CAPACCIO PAESTUM. Con dispositivo di sentenza, depositato in data 17.07.2024, nell’ambito del processo relativo alla 'Operazione Kossa' ai danni della 'ndrangheta calabrese, la Corte d’appello di Catanzaro assolveva definitivamente l’avv. Giuseppe Bisantis di Capaccio Paestum (nella foto) anche dal reato di favoreggiamento reale, così riqualificato in sede di abbreviato, “perché il fatto non sussiste”, riservando il deposito della motivazione in giorni 90 (termine ulteriormente prorogato). L'indagine fu condotta dalla Polizia della questura di Cosenza nel febbraio del 2021 su delega della DDA di Catanzaro, all'epoca guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri.
Con il deposito della motivazione avvenuto pochi giorni fa, i giudici, aderendo alla tesi difensiva, chiariscono definitivamente che l’avv. Bisantis, nella vicenda che lo ha travolto con accuse infamanti, si è meramente limitato a svolgere la propria professione di avvocato. Spiega il Collegio, infatti, che l’attività del legale salernitano è consistita nel dare seguito ad un incarico professionale ricevuto, di natura civile, per il quale era stato anche adeguatamente retribuito da uno dei coimputati, così agendo per conseguire un profitto “proprio” e non per “favorire” altri. Precisa, infine, la Corte che al medesimo neppure appare ascrivibile il reato di truffa, pure ipotizzato, giacché, come ampiamente illustrato dalla difesa, la condotta attribuita al Bisantis veniva inequivocabilmente collocata in un segmento temporale successivo alla consumazione di detto delitto, talché deve escludersi anche l’ipotesi di concorso nel relativo reato.
Nel corso del procedimento, la Corte di Cassazione, all’uopo investita, ha censurato in maniera tranciante l’errore della Procura di Catanzaro, laddove ha posto nel nulla le intercettazioni, che includevano un colloquio tra il professionista e il cliente finalizzato all’(eventuale) conseguimento del relativo mandato professionale, sulle quali è stata eretta la grave accusa al professionista.
La Corte di merito ha assolto definitivamente l’avvocato capaccese Bisantis, con ampia formula liberatoria, “perché il fatto non sussiste”, al netto dei gravi danni inferti alla reputazione del legale, sui quali il professionista si riserva di agire per la tutela della propria immagine e per ingiusta detenzione, chiedendo un maxi risarcimento in sede civile. Bisantis, infatti, fu sottoposto prima agli arresti domiciliari e poi all'obbligo di firma, tornando in libertà 7 mesi dopo, nel settembre 2021, a seguito di sentenza della Cassazione, che accolse il ricorso di Bisantis avverso la decisione del Riesame di confermare i domiciliari, evidenziando la mancanza di prove reali di collusione dello stesso con gli affari delle ‘ndrine.
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