CAPACCIO. Terzo processo per Marta Santoro. Il gup Maria Zambrano del Tribunale di Salerno, infatti, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dal pm Maurizio Cardea della Procura della Repubblica di Salerno, per l’accusa di favoreggiamento e corruzione in atti contrari ai doveri d’ufficio, falso materiale ed ideologico in atti pubblici, in concorso e in maniera reiterata, con l’aggravante di aver commesso un reato per occultarne altri, nella fattispecie abusi edilizi. Coimputato nel procedimento, anche l’imprenditore 66enne di Pompei Santolo Donnarumma (difeso dall’avv. Vincenzo Calabrese), per i reati di corruzione e istigazione alla corruzione. Il gup ha fissato la prima udienza del processo per il 26 maggio prossimo davanti la seconda sezione penale del Tribunale di Salerno. Secondo il pm Cardea, la Santoro avrebbe ricevuto o comunque accettato mazzette in cambio di false attestazioni su attività edilizie eseguite in assenza delle necessarie autorizzazioni, per eludere indagini penali relativamente ad un complesso di 10 mini-appartamenti di proprietà del Donnarumma, realizzati nel comune di Capaccio. L’ex sovrintendente, inoltre, è accusata di aver allegato anche verbali di sopralluogo eseguiti in presenza di suoi sottoposti agenti della Forestale in servizio presso la Stazione di Foce Sele, che in realtà non c’erano affatto, contraffacendone finanche la firma. Si tratta del terzo processo a carico della Santoro, condannata in primo grado per concussione (e altri reati) a 8 anni e 4 mesi nell’ambito dell’inchiesta Forestale&mazzette, e imputata per millantato credito nei confronti di un magistrato salernitano davanti al Tribunale di Napoli. A difendere la Santoro, nei tre procedimenti penali, il collegio composto dagli avvocati Antonio Zecca, Antonello Natale ed Angela Nigro.