CAPACCIO PAESTUM. Il Maestro Giuseppe Acone, noto per la sua versatilità come pittore, regista e autore, pubblica il suo secondo libro dal titolo “Femina (Ig)nobilis”, con la prefazione del filosofo Diego Fusaro. Un nuovo tassello si aggiunge alla sua poliedrica carriera artistica e intellettuale. Il maestro Acone è, infatti, impegnato da sempre in attività che vanno dal cinema underground e quasi sempre indipendente, fino al teatro, approdando poi alla scrittura e alla pittura. Giuseppe Acone è appunto pittore, regista, scrittore e attore, risiede a Capaccio-Paestum ed esercita le suddette attività nel suo "Laboratorio Artistico Giuseppe Acone", sito nel centro storico di Capaccio Capoluogo.
Nato a Eboli (Sa) nel 1970, ha portato in scena, come attore e regista, opere di Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo, Oscar Wilde, William Shakespeare, Ettore Petrolini. Ha realizzato cortometraggi e lungometraggi passati in noti festival nazionali e internazionali (un suo corto fu trasmesso da RAI TRE nella nota trasmissione notturna FUORI ORARIO).
Ha poi, come pittore, allestito numerose esposizioni personali sia in ambito regionale che nazionale, ricevendo numerosi premi. L’artista è presente con tre opere anche nell’Annuario Internazionale di Arte Contemporanea 2020, edito da Mondadori, con critica di Vittorio Sgarbi e Philippe Daverio. Giuseppe Acone è altresì autore di testi teatrali (è anche autore SIAE).
Femina (Ig)nobilis, secondo libro scritto da Acone, è una raccolta di racconti che unisce narrativa e filosofia, immaginazione e realtà. Un martello conficcato in un cranio, vecchi che tornano giovani in sella a una bicicletta, amori che nascono da dieci minuti di silenzio, ordigni indecifrabili che si confondono con la vita: in queste storie nulla è come appare.
Giuseppe Acone rompe gli schemi della narrativa contemporanea con uno stile radicale e sorprendente, capace di trasformare episodi quotidiani in parabole universali e situazioni assurde in riflessioni profonde sull’esistenza.
“Detti racconti – commenta Acone - hanno in comune la descrizione di uno “sguardo” famelico e ingannevole. Uno sguardo quasi sempre insufficiente a registrare la realtà. Una realtà che addirittura si ritrae e che muta non appena si ha la sensazione di coglierla. Un ‘vedere’, dunque, che quasi schernisce colui o colei che guarda. La fallacità e la caducità del vedere, è quel che accomuna i vari racconti (ivi compresi quelli in forma dialogica). Altresì ‘il paradosso’ accomuna detti racconti (racconti che chiamo per l’appunto: ‘Cronache dello Sguardo’). Potrei anche descrivere l’opera come uno sguardo sui segreti più intimi dell’animo umano. Quelli che non sempre si dicono, ma che agiscono in tutta la loro forza dirompente”.
Il libro si apre con la prefazione del noto filosofo Diego Fusaro, che introduce il lettore ai temi centrali dell’opera con uno sguardo critico e appassionato. Fusaro insegna filosofia presso l’Istituto Alti Studi Strategici e Politici di Milano ed è tra i membri del progetto “Eticonomia”. Si considera allievo indipendente di Hegel e Marx. Autore di numerosi libri, è il fondatore del progetto “La filosofia e i suoi eroi”. “I racconti di Giuseppe Acone che il lettore si accinge a leggere sono decisamente fuori dal comune: si distanziano notevolmente da tutto ciò che oggi viene scritto e letto – afferma Fusaro - E ciò è indubbiamente un bene: nulla di più positivo, infatti, che spezzare le maglie dell'unificazione planetaria. D'altro canto, viviamo nel tempo del conformismo globale e senza confini: ed esso investe anche l'ambito letterario, determinando una vera e propria letteratura unidimensionale, per dirla à la Marcuse. Ognuno scrive come si scrive e legge come si legge, nel trionfo del neutro impersonale e omologato. Mai come oggi si sono scritti tanti romanzi. E mai come oggi i romanzi scritti sono stati tanto simili tra loro, a tal punto da risultare quasi sovrapponibili se non nelle vicende narrate, sicuramente nel modo in cui vengono tratteggiate e immaginate. La raccolta di racconti composta da Giuseppe Acone, come dicevo, spezza fecondamente la coltre del conformismo oggi egemonico e propone al lettore un esercizio di pensiero critico e di letteratura controcorrente: in ciò, è magnificamente "inattuale", nell'accezione assegnata da Nietzsche a questo termine, vale a dire disallineato rispetto al proprio orizzonte storico e alle sue mode. Ogni racconto chiede di essere letto e riletto, meditato e rimeditato, dacché porta con sé un volume di senso che deve essere gradualmente disvelato e che tutto è fuorché immediato. Non è dunque letteratura di consumo facile per spiriti deboli: tutt'al contrario, si tratta di un ambizioso tentativo di pensare mediante la letteratura e, insieme, di far pensare il lettore, innalzandolo al di sopra dell'immediatezza quotidiana e della inerzialità delle cose così come si presentano prima facie”.
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