Rivedere un provvedimento che, di fatto, è illegittimo perché non tiene conto delle effettive esigenze sanitarie della popolazione residente né ha visto il doveroso coinvolgimento dei sindaci. È quanto chiude il consigliere regionale Luigi Cobellis (nella foto), capogruppo dell’Udc, al commissario straordinario dell’Asl Salerno, Francesco De Simone, in una lettera inviata ieri (15 settembre). La questione è quella relativa al drastico taglio dei presidi di continuità assistenziale della ex ASL SA/3, ovvero le ex guardie mediche, deciso dall’Asl con la delibera aziendale n.1478/2010.
"I criteri di organizzazione del servizio di continuità assistenziale nel territorio dell’ex Asl Salerno 3, comprendente 94 Comuni su un’estensione di circa
"La recente delibera aziendale n. 1478/2010 – rimarca Cobellis – non recepisce nessuna di queste indicazioni, ma effettua una semplice operazione contabile dividendo il numero dei sanitari previsti globalmente per l’ex Asl Salerno 3 per otto (cifra prevista per ogni postazione) e ricavando così il numero delle postazioni di continuità assistenziale. In questa operazione però non si tiene in alcun conto di alcune doverose considerazioni. Oggi, infatti, non esistono più tre Asl, ma una sola, ed appare difficile comprendere come nell’area più vasta, che comprende i due terzi della provincia, debba esservi un terzo dei medici e un quarto dei presidi di Continuità assistenziale. Ancora, la definizione di “Area disagiata” non determina solo un contingente numerico maggiore, ma anche la possibilità (prevista dalle citate Direttive Assorili) di organizzare Presidi distrettuali e Presidi satelliti, che meglio servirebbero un territorio con tali caratteristiche. In terzo luogo, il servizio di Continuità assistenziale deve innanzitutto rispondere alle esigenze dei cittadini e pertanto appare inverosimile il rispetto della necessità di sanità quando si realizzano Presidi come quelli di Vallo della Lucania e Sapri con ambiti territoriali enormi o come quelli di Roscigno, in cui vi sono Comuni lontanissimi dal Presidio. Infine, non si può scrivere in delibera che “non è possibile l’utilizzo dei sanitari di continuità assistenziale nel sevizio di emergenza
"La stessa Azienda sanitaria locale – ricorda il consigliere regionale – circa 50 giorni prima aveva approvato la delibera n. 955 che, anche se non si muoveva nella logica dell’Azienda provinciale unica e conteneva qualche errore formale nella ripartizione dei Comuni nei vari Presidi, era però più rispettosa delle esigenze dei cittadini e ripartiva i sanitari di continuità assistenziale in maniera più uniforme sul territorio. Non si capisce perché la predetta delibera sia stata frettolosamente revocata per far posto alla n. 1478, il cui oggetto in maniera più appropriata sarebbe potuto essere: organizzazione del servizio di discontinuità assistenziale".
Di qui la richiesta di Cobellis al commissario De Simone "di voler avviare una utile fase di confronto con le istituzioni locali finalizzata a rivedere l’impianto complessivo delle delibere con la istituzione di presidi di continuità assistenziale “satelliti” (così come previsto dalla direttiva assessorile 439033 del 2007), al fine di poter rispettare adeguati tempi di prestazione sanitaria, integrando tali presidi con le altre strutture funzionali dall’aziende stessa".
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