Attualità
PRESIDENTE DI BANCA MEDIOLANUