Cronaca
LE INDAGINI DEL NAS
LE INDAGINI DEL NAS
Truffe e frode nella gestione centri di accoglienza per migranti: 5 arresti nel Salernitano
Comunicato Stampa
01 ottobre 2025 09:21
Eye
  1965

PISTOIA. Nella prima mattinata del 1° ottobre 2025, in Mercato San Severino (SA), Roccapiemonte (SA) e Castel San Giorgio (SA), i militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze, con l'ausilio del personale del Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno, hanno eseguito un'ordinanza applicativa di misure cautelari personali a carico di cinque indagati, nonché una misura reale con sequestro preventivo di beni nei confronti di una società operante nel settore dell'accoglienza dei migranti sul territorio Italiano, avente sede legale in Castel San Giorgio (SA).

I soggetti destinatari sono gravemente indiziati - a seconda delle loro diverse posizioni e partecipazioni soggettive, a seguire meglio specificate - in concorso tra loro, dei delitti di concussione nei confronti di soggetti richiedenti asilo sul territorio, frode nelle pubbliche forniture, nonché plurimi episodi di truffa aggravata in danno dello Stato e numerose false attestazioni in atti pubblici.

In particolare, sono state disposte ed eseguite, in data odierna:

n. 1 misura cautelare applicativa della custodia in carcere nei confronti di:

-  un 47enne di Castel San Giorgio, amministratore di fatto di una Società Cooperativa, avente sede in Castel San Giorgio (SA);

n. 4 misure cautelari applicative degli arresti domiciliari nei confronti di:

- una 45enne di Castel San Giorgio, amministratore della Società Cooperativa Sociale;

-  una 47enne di Roccapiemonte, professionista collaboratrice della citata società;

- una 37enne di Mercato San Severino, professionista collaboratrice della citata società ;

- un 58enne di Castel San Giorgio, collaboratore della citata società.

 sequestro preventivo in via diretta del profitto dei reati contestati a carico della Società Cooperativa Sociale (ai sensi del D. Lgl231/01, che disciplina la responsabilità penale degli Enti), avente sede in Castel San Giorgio (SA), per una somma complessiva di euro 720.579,87.

Le indagini hanno avuto origine nel dicembre 2023, allorquando, d'intesa con i militari del Comando Provinciale di Pistoia, il Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze effettuava un accesso ispettivo presso il Centro di Accoglienza Straordinario per richiedenti asilo (in seguito, per brevità, indicato come "CAS") denominato ex "Hotel Giardini", sito in San Marcello Piteglio (PT), ove erano state segnalate presunte irregolarità igienico-sanitarie. In tale contesto gli operanti rilevavano effettivamente gravissime carenze dal punto di vista igienico-sanitario, dovute ad una totale incuria degli ambienti ove erano ospitati i richiedenti asilo, riscontrando la presenza di sporcizia diffusa, liquami, muffe ed incrostazioni pregresse, nonchè pessime condizioni abitative e di sicurezza, in grado di rappresentare pericolo per la salute e la sicurezza degli ospiti, oltre che per la salute pubblica.

In data 19.12.23 la Prefettura di Pistoia disponeva, previa autorizzazione del Ministero dell'Interno, lo sgombero del centro (in quel periodo gestito da un'altra società, diversa rispetto a quella raggiunta dall'odierno provvedimento), con conseguente ricollocazione degli ospiti nelle altre province del territorio regionale. All'esito dell'ispezione ed alla luce delle gravissime irregolarità riscontrate, gli operanti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Pistoia provvedevano ad eseguire una serie di verifiche dal punto di vista amministrativo-gestionale. Veniva pertanto avviata un'attività strutturata, nel corso della quale sono state preliminarmente verbalizzate le dichiarazioni degli ospiti della struttura di San Marcello Piteglio, che tracciavano un quadro allarmante delle condizioni di vita alf interno del CAS.

