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TOCCANTE TESTIMONIANZA
TOCCANTE TESTIMONIANZA
Capaccio, Giuseppe Troncone ricorda il piccolo grande Apadula
Comunicato Stampa
08 giugno 2014 22:39
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CAPACCIO. In occasione del cerimoniale dedicato alla commemorazione del trentennale della scomparsa del mister capaccese Salvatore Apadula, indimenticato allenatore giovanile di calcio, riceviamo e pubblichiamo, integralmente, il significativo intervento del generale Giuseppe Troncone, grande amico del compianto allenatore:
"Oggi siamo qui riuniti per ricordare e celebrare un uomo che tanto ha dato a questa contrada ed a Capaccio tutta. Se dopo trent'anni dalla sua dipartita, tanti hanno sentito la necessità di riunirci e ricordare un uomo che ha vissuto solo 40 anni, vuol dire che questa terra ha avuto la fortuna e l'onore di conoscere un grande uomo e ne avverte nostalgicamente la mancanza. Chi ha organizzato questa stupenda manifestazione ha voluto che fossi io a fare gli onori di casa. Compito, questo, che mi inorgoglisce, ma non mi rende piacere, in quanto riapre una ferita mai rimarginata e porta la mia mente ad impegni e compiti assegnatomi che sicuramente avrei potuto assolvere in maniera migliore. Ho avuto la gioia e la fortuna di conoscere Salvatore Apadula , ed ho convissuto con lui gli anni tra i più belli della vita di un uomo, quelli dell'adolescenza e della prima gioventù, quando si sogna ad occhi aperti e si stringono amicizie che durano tutta una vita. Per i ragazzi e giovani di oggi, che non l'hanno conosciuto ma che ne sentono spesso parlare, credo sia necessario un breve excursus storico affinché abbiano pure loro una informazione che li avvicini al personaggio. Salvatore Apadula nasce nel comune di Pontecagnano Faiano il 3 agosto 1944. Come tanti figli di assegnatari di terreni da parte dell'O.N.C. Ente di Riforma Fondiaria arriva nel comune di Capaccio nel 1954. Il piccolo Salvatore, però, prima di trasferirsi definitivamente nella nostra zona, termina le scuole elementari al suo paese natìo. A Gromola frequenta l'istituto agrario ed una volta terminati gli studi si iscrive ad un corso di corrispondenza per radiotecnico. Ho conosciuto Salvatore nel 1960, quando da Capaccio Capoluogo la mia famiglia si trasferì giù a Gromola. La mia fraterna amicizia con Salvatore è iniziata quindi nel 1960 ed è cresciuta sempre sino a quel giorno tragico quando una immane tragedia ha privato la nostra comunità del "il piccolo grande uomo" che tanto ha fatto per i ragazzi di allora e gli uomini di oggi. Diplomatosi radiotecnico, esercitava poco la sua professione, in quanto, essendo amico di tutti, non recuperava nemmeno le spese per i pezzi di ricambio ed i suoi interventi erano più a titolo di amicizia che professionali. La sua vita era dedita soprattutto a due passioni: il calcio, in modo particolare quello giovanile e l'ornitologia. A tal proposito, ricordo che aveva la casa piena di canarini, cardellini. Quello che oggi con nostalgia andiamo a ricordare è sola una parte dell'uomo che è stato. Ricordiamo infatti l'uomo di calcio lungimirante a cui tanti ragazzi devono un avvenire da calciatore, parlo di Alessio, Palo, D'angelo, Marino, i fratelli Romano e tanti altri che ora mi sfuggono. Gli interessi al calcio che successivamente lo rapirono in toto, iniziarono nel 1961 allorquando, Vincenzo Taddeo, un impiegato dell'Ente di Riforma Fondiaria, con il beneplacet dei dirigenti locali di allora ed alcuni assegnatari decisero di iscrivere il G.S. Herajon al Settore giovanile della F.I.G.C. di Battipaglia, onde assicurare ore di sano svago ai figli degli assegnatari agricoli. L'intuizione ebbe un tale successo che negli anni immediatamente successivi gli iscritti crebbero in tale modo che fu necessario mettere su un'altra squadra con ragazzi più giovani da cui attingere mano a mano che dalla prima squadra uscivano calciatori colpiti da limiti di età o che sceglievano altre compagini che militavano in categorie dilettantistiche.A curare i nostri allenamenti fu prima Vincenzo Taddeo e poi Felice Bruno i quali lavoravano e pertanto quando erano presi da impegni di ufficio incaricavano Salvatore a sostituirli in toto. L'attività piena di allenatore di calcio, per Salvatore iniziò con i pulcini di allora nel lontano 1963. Le squadre vincenti certamente contribuirono non poco ad alimentare gli entusiasmi ed a maturare, in Salvatore, la convinzione e la necessità di incrementare le conoscenze in materia. Nel 1968 lasciai Capaccio ed impegni di carattere professionale mi tennero lontano dalla mia terra sino al 1982. Anche da lontano seguivo l''Herajon che purtroppo cessò parzialmente l'attività nel 1970 e definitivamente nel 1975. In questi quindici anni, Salvatore continuò ad allenare sia i piccolini che squadre di categoria dilettantistiche prima a Gromola sino a quando le strutture esistenti glielo permisero e poi all'allora stadio Rigamonti di Capaccio Scalo. Infatti il progressivo disinteresse locale per il calcio in generale e per il calcio giovanile in particolare, la mancanza di collaborazione, l'incuria delle strutture, l'inevitabile loro degrado tanto da renderle inagibili a qualsiasi attività sportiva, costrinsero Salvatore ad operare lontano dalla sua borgata. Il mio girovagare non mi permette di ricordare con esattezza i nomi delle tante squadre allenate e curate dal mentore del calcio giovanile capaccese. Una mancanza che sicuramente sarà colmata con con dovizie di particolari ed aneddoti da testimoni che mi seguiranno su questo palco. Anche se assente da Capaccio, sono a conoscenza che furono non poche le compagini allenate e curate da mister Apadula, come non pochi furono i ragazzi che grazie a lui presero il volo per il calcio professionistico. Fra le tante squadre, mi risulta che per un anno ha fatto parte dello staff giovanile della S.S calcio Napoli. Posso pertanto testimoniare senza dubbio alcuno, che l'Amico non abbandonò mai gli interessi calcistici dei ragazzi non solo di Gromola o di Capaccio ma dell'intero circondario da Altavilla ad Agropoli. Nel 1982 quando finalmente rientrai in zona, trovai un Salvatore stanco di essere solo a sostenere la valenza della politica del calcio giovanile e di essere sottovalutato nonostante i tangibili risultati raggiunti. Nel mese di febbraio del 1983 mi chiese di essere parte attiva di un progetto che prevedeva la rinascita dell'Herajon e soprattutto dei valori originari del sodalizio che miravano in modo prioritario alla tutela degli interessi dei bambini e dei ragazzi. Il 26 luglio 1983, al fresco del porticato di casa Apadula riprese vita l'Herajon con un programma ambizioso che facendo leva sulla popolarità del calcio, tenendo conto degli spazi e infrastrutture disponibili nella contrada, si proponeva sulla base delle esperienze fatte negli anni 60 di estendere il proprio raggio d'azione a tutte le attività sportive compatibili con la realtà locale. Nel documento costitutivo scrivemmo: " forti delle esperienze passate, con una propgrammazione di base che si propone gradualmente la realizzazione di quanto già fu alla portata dell'Herajon, per poi spingersi verso traguardi più ambiziosi, i Consiglieri dichiarandosi unanimamente d'accordo ad accrescere il loro numero sino al totale coinvolgimento della comunità rurale, mirano a fare del Borgo di Gromola un Villaggio Olimpico ove possano appagare la loro sete di sports le scuole in generale, l'intera