Ha coinvolto anche centinaia di imprenditori e professionisti di Salerno e provincia la presunta mega truffa legata alla costituente Banca Popolare del Meridione, “la banca in cui mi riconosco” parafrasando lo slogan annesso al logo ufficioso dell’istituto di credito che avrebbe dovuto aprire, non si sa quando, filiali in tutta Italia. A darne diretta conferma è Giovanni Caliulo, 64 anni, a capo del Comitato promotore provinciale con sede a Torrione e già consigliere nel Cda del Credito Salernitano: “Dopo essermi accorto di alcune anomalie, ho provveduto personalmente a denunciarle sfiduciando il presidente Cacciapuoti e nominando un’apposita commissione composta da 4 persone, tra cui il sottoscritto, per analizzare analiticamente la posizione di ciascun sottoscrittore a noi riconducibile. Sono circa 300 nella provincia di Salerno, per un totale di 2,2 milioni di euro di raccolta a partire dall’agosto del 2009. I soldi, come previsto dalla legge, sono stati tutti depositati su un conto corrente vincolato, precisamente presso l’agenzia n. 5 della Banca Popolare di Ancona”. Soldi bloccati, a quanto pare, e dunque restituibili ai malcapitati raggirati: “Saranno tutti risarciti – spiega Caliulo – e tuteleremo in ogni sede coloro hanno depositato le quote attraverso il nostro Comitato, almeno che qualcuno non abbia sottratto denaro laddove non era possibile farlo. Questo dovrà accertarlo eventualmente la magistratura, ma entro 10 giorni analizzeremo meglio la situazione per rassicurare i soci”. Ma come si è lasciato convincere un esperto come Caliulo dal banchiere Raffaele Cacciapuoti, cervello della colossale operazione: “L’ho conosciuto nel gennaio del 2009. Le prospettive di sviluppo che preannunciava ogni volta erano a dir poco incredibili quanto fattibili. Sono molto deluso, ma quando mi sono accorto di alcune problematiche abbiamo subito alzato la guardia”. Quote da 2mila euro cadauna per diventare soci di una banca fantastica, dunque, con la possibilità di assumere mogli, figli e parenti una volta aperta, stando a quanto raccontano alcuni truffati: “Personalmente non ho mai fatto promesse. Posso dire che si raccoglievano curriculum per formare il futuro personale, e non vedo perché ci si doveva privare di tale possibilità essendo tutti in buona fede”. A cadere nella presunta rete fasulla di adesioni anche una decina di persone di Capaccio Paestum, tra cui un professionista poi nominato membro del Collegio Sindacale della costituente Banca del Meridione, un organo di controllo che, di fatto, non si è mai insediato in assenza delle necessarie autorizzazioni.
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