C’è un pezzo di Paestum in uno dei capolavori della storia cinema. Si tratta del film “Django Unchained” del celebre regista Quentin Tarantino, vincitore di due premi Oscar nel 2013 con un cast di star di Hollywood del calibro di Jamie Foxx, Leonardo Di Caprio, Christoph Waltz, Samuel Lee Jackson, Kerry Washington e la partecipazione di Franco Nero e Don Johnson. In una scena della pellicola, infatti, una donna dal volto semicoperto (interpretata dall’attrice Zoe Bell) osserva allo stereoscopio, davanti ad una finestra, un’immagine in bianco e nero del Tempio di Nettuno, che fa da sfondo a due bufalari immortalati in primo piano (nella foto). Si tratta proprio del magnifico tempio dorico eretto verso la metà del V secolo a.c. nella valle dei templi pestana, il più grande e meglio conservato della Magna Graecia esistente al mondo. I dettagli della foto, seppur molto datata, non lasciano spazio ad equivoci: il peristilio, infatti, è formato da 6x14 colonne, con tre gradoni del crepidoma fuori terra e trabeazione a triglifi intatta (come il frontone) su tutto il perimetro rettangolare. Un capolavoro architettonico in un capolavoro cinematografico, dunque: un cameo dedicato all’antica Poseidonia partorito dal genio di Tarantino, una citazione la cui interpretazione è, però, tutta da decifrare. Anche sul web, i fan più accaniti del famoso regista statunitense si sono chiesti: perché il tempio di Paestum in un film western? Analizzando il contesto della scena, che anticipa il massacro dei Tracker (famiglia di aguzzini razzisti al servizio dello spietato padrone Calvin Candie) da parte dello schiavo nero Django, di ritorno nella fattoria di Candieland da uomo libero, è possibile immaginare, forse, una sorta di parallelismo tra butteri e cowboy, tra le piantagioni americane del Mississippi e le bufalare pestane, nell’eterno conflitto tra ricchi latifondisti senza scrupoli e rozzi bifolchi sfruttati, dagli stessi, solo per lavorare la terra a contatto con le bestie. Oppure, nel guardare la foto attraverso lo strumento ottico per esaltarne la profondità, forse l’attrice sta osservando ipotetici avi italiani, poi emigrati in America, dei Tracker: da comprendere anche origine e data dello stereogramma, forse scovato da Tarantino in un archivio dei fratelli Alinari o di Giorgio Sommer, e probabilmente risalente al 1868.
Lo spaghetti western di Tarantino è un omaggio al film “Django” di Sergio Corbucci, interpretato nel 1966 proprio da Franco Nero: uscito nelle sale italiane nel gennaio dello scorso anno, ha incassato oltre 425 milioni di dollari in tutto il mondo. È considerato uno dei migliori film di sempre del suo genere. Dunque, l’omaggio riservato dal celebre regista americano, non può che confermare il lustro e l’importanza di cui gode Paestum nel mondo, nonché un grande onore per la nostra città. Chissà se Quentin Tarantino ha mai visto, da vicino, la maestosità del tempio di Nettuno… chissà se ha mai visitato l’area archeologica pestana. Su questi interrogativi, lancio la mia personale idea-proposta: perché non provare ad invitarlo ufficialmente a Paestum, così glielo si potrebbe chiedere poi di persona perché ha inserito quella foto in “Django Unchained”! Sarebbe davvero una grande operazione di marketing e promozione territoriale, forse la più importante mai organizzata, nella nostra città, dopo il concerto di Bob Dylan del 2006: un evento dal titolo “Paestum da Oscar” che preveda la proiezione della pellicola proprio ai piedi del tempio di Nettuno e culmini con il conferimento della cittadinanza onoraria a Tarantino, magari accompagnato per l'occasione da Zoe Bell e qualche divo hollywoodiano del cast. Cassa di risonanza planetaria assicurata, sold out garantito ed hotel occupati da fan di tutto il mondo. Sindaco, Amministrazione Voza, Consorzio Albergatori, banche locali... che ne dite? Ci proviamo?
EDITORIALE A CURA DI ALFONSO STILE - Sotto, la sequenza del film