popolazione sportiva di qualsivoglia categoria sociale sia maschile che femminile. Garantire quindi, a tutti, l'accesso a qualsivoglia disciplina sportiva, mediante la costruzione di impianti idonei a far fronte alle esigenze dei vari praticanti contemperando le proprie possibilità di sfruttamento a quello dello studio e del lavoro, consentendo, pertanto, la pratica sportiva anche in ore serali. Il punto di arrivo è la pratica di tutte le discipline e, facendo leva sulle strutture disponibili e sulla popolarità del calcio, si intende iniziare cosi come accaduto nel 1961 per poi estendere progressivamente il raggio di interesse all'atletica leggera, alla ginnastica, al basket, alla palla-volo, al tennis al nuoto etc. ma soprattutto garantire ai nostri affiliati un servizio sociale che spazia dalla medicina preventiva alla cultura in generale. Tutto incominciò a prendere corpo a casa Iannone qualche settimana dopo quando con il dottor Filippo Iannone, Pierino Immediato, Alfonso Santoro, Enzo Matonte, il Piccolo grande Uomo ci assegnò e si assegnò compiti e funzioni per un'avventura non certo facile. Iniziò una attività operativa frenetica soprattutto perché dovemmo fare presto i conti con gelosia che attraverso pastoie burocratiche ci rallentavano il cammino e ci allontanavano sempre più dagli obiettivi prefissati che comunque sentivamo fattibili. Anche Salvatore soffriva tali incomprensioni ci bastava però la sola sua presenza, il suo quotidiano esempio a darci coraggio e ad alimentare la nostra determinazione per tirare comunque avanti. Quali figli di contadini e contadini sentivamo di essere preparati e temprati ad affrontare qualsiasi avversità. Purtroppo, quell'8/6/84, non ci trovò affatto preparati, quando una immane tragedia, dopo appena una stagione agonistica, Salvatore ci lasciò, Se solo quella maledetta o benedetta rotatoria fosse stata realizzata qualche anno prima, oggi lo avremmo ancora tra di noi e sicuramente avremmo una Herajon più vitale e blasonata. Avversità, ostracismi di vario genere, negli anni hanno fiaccato nel nostro animo lo spirito e la voglia di combattere che ci animò sino ai primi anni '90. La vita ci ha presi, ed è amaro constatare che anche per la nostra Herajon è valsa la teoria dei Corsi e Ricorsi Storici.
In tutta onestà debbo dire però che in principio, anche senza Salvatore, forse perché provati ed arrabiati per il destino avverso, per gli ostracismi che ad anni di distanza, ancora non comprendo, il gruppo si compattò e riuscì a crescere di tanto che forse nemmeno Salvatore avrebbe potuto immaginare. Quello che Lui aveva seminato, sicuramente con la sua benedizione, fu raccolto da altri e noi increduli attori ne abbiamo goduto e non poco. Il primo messaggio di Salvatore non siamo riusciti ad onorarlo in pieno, anche se riuscimmo ad assicurare all'epoca, ancorché ridotto in lunghezza e larghezza un impianto idoneo e dedicato prioritariamente ai ragazzi, capace, comunque, di portarli sulla scena regionale e nazionale, come lui fortemente voleva. Oggi siamo in una struttura che ha potenzialità maggiori di quelle sfruttate. Ritengo che non sia opportuno chiedere l'erba sintetica per questo campo ma Io, Alfonso ed Enzo sappiamo che sul campo di calcio insiste un impianto di irrigazione ed un impianto di drenaggio fatti dal G.S. Herajon. Potenzialità non sfruttate per incuria o per limitate disponibilità economiche. Basterebbe la sostituzione di qualche cm di terra impermeabile con quella permeabile per arrivare all'impianto di drenaggio ed evitare che nella stagione piovosa l'impianto si trasformi in una piscina all'aperto. Questo stadio recuperata la sua destinazione originaria ha tutte le qualità e possibilità per divenire un campo in erba naturale.