Nelle dichiarazioni fornite, in particolar modo circa la gestione da parte della società (pertanto dall'01.08.2021, al 31.07.23), si faceva riferimento ad una (quasi) totale assenza di fornifura di beni e servrzi, con una sorta di "abbandono" dei richiedenti asilo, ospitati in una struttura sprovvista di riscaldamento e acqua calda, oltre che, in talune circostanze, anche di energia elettrica.

Dall'analisi della documentazione progressivamente acquisita, ed in particolare dalla consultazione dell'originaria convenzione stipulata tra la Prefettura di Pistoia e la società, emergeva che la ditta aggiudicataria del servizio avrebbe dovuto svolgere tutta una serie di attività in materia di: assistenza generica alla persona (fornitura di cibi, alimenti, bevande, abbigliamento), assistenza sanitaria, servizio di mediazione linguistico-culturale con Ia copertura delle principali lingue parlate dagli ospiti stranieri, un servizio di informativa legale per seguire i richiedenti asilo nelle pratiche burocratiche relative alla loro permanenza sul territorio nazionale,l'alfabetizzazione ed il sostegno psicologico, nonché la fornitura del cd "pocketmoney", ossia una sofiuna in denaro pari a € 2,5 al giorno, da corrispondere a ciascun ospite in base al numero di giorni di presenza al CAS. Nel periodo in esame la totalità degli ospiti dichiarava di non aver (quasi) mai ricevuto iI pocket money e, all'esito di un controllo documentale, risultava che in (quasi) un triennio di gestione, il pocket money era stato erogato solo per alcune mensilità e soltanto a favore di alcuni soggetti.

In realtà, in merito all'erogazione dei servizi,la quasi totalità degli ospiti riferiva:-

- di aver ricevuto solo sporadiche lezioni di lingua italiana, ma di non aver ottenuto alcun materiale per l'apprendimento della lingua, tant'è che alcuni, per sopperire, si recavano in autonomia presso Ia biblioteca comunale di San Marcello Piteglio (pT);

- di non aver ottenuto le informazioni legali sulla normativa concernente l'immigrazione e la protezione internazionale.

 Gli ospiti avrebbero dovuto inoltre ricevere un servizio di assistenza sociale finalizzato alla valutazione delle situazioni personali che evidentemente, anche alla luce del generalizzato malessere evidenziato da tutti gli ospiti della struttura, non è mai stato realmente garantito. Analoga circostanza è risultata per il servizio di assistenza psicologica: nelle previste relazioni mensili della società, la psicologa  citava più colloqui singoli e di gruppo con i richiedenti asilo, circostanze in realtà non verificatesi, come rilevabile anche dalle dichiarazioni rese dai richiedenti asilo, i quati per l'appunto negavano di aver mai ricevuto questo tipo di supporto.

Era prevista in convenzione la fornitura di un servizio di assistenza sanitaria (complementare rispetto alle prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale) ed anche rispetto a tale servizio i gestori risultavano totalmente inadempienti, gli ospiti infatti riferivano di non aver ricevuto alcuna visita medica all' ingresso in struttura,né i farmaci di cui avevano necessità, essendogli stati prescrittigli presso i presidi di pronto soccorso, ove, per urgenze, si erano dovuti recare anche autonomamente. Risultano documentati più casi di ospiti con seri problemi epidermici che, con alta probabilità, erano riconducibili alle pessime condizioni igienico sanitarie della struttura.

A fronte di tale quadro, la società attestava alla Prefettura di Pistoia, con conseguente richiesta di pagamento del servizio, molteplici prestazioni che non venivano mai eseguite; i professionisti indicati per tali attività certificavano, in varie occasioni, la loro presenza presso il CAS di San Marcello Piteglio (PT), sebbene l'analisi del traffico telefonico delle utenze da loro utilizzata li collocasse in altra regione, pertanto in contesti assolutamente incompatibili con la presenza presso il CAS, o addirittura risultavano impegnati in concomitanti servizi presso altri CAS gestiti dalla società sul territorio nazionale, il tutto a riscontro di quanto genuinamente dichiarato dai richiedenti asilo. La pg operante procedeva pertanto ad un'attenta verifica delle presenze degli operatori della società all'interno del CAS, riscontrando in particolare plurimi episodi di truffa aggravata in danno dello Stato e connessi falsi ideologici.

Le gravi carenze di gestione del CAS portavano i richiedenti asilo ad avanzare ripetute proteste, a fronte di tali evenienze la risposta dei gestori era oppositiva, tanto che gli ospiti venivano lasciati finanche privi di generi alimentari essenziali, ricevendo supporto da alcuni cittadini che gli avevano (gratuitamente) procurato cibo e fornito beni di prima necessità. A tali proteste sono seguiti alcuni episodi di concussione posti in essere da dipendenti e collaboratori della società i, quali, a fronte delle plurime rimostranze dei richiedenti asilo (che rivendicavano -almeno- Ia fornitura di un servizio minimo, ed in primis del vitto), Ii minacciavano ripetutamente, costringendoli ad apporre le firme sui "fogli presenza" in maniera che attestassero la regolare fornitura del servizio, riferendo che in caso contrario sarebbero stati espulsi dal centro e comunque non gli avrebbero fornito nemmeno le (scarse) derrate alimentari, evenienza puntualmente verificatasi, atteso che alcuni soggetti riferivano di essere rimasti fino a dieci giorni senza cibo per non aver apposto la firma sui menzionati registri.

In tale quadro, stante la gravità delle dichiarazioni rese, venivano effettuati degli ulteriori approfondimenti sugli assetti delle società, rilevando in particolare che la società risultava gestire (o aver gestito) degli altri CAS sul territorio nazionale, in particolare (anche) nelle province di Salerno, Avellino, Pavia e Arezzo. Sulla base di ulteriori e gravi elementi acquisiti, veniva avviata una manovra investigativa supportata da intercettazioni telefoniche, analisi tabulati di traffico ed acquisizione di una copiosa documentazione relativa alla gestione dei Centri di Accoglienza presso le citate Prefetture.

Lo sviluppo delle indagini consentiva di comprendere che la società , il cui rappresentante legale risultava essere una  donna era di fatto gestita - in toto- dal marito di quest'ultima. A quest'ultimo infatti era demandata: la gestione dei vari operatori e dei professionisti collegati alla società ;l'adozione delle decisioni operative da assumere per l'andamento dei vari CAS; la determinazione delle spese da affrontare nelle strutture (dalla logistica ai generi alimentari) nonché l' individuazione di nuove strutture da destinare a centri d'accoglienza su tutto il territorio nazionale. Nell'ambito del procedimento penale sono stati indagati e raggiunti dalla misura cautelare, anche dei collaboratori della società: praticamente delle factotum della società, sebbene fossero inquadrate, nell'assetto organizzativo di vari CAS,la prima (principalmente) come assistente sociale e la seconda (principalmente) come psicologa.

Durante l'attività investigativa emergeva che anche negli altri CAS (oltre quello di San Marcello Piteglio - PT) gestiti dalla società (alcuni anche per Minori Stranieri Non Accompagnati -MSNA) ed attivi nelle province di:

Pavia:-

due CAS in Montu Beccaria (PV);

due CAS Santa in Maria della Versa (PV);

un CAS in Pavia;

 Salerno:

due CAS (uno dei quali per MSNA) in Castel San Giorgio (SA);

 un CAS in Orria (SA);

 un CAS in Ascea (SA);

 un CAS in Casalbuono (SA);

 un CAS in Felitto (SA).

 Avellino:

 tre CAS (uno dei quali per MSNA) in Savignano Irpino (AV);

 un CAS in Grottolella (AV);

 un CAS in Montoro (AV);

 due CAS in Atripalda (AV);

 Arezzo:- 

un CAS Foiano della Chiana (AR)

Anche presso tali ulteriori strutture il metodo gestionale era il medesimo, soprattutto in relazione alle forniture alimentari; sono state infatti intercettate molteplici conversazioni tra operatori della società, o tra questi ultimi ed i richiedenti asilo, nelle quali venivano effettuati degli espliciti riferimenti all'assenza di cibo, anche per più giorni consecutivi, alle pessime  situazioni riguardanti Ie strutture, alla conseguente carenza di igiene ed al completo "abbandono" dei richiedenti asilo. Alla luce del quadro emerso, i militari del NAS di Firenze hanno acquisito la documentazione presentata dalla società anche presso le Prefetture di Avellino, Salerno, Arezzo e Pavia (che hanno fornito una valida collaborazione agli inquirenti), ove insistevano gli altri CAS. L'impressionante mole di dati così raccolta è stata analizzata con certosina cura dagli operanti che hanno inoltre ottenuto un riscontro documentale di significativa importanza, rilevando come -in molteplici occasioni- la società presentasse la medesima fattura a più Prefetture, ottenendo pertanto un duplice risultato: quello di far documentalmente apparire una spesa compatibile con la gestione del centro e, soprattutto, ottenendo il rimborso della somma da parte di più Prefetture.

Nel corso delle indagini è stato inoltre appurato che le Prefetture, nell'effettuazione degli accessi ispettivi presso i CAS, hanno accertato delle carenze igienico sanitarie, provvedendo in alcune occasioni allo sgombero dei CAS.

La completa analisi delle fatture presentate alle Prefetture indicate sopra ha permesso di rilevare che, nel periodo 2022-2024 la società aveva percepito la somma complessiva di oltre 1.200.000€. Considerato che i delitti in esame sono stati comunque posti in essere (anche) da soggetti posti in posizioni apicali della società (ed in primis dall'amministratore di fatto) e che tali delitti sono stati commessi nelf interesse o a vantaggio della società, gli operanti hanno proceduto ad un'accurata ricostruzione dei suoi assetti patrimoniali, individuando i saldi attivi dei conti correnti riconducibili alla società, per cui è stata emessa la misura reale con decreto di sequestro preventivo per un importo pari ad oltre 720.000€, ritenuto dal GIP diretto profitto dei reati.

I rappresentanti della società, in evidente malafede contrattuale, utllizzavano sistematicamente espedienti maliziosi ed ingannevoli, quali: la falsa attestazione della presenza all'internodella struttura di figure fondamentali come l'operatore diurno e/o notturno, la psicologa,l'assistente sociale, l'insegnante di lingua o il formatore legale, così da far apparire la regolare esecuzione del contratto conformemente agli obblighi assunti, sebbene in realtà il servizio non sia stato prestato (e comunque non nei termini contrattuali, come invece attestato dalla società); oppure la presentazione di fatture (prevalentemente per l'acquisto di beni) identiche a diverse Prefetture per ottenere così "un doppio rimborso", il tutto in danno dell'interesse pubblico, oltre che a discapito della salute e della regolare integrazione dei richiedenti asilo.

Aspetto fondamentale di tutta l'attività ha riguardato indubbiamente l' intento lucrativo dei gestori del servizio d'accoglienza, con conseguente danno per la spesa pubblica, dovendo comunque essere sottolineato come, a causa di tale intento perseguito dagli indagati, i richiedenti asilo erano costretti a vivere in condizioni di disagio, venendo loro preclusa una concreta integrazione nel contesto sociale e nel mondo del lavoro. Il provvedimento è stato adottato nella fase delle indagini preliminari e pertanto i soggetti indagati, raggiunti dal titolo custodiale emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari, devono essere ritenuti innocenti fino ad un'eventuale pronuncia irrevocabile di condanna.



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