CAPACCIO PAESTUM. Scambio elettorale politico-mafioso a Capaccio Paestum in occasione delle Amministrative del 2019. Scena muta dei capaccesi Squecco, Bernardi e Pecora nel corso degli interrogatori di garanzia, svoltisi questa mattina.
Il principale indagato nell’inchiesta della DDA di Salerno, il pregiudicato Roberto Squecco, si è infatti avvalso della facoltà di non rispondere, così come il vigile urbano Antonio Bernardi: entrambi ristretti nel carcere di Fuorni, non hanno rilasciato dichiarazioni né fornito chiarimenti, in ordine alle rispettive posizioni, al gip Annamaria Ferraiolo del Tribunale di Salerno ed ai pm Elena Guarino e Carlo Rinaldi, collegati in remoto da Salerno alla presenza dei legali difensori Mario Turi e Guglielmo Scarlato, i quali hanno preannunziato che non ricorreranno al Riesame per chiedere la revoca o l’attenuazione della misura cautelare in carcere per i loro assistiti.
Presente in aula stamane, invece, il dipendente comunale e custode del cimitero al Capoluogo, Michele Pecora: assistito dall’avv. Anna Rocco, anche lui si è avvalso della facoltà di non rispondere né ricorrerà, al Riesame, per chiedere la revoca dei domiciliari. Domani mattina presso la cittadella giudiziaria di Salerno, infine, sono fissati gli interrogatori di Stefania Nobili, Franco Alfieri e Maria Rosaria Picariello, questi ultimi assistiti dagli avvocati Domenicantonio D'Alessandro, Agostino De Caro e Marco Nigro.
Nello specifico Squecco, Bernardi e Pecora sono accusati di associazione mafiosa (art. 416 bis), tentata estorsione e rapina aggravate dal metodo mafioso. L'imprenditore risponde anche di scambio elettorale politico-mafioso e di aver ordito un attentato dinamitardo, ai danni di Franco Alfieri, in combutta con alcuni pregiudicati di Baronissi, finiti anch'essi in carcere: secondo le indagini della DIA, avrebbe fornito all’allora aspirante sindaco Alfieri un’intera lista elettorale, facendo candidare finanche la moglie, Stefania Nobili, in cambio della promessa di non abbattere il lido Kennedy, interessato da provvedimenti ablatori e di proprietà del pregiudicato. Bernardi e Pecora, in qualità di suoi sodali e prestanome, avrebbero recapitato messaggi minatori e minacce di morte direttamente ad Alfieri, e per il tramite dell’allora assessore Picariello, quando lo stabilimento balneare fu abbattuto.
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