Ora qualche suo "discepolo" non c'è più e negli altri è venuto a mancare o si è solo assopita la prerogativa del "Coraggio e la Determinazione" che a Lui erano peculiari ed hanno caratterizzato per intero la sua vita. Coraggio e determinazione che noi "discepoli" siamo stati capaci di mantenere sino a quando siamo rimasti gruppo per perderli poi, con il progressivo sfaldamento, dovuto sia per colpevoli defezioni volontarie sia a defezioni naturali, con la dipartita prematura di Pierino Immediato, Peppe D'Angelo, Fernando Russo ed in ultimo lo storico presidente, il dr. Filippo Iannone. Nonostante tutto, Gromola deve ritenersi fortunata ad avere avuto figli adottivi che l'hanno tanto amata e contribuito alla sua crescita. Salvatore era un figlio adottivo, come lo erano Pierino, Filippo e Franco Benetti tutti accomunati oltre che da una prematura scomparsa anche dal fatto che riposano lontano non certo dai nostri cuori. I bambini e ragazzi di ieri, quali uomini e dirigenti di oggi, attraverso questa commemorazione sentono la necessità di ricordare Salvatore, poiché intendono recuperare e rinverdire i suoi principi, la sua forza, la sua generosità, il suo modo di donarsi, i suoi insegnamenti. Quello che ho avuto modo di percepire, che essendo diventati genitori avvertono e soffrono una più che palpabile preoccupazione per il futuro dei loro figli. A tal proposito, non ritengo anacronistico ricordare alcuni concetti, che reputo ancora attuali, quando inaugurammo quest'impianto:" ... a coloro che ci domandano il motivo, il fine recondito dei nostri sacrifici; rispondiamo che la nostra ricompensa, come per anni è stata per Salvatore, la troviamo nel sorriso innocente dei nostri ragazzi, nella luce che brilla nei loro occhi quando incrociano i nostri sguardi, nella soddisfazione che proviamo nel sentire la sicurezza che infondiamo nei loro cuoricini smarriti". Questa società moderna che per esigenze di corsa al cosiddetto benessere economico pretende di ridurre l'uomo ad un semplice numero e valutare il tutto in funzione della sua ricchezza materiale, noi contadini nell'animo, siamo a difendere la dignità della personalità umana ribadendone a più non posso la sua unicità; perché siamo convinti che questa essenza unita alla pratica sportiva quale manifestazione esteriore sia l'unico scudo valido a difendere i nostri figli dai mali e dalle tentazioni, il più delle volte mortali, alle quali sono costantemente esposti. Concetti che, come detto, ritengo drammaticamente attuali anche se mi fa piacere che avendoli vissuti, praticati ed insegnati oggi vengano recepiti nella loro essenza dai destinatari di allora. Rivolgendomi a loro, quale padre putativo, mi sento di dire con affetto che di nostalgia non si vive, la vita ci insegna che si vive e si deve vivere di speranza. La nostalgia è il passato, è la storia è un insegnamento utile per affrontare e vivere meglio il presente. Il futuro è la speranza di migliorare, di raggiungere traguardi ambiti,è la fede nelle cose belle per i nostri figli e, di rimando, per noi stessi. Salvatore ci ha insegnato ad avere coraggio, a non avere paura di investire nel futuro perché quando con determinazione investiamo nel futuro, di certo prima o poi ne troveremo sicuro giovamento. In questi giorni e questa sera in particolare ne trovo e vivo testimonianza. Mi avvio a concludere rivivendo un momento del rito funebre di quel nefasto giugno 1984, quando l'officiante leggendo il nostro dolore e lo smarrimento, per rincuorarci ci invitò a non abbatterci, a non perderci nello sconforto perché quel tragico giorno un Uomo si sport aveva vinto la corsa per la vita, ci aveva preceduto tutti sul traguardo ed era, come è, li ad attenderci non per osannarsi o mostrarsi vincitore ma solo ed esclusivamente per incitarci a perseverare, a indicarci la via da seguire e ad abbracciarci allorquando anche noi avremo tagliato il traguardo. Ciao Salvatore, sicuro che ci stai assistendo da lassù, un forte abbraccio a Te, a Vincenzino Taddeo, a Pierino Immediato, a Franco Benetti, a Peppe D'Angelo, a Fernando Russo, ad Angelo Di Spirito, Ettore Pellegrino, Carmine Visconti. Un bacio a voi tutti ed un grazie per quello che generosamente ci avete dato”.



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