrogare dal pubblico ministero, il quale poi dovrà decidere, per ciascuno, se chiedere al gip il rinvio a giudizio o l’archiviazione. Per tutti vige la presunzione d’innocenza fino ad eventuale sentenza penale definitiva e irrevocabile.



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