Attualità
Marta aveva in pugno l'Utc e minacciò Greco: "Ti arresto se non mi dai le carte" (ESCLUSIVA STILETV)
Alfonso Stile
11 gennaio 2013 09:24
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CAPACCIO. Una lite furibonda, culminata con un’eloquente minaccia di Marta Santoro: “O mi dai le carte o ti arresto”. È quella scoppiata tra l’ex comandante della Forestale di Foce Sele e l’ing. Carmine Greco, all’epoca dei fatti responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Capaccio. Il clamoroso episodio, emerso dalle indagini effettuate dalla procura di Salerno, tuttora in corso ad ampio raggio, figura tra quelli che più avrebbero suscitato l’attenzione del pm Maurizio Cardea, titolare dell’inchiesta sul sistema di mazzette imbastito dalla Santoro, avendo trovato conferma ed ammissione, seppur tra versioni contrastanti ed accuse reciproche, sia negl’interrogatori sostenuti dall’ex sottufficiale che nelle dichiarazioni rese dallo stesso Greco, ascoltato dagli inquirenti per ben due volte (il 3 ottobre, giorno dell’arresto della Santoro, ed il 13 ottobre 2012).

LA SANTORO AVEVA IN PUGNO L’UFFICIO TECNICO DEL COMUNE DI CAPACCIO
Siamo verso la fine del 2007, tempi in cui la Santoro inizia ad essere sempre più nota e temuta, ovunque, per i modi alquanto rigidi che adotta nell’esercizio delle sue funzioni, soprattutto in materia di abusivismo edilizio. Contestualmente, diventano stranamente sempre più frequenti le sue visite all’utc del municipio di Capaccio Capoluogo per visionare o acquisire atti in qualità di pubblico ufficiale: la Santoro aveva praticamente libero accesso a pratiche ed archivi, che spulciava indisturbata, portandosi anche via faldoni che le interessavano per poi renderli dopo qualche giorno. Non solo: è emerso che comandava ‘a bacchetta’ diversi tecnici e responsabili vari, di cui richiedeva spesso l’intervento durante i suoi controlli e disponendone, a proprio piacimento, ogni qual volta ne aveva bisogno nelle sue controverse operazioni di sequestro. Un potere incredibile quanto sconcertante, esercitato per anni e più volte in palese abuso d’ufficio, come confermato in maniera inequivocabile da numerose denunce in mano agli inquirenti, con riscontri incrociati e testimonianze dirette, che nella quasi totalità descrivono come 'arrogante ed intimidatorio' l’atteggiamento dell’ex sovrintendente anche nei confronti dei tecnici che effettuavano i rilievi, da lei disposti, in tante operazioni della Forestale.

LE MANETTE SVENTOLATE “IN FACCIA” A GRECO
Un disinvolto modo di fare in divisa che, un giorno, finisce con l’urtare l’ing. Greco. Non è chiaro perché e fino a che punto, tra scuse varie ed inviti a ripassare, il responsabile dell’utc intralci o meno il lavoro del comandante della Forestale: fatto sta che i due arrivano ai ferri corti. Allora la Santoro gli consiglia di ‘mettersi a disposizione’, iniziando a vantarsi di avere 'amicizie importanti' ai vertici dell’Amministrazione comunale e in procura; ma Greco non si piega ed ordina di far protocollare ogni sua richiesta di accesso agli atti. Non solo: dispone che tali richieste, per conoscenza, vengano inviate anche in procura a Salerno, sia alla cancelleria che ad un magistrato di cui la Santoro millanta, a più riprese, la conoscenza personale. È la goccia che fa traboccare il vaso.
Il giorno dopo, Marta irrompe spavalda nell’utc, spalanca la porta, pretende la consegna immediata di una pratica edilizia e quando s’imbatte in Greco, sbotta furiosa: “Come ti sei permesso di scrivere alla procura?”. Tra l’ex comandante e l’ingegnere volano parole grosse, offese, e tra i “tu non sai chi sono io” e “a me non me ne fotte proprio chi conosci tu”, le urla dei due bucano i muri ed attirano l’attenzione di molti dipendenti. La Santoro, inferocita, tira allora fuori le manette e, brandendole platealmente davanti a tutti, minaccia Greco: “Ingegnè, tu allora non hai capito: o mi dai le carte o ti arresto stamattina”. Un gesto che lascia tutti di stucco, ma non l’ingegnere, che replica a muso duro: “Allora arrestami, mo però, sennò ci vado proprio adesso in procura e vediamo come finisce sta storia”. La reazione sorprende Marta, che si ritira di buon grado al piano di sopra del municipio del Capoluogo, confabulando con diversi amministratori. Dopo circa un’ora, riscende per andare via ma prima passa di nuovo all’utc e, stavolta con un atteggiamento remissivo, chiede scusa a Greco per avergli sventolato le manette in faccia, affermando di essersi “troppo offesa” avendo inteso come un grave affronto alla sua autorità di pubblico ufficiale l’invio delle sue richieste, per conoscenza, alla procura di Salerno. Tra i due si addiviene ad una tregua, ma da quel momento in poi, Marta Santoro e Carmine Greco non si parleranno più, tenendosi a debita distanza l’una dall’altro.

(ESCLUSIVA STILETV)



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