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CAPO DEL CLAN MALLARDO: ORA È IN CARCERE A VALLO
CAPO DEL CLAN MALLARDO: ORA È IN CARCERE A VALLO
Camorra, boss latitante Michele Di Nardo arrestato a Palinuro
Comunicato Stampa
25 agosto 2013 12:25
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PALINURO. Michele Di Nardo, 34 anni, ritenuto l'attuale capo del clan camorristico dei Mallardo, ricercato dal 2012 in tutta Europa, è stato catturato dai carabinieri a Palinuro (Salerno), dov'era in vacanza con la propria compagna: il pericoloso criminale (nella foto ANSA) è stato sorpreso mentre era seduto in un bar della località balneare del Cilento. Di Nardo è stato arrestato in un'operazione congiunta dei carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Castello di Cisterna (Napoli) e della Compagnia di Sapri (Salerno), diretta dal cap. Emanuele Tamorri. Di Nardo era inserito nella lista dei latitanti pericolosi ed era ricercato dalle forze dell'ordine per due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nell'aprile 2012 e nello scorso luglio per associazione di tipo mafioso ed estorsione. A Palinuro, secondo le indagini dei carabinieri, stava trascorrendo un breve periodo di vacanza insieme alla sua compagna. Di Nardo è considerato dagli investigatori l'attuale reggente del clan Mallardo di Giugliano, riorganizzatosi sul territorio dopo i numerosi arresti delle forze dell'ordine e la condanna all'ergastolo dei due capi storici, i fratelli Giuseppe e Francesco Mallardo. In particolare, sempre secondo gli investigatori, Di Nardo manteneva il controllo delle estorsioni e del traffico degli stupefacenti del clan.

IL BLITZ E L'ARRESTO A CENTOLA - Di Nardo era sfuggito al blitz che, nel giugno 2012, portò all’arresto di 47 suoi complici. Le accuse dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Dda di Napoli sono di associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione di armi da guerra. All'epoca del blitz di un anno fa, furono sottoposti a sequestro beni immobili e mobili riconducibili al clan, del valore di diversi milioni di euro. Dopo lunghe indagini per la sua localizzazione, i carabinieri di Castello di Cisterna l’hanno individuato seguendo i movimenti della compagna, una 26enne di Giugliano, in una villetta vicino al mare, presa in affitto sotto falso nome, a Centola, frazione di Palinuro. Una volta individuato il latitante, già separato con due figli, i militari dell'Arma lo hanno seguito e bloccato mentre era seduto al tavolino di un noto bar della zona insieme alla donna, una bellissima donna bionda giuglianese. Di Nardo non ha opposto resistenza né cercato di fuggire, lasciandosi semplicemente ammanettare. Con sé aveva documenti falsi e 2mila euro in denaro contante, insieme a due biglietti d'ingresso per una nota discoteca della zona, dove probabilmente aveva pensato di trascorrere la serata. Dopo le formalità di rito, il boss è stato tradotto nella casa circondariale di Vallo della Lucania, e la compaga denunciata in stato di libertà per favoreggiamento.

IL PATTO CON I CASALESI E I LICCIARDI - Le indagini disarticolano la nuova struttura del clan Mallardo, che a seguito della condanna all’ergastolo dei capi storici, i fratelli Giuseppe e Francesco Mallardo, si era riorganizzato sul territorio mantenendo il controllo delle attività estorsive e dei traffici di droga nell’area. Documentati i rapporti con i clan Licciardi di Secondigliano e Bidognetti di Casapesenna, fazione dei Casalesi. Con queste due cosche, era stato costituito un “gruppo misto” e un “direttorio” per la gestione delle attività illecite in numerosi comuni delle province di Napoli e Caserta.

NUOVI SCENARI DI CAMORRA - L'arresto di Di Nardo è un colpo molto duro per il clan Mallardo, già colpito dalla cattura di Patrizio Picardi, ritenuto la mente economica della cosca, il mese scorso. Entrambi erano figure in grado di tenere le redini del clan, in una fase in cui il rischio destabilizzazione è considerato alto dagli investigatori. Sono due le fazioni interne a contendersi la leadership, l'area del Sulicione e quella di San Nicola. Il clan Mallardo gestisce un volume d'affari enorme, nell'hinterland a nord di Napoli, e pressoché incontrastato. Anche i Casalesi hanno sempre dovuto scenderci a patti. Ma è diviso, e le indagini ne hanno decapitato i vertici: da Giuseppe e Francesco Mallardo, a Feliciano Mallardo, a Dell'Aquila fino a Francesco Napolitano, tutti spediti in cella. Con i capi fuori gioco, bisognava preservare il potere del clan, la cui forza è chiara dai tempi della Nuova Famiglia, nella guerra ai cutoliani degli anni '80, e si è consolidata negli anni '90, nell'esperienza dell'Alleanza di Secondigliano, la federazione criminale con le cosche Licciardi, Bocchetti e Contini. Adesso, si apre una stagione densa di interrogativi. (Fonte ANSA)



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