CASAL DI PRINCIPE. I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Caserta hanno dato esecuzione ad un'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord, su richiesta della locale Procura della Repubblica, che ha disposto la misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nonché la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali, a carico di un imprenditore agricolo di Casal di Principe. L'indagato è gravemente indiziato del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ai danni di quattro lavoratori extracomunitari, privi del permesso di soggiorno, impiegati su fondi agricoli ubicati nel comune di Casal di Principe.
Le indagini, svolte anche attraverso gli esiti dell'attività di controllo eseguita presso l'azienda agricola dell'indagato e l'escussione dei lavoratori migranti, hanno fatto emergere la sussistenza dell'ipotesi del reato di cui all'art. 603 bis c.p., in relazione all'impiego di manodopera in condizioni di sfruttamento, unitamente ad ulteriori violazioni della normativa di cui al T.U. 81/08. In particolare, dall'attività investigativa è emersa la sottoposizione di più lavoratori stranieri a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno. Gli stessi ricevevano come corresponsione una retribuzione palesemente difforme da quella prevista dai contratti collettivi nazionali e territoriali e, comunque, assolutamente sproporzionata rispetto alla qualità e quantità di lavoro impiegato.
Veniva accertata, inoltre, la violazione reiterata della normativa di lavoro prevista rispetto all'orario di lavoro, ai periodi di riposo e al riposo settimanale, nonché la violazione della normativa in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro. In alcuni casi, i lavoratori dimoravano in alloggi degradanti. Nello specifico, l'attività investigativa svolta consentiva di accertare come i predetti lavoratori fossero entrati in Italia a fronte del pagamento di ingenti somme di denaro in favore di trafficanti stranieri, con la promessa di un impiego sicuro e di ottenere il permesso di soggiorno.
Una volta collocati presso il datore di lavoro, costoro sono stati impiegati in condizioni di sfruttamento lavorativo, ricevendo misere e saltuarie retribuzioni, obbligati a lavorare anche 10-11 ore al giorno, senza riposo settimanale o ferie. I lavoratori dovevano provvedere, tra l'altro, con le loro scarse risorse, oltre al proprio, anche al sostentamento dei relativi familiari nei Paesi d'origine, ragione per cui sono stati costretti ad accettare condizioni lavorative particolarmente svantaggiose, non avendo altri redditi o mezzi di sostentamento éd essendo anche sprovvisti di regolare permesso di soggiorno sul territorio nazionale e privi di documenti.
Alcuni lavoratori risultavano alloggiare o aver alloggiato all'interno della azienda agricola ispezionata, in un container fatiscente, sprovvisto di energia elettrica ed acqua corrente. I braccianti agricoli si mostravano stanchi, prostrati dal lavoro, privi di sorveglianza sanitaria o altre tutele, continuamente sottoposti dal datore di lavoro a patire gravose ed avvilenti condizioni di impiego, in stato di assoggettamento nei confronti dell'intermediario che li aveva reclutati, nonché del datore di lavoro medesimo, nei cui confronti è stata oggi eseguita la misura cautelare. A quest'ultimo, tra l'altro, dovevano rendere conto in caso di allontanamento dall'azienda, patendo una vera e propria coartazione alla propria libertà di movimento. I lavoratori, dopo l'intervento delle Autorità intervenute, sono stati collocati in protezione, a tutela della loro dignità e libertà individuale. L'evidente sussistenza di un fondato pericolo di reiterazione delle condotte ha imposto, pertanto, l'adozione del presidio cautelare sopra menzionato.
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