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ETS2 slitta al 2028, De Rosa: "Si spostano costi sul sistema produttivo e poi si scaricano sui cittadini"
Comunicato Stampa
26 dicembre 2025 10:14
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SALERNO. ETS2 rinviato al 2028: cos’è l’ETS, chi lo paga già e perché il conto della transizione resta sul tavolo. Ne parliamo in una interessante intervista con il Cavaliere Domenico De Rosa, noto opinion leader e CEO del Gruppo Smet: “Si spostano i costi sul sistema produttivo e poi si scaricano sui cittadini. Servono infrastrutture e neutralità tecnologica, non meccanismi che gonfiano i prezzi”.

Cavaliere De Rosa, prima di tutto: cos’è l’ETS, spiegato in modo semplice? "L’ETS è un mercato creato per dare un prezzo alla CO₂. L’Europa fissa un tetto alle emissioni e lo trasforma in “quote”: per emettere devi avere quote e le quote si comprano e si scambiano. Una quota, in sostanza, copre una tonnellata di CO₂ equivalente. È un modo indiretto di fare prezzo sull’energia e sui processi produttivi: non lo chiami tassa, ma economicamente funziona come un costo aggiuntivo legato alle emissioni".

E chi lo sta già pagando oggi, concretamente? "Lo pagano già i soggetti coperti dall’ETS “storico”: soprattutto produzione di energia e calore e molte industrie energivore. E poi anche l’aviazione e, con le estensioni più recenti, una parte del marittimo. Lì l’obbligo è reale: misuri le emissioni, le rendiconti, le fai verificare e poi consegni quote. Questo è “pagare ETS”.

Quindi, se io non sono un impianto industriale o una compagnia aerea, non mi riguarda? "Ti riguarda eccome, perché quei costi non restano chiusi in una stanza. Se aumenti il costo della CO₂ per chi produce energia o beni, quel costo entra nei prezzi a valle. È normale: energia e trasporti sono input di sistema. Anche chi non “compra quote” si ritrova l’effetto nei prezzi finali, nelle bollette, nei listini. È così che un costo regolatorio diventa inflazione da costi".

Arriviamo all’ETS2: l’avvio slitta al 2028. È un passo indietro dell’Europa o un atto di realismo? "È un atto di realismo, ma tardivo. Se rinvii significa che hai capito che l’impatto sarebbe stato socialmente ed economicamente esplosivo. Però non cambia la sostanza: stai solo spostando il momento in cui metti un prezzo aggiuntivo su carburanti e riscaldamento. E quando tocchi quelle voci, tocchi la base del costo della vita e della competitività".

Cosa cambia con ETS2 rispetto all’ETS “storico”? "ETS2 è il mercato del carbonio pensato per due settori enormi: edifici e trasporto su strada. Non colpisce “direttamente” il cittadino come se fosse una riga nuova sullo scontrino, ma agisce a monte: l’obbligo ricade sui fornitori di combustibili. Il punto è che il risultato economico non cambia: se aggiungi un costo a carburanti e riscaldamento, quel costo si muove lungo tutta la filiera".

ETS2 riguarda edifici e trasporto su strada: perché un imprenditore della logistica dovrebbe preoccuparsene così tanto? "Perché il trasporto su strada non è un dettaglio: è una colonna vertebrale dell’economia reale. ETS2 nasce per prezzare la CO₂ sui combustibili usati in quei settori: il costo entra nei listini e diventa inflazione “di sistema”. Non è teoria: è meccanica economica".

Ma l’Europa sostiene che il costo non ricade direttamente sulle famiglie: pagano i fornitori di carburante. "Formalmente sì, ma è un’illusione pensare che quel costo resti lì. I carburanti sono input essenziali: se aumentano, l’aumento passa nei prezzi dei beni e dei servizi. Il cittadino lo ritrova nel carrello, nelle bollette, nei servizi. Le imprese lo ritrovano nei costi e nella perdita di margini rispetto ai competitor extra UE".

Oltre ai costi, lei parla di burocrazia: dove sta l’aumento “strutturale” degli adempimenti? "Sta nel fatto che questi sistemi non sono solo “pagare una quota”: sono procedure continue di monitoraggio, rendicontazione, verifiche, registri, scadenze, compliance. È una macchina che si autoalimenta. E quando la sommi a energia cara, tempi lunghi e incertezza normativa, ottieni un mix che pesa sulla competitività".

Il rinvio al 2028 è collegato al target clima 2040. Qual è la sua lettura politica? "Che per far digerire obiettivi molto ambiziosi si inseriscono “valvole” sul calendario. Ma se governi tutto solo con regole e prezzi, e non con investimenti e semplificazione, il sistema si ribella: prima le imprese, poi i cittadini".

C’è il Social Climate Fund dal 2026 al 2032: è una garanzia? "È un tentativo di compensazione, non la soluzione strutturale. Un fondo può mitigare, non può correggere un impianto che genera costi prima di aver creato alternative reali. E soprattutto non puoi costruire politiche che prima alzano i prezzi e poi promettono ristori: è un modello che incrina la fiducia".

Quindi lei cosa chiederebbe a Bruxelles, in concreto, sul dossier ETS2? "Tre cose chiare.

1. Neutralità tecnologica vera: non trasformare la transizione in una monocultura.

2. Infrastrutture prima delle penalizzazioni: energia, reti, ricarica, logistica.

3.Regole semplici e misurabili: meno complessità, meno volatilità normativa, più chiarezza".

Lei teme che ETS2 diventi un acceleratore di deindustrializzazione? "Temo che diventi un acceleratore di perdita di competitività se non viene inserito in una strategia industriale credibile. Perché mentre noi aggiungiamo costi e vincoli, altri blocchi economici fanno politiche industriali aggressive, abbassano i costi dell’energia e attraggono investimenti. Se l’Europa non capisce questo, non è transizione: è autogol".

Come ci si prepara in azienda a una misura che può incidere sui costi energetici e di trasporto? "Con pragmatismo: misurare l’esposizione, rinegoziare clausole nei contratti, investire in efficienza e in soluzioni che riducono consumi. Ma soprattutto pretendere chiarezza: un’impresa può adattarsi a quasi tutto, tranne che all’incertezza normativa permanente".

Il suo messaggio finale ai lettori? "Che la transizione non si governa col moralismo e con la tassazione indiretta. Si governa con infrastrutture, tecnologia, competitività e tempi realistici. Il rinvio al 2028 è un segnale: qualcuno si è accorto che i conti non tornavano. Ora però serve cambiare metodo, non solo la data".



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