CAPACCIO PAESTUM. Crolli nella chiesa di San Vito a Capaccio Scalo. Sigilli all’abside da parte dei vigili del fuoco (nella foto) per tutelare l’incolumità dei fedeli, dispiaciuti ma anche irritati per il ritardo nei lavori di restyling da parte della CEI, stoppati dai ricorsi al Tar da parte di privati. Decine le foto e segnalazioni inviate dai fedeli alla nostra redazione, corredate da commenti durissimi in merito alla controversia legale che ha fermato, di fatto, il progetto della Diocesi, coinvolgendo il Comune e l'ex parlamentare e sindaco Gaetano Fasolino, residente a pochi passi dal parco 'La Collinetta' che costeggia la chiesa, autore di un articolato ricorso inerente la legittimità della donazione di alcune aree comunali in favore della parrocchia. Affranto il parroco, don Donato Orlando, che ai nostri microfoni spiega la situazione, lasciandosi andare ad un lungo ed amarissimo sfogo, lanciando un accorato appello affinché i lavori possano finalmente iniziare, per regalare alla comunità una struttura religiosa moderna e sicura.
Don Donato Orlando, la chiesa di San Vito in Piazza Santini presenta delle criticità strutturali. Come stanno le cose? “I vigili del fuoco hanno ispezionato tutta la struttura, purtroppo proprio sopra l’altare ci sono delle infiltrazioni d’acqua piovana e lesioni all’abside, sia nelle pareti che nelle parti lignee, quest’ultime interessate anche dai tarli, tant’è vero che questo inverno, ogni volta che ha piovuto, abbiamo dovuto asciugare l’acqua caduta sul presbiterio. Si tratta di calcestruzzo degli anni Cinquanta che si gonfia con l’acqua, come ci hanno spiegato: una situazione che c’impone di tutelare chi frequenta la nostra chiesa, dove possiamo continuare a celebrare la Santa Messa anche se in queste condizioni”.
Tutto questo mentre il progetto di riqualificazione dell’intero complesso parrocchiale è fermo… “L’iter del progetto, bellissimo, è arrivato alla fine di tutti i passaggi previsti e comprende anche l’ampliamento dell’attuale chiesa. Approvata la variante al vigente piano regolatore per procedere, è arrivato anche il parere favorevole della Soprintendenza, visto che la nuova chiesa manterrà l’architettura storica attuale. Anche il permesso a costruire è pronto sul Comune e si potevano iniziare i lavori, ma ci sono stati dei ricorsi privati e la diocesi, in via cautelare, ha sospeso tutto l’iter in attesa delle relative sentenze. La prima è attesa per novembre prossimo: aspettiamo speranzosi cosa deciderà il Consiglio di Stato sul passaggio dei terreni tra il Comune e la parrocchia in diritto di superficie, non in diritto di proprietà”.
Ci ricorda cosa prevede, nel dettaglio? “Ripeto, un progetto bellissimo all’altezza della nostra Capaccio Paestum e delle esigenze della comunità: la chiesa passerebbe da 220 a 350 posti con aria condizionata, visto che d’estate fa troppo caldo e specie per gli anziani diventa faticoso seguire le funzioni; previsti inoltre una sacrestia, un ufficio, 10 aule catechistiche su due livelli con rispettivi servizi, un salone polifunzionale di 200 mq con sovrastante casa canonica per ospitare tutti i sacerdoti capaccesi, un ascensore per i diversamente abili per accedere agli ambienti dedicati ai bambini, perché la CEI prevede, per le nuove chiese, idonei ambienti per la catechesi e per la pastorale dei giovani”.
C’è qualcosa che la disturba e dispiace, in tutto ciò? “Sicuramente il fatto che qualcuno voglia insegnarci come costruire una chiesa… Si tratta di progetti varati da esperti, nel rispetto delle normative più attuali, non sono certo io a redigerli… È la Chiesa che, nella sua sapienza, ci indica come costruire una chiesa o una basilica a Milano, a Napoli e dappertutto, perché il criterio nazionale è unico e vale anche per la nostra città; io sono qui da 27 anni, conosco le esigenze di tutti comprese le mie, visto che celebro in questa chiesa sprovvista anche di servizi igienici… basterebbe questo, ma non c’è nemmeno uno spazio per una scrivania, una saletta d’attesa, una stanza dove parlare in privacy con i fedeli, che ricevo appoggiato con la schiena al bancone dove mi vesto per la Santa Messa: li confesso cercando di dare loro una direzione spirituale, un consiglio, ma tutto stando in piedi, perché non abbiamo neppure lo spazio per sederci; se devo fare loro un certificato, o fare catechismo o semplicemente ricevere qualcuno, devo uscire da questa struttura e devo andare in un’altra struttura, perché tra loro non sono collegate. Perché qualcuno ci vuole obbligare a vivere questo tipo di vita… senza venire mai in chiesa, senza parlare mai col parroco, criticando senza conoscere i disagi e le necessità di chi frequenta la parrocchia tutti i giorni? Siamo stanchi di sentirci dire come vivere la nostra chiesa, costringendoci ad andare avanti in queste condizioni!".
Vuole mandare un messaggio alla comunità capaccese? “Approfitto volentieri, anzi guardo proprio nell’obiettivo della vostra telecamera per rivolgermi direttamente a tutte le persone che guardano la vostra televisione, affinché s’interroghino nella propria coscienza, per dire a qualcuno: ma è veramente il caso di continuare ad imporci la loro idea a discapito di migliaia di altri concittadini? Stiamo parlando di un bene pubblico, perché lo chiamano bene privato? Perché dicono che questo bene è di una persona fisica? È di una comunità! Io sono un pellegrino, lei viene oggi, mi trova. Se viene domani, potrebbe anche non trovarmi. Potrebbe trovare un altro al posto mio, che fa le stesse funzioni, io sono di passaggio, non posso intestarmi niente! È intestato tutto alla parrocchia San Vito, ente diverso dalla diocesi di Vallo della Lucania, che non vuole costruire per sé, ma per i capaccesi, il 99% dei quali sono battezzati”.
Don Donato, le sue parole sono intrise di amarezza… “È una situazione davvero molto delicata, che richiede tanto sacrificio, tanta pazienza. Dio solo sa quanto prego in silenzio. Adesso parlo, ecco così… approfonditamente e pubblicamente. Però per anni sono stato in silenzio, ho subito, ascoltato, accettato, ho lasciato correre, per non turbare la pace di una comunità, perché si viene in chiesa per stare in pace... Quando faccio queste comunicazioni ai fedeli durante la Messa, perché mi chiedono continuamente perché non partono i lavori, li vedo che sono turbati, non sono sereni nel rifugiarsi nel Signore nella sua casa. Perdonate lo sfogo, ma soffro quando la gente mi dice: don Donato, nemmeno in chiesa possiamo stare più in pace…”.
Il suo appello finale? “Lasciateci vivere la nostra chiesa, lasciate che la nostra parrocchia possa essere adeguata ai tempi, lasciateci vivere il futuro, lasciate avvicinare i giovani ad una chiesa accogliente e spaziosa, non spegnete le speranze che tanti hanno in questa nuova costruzione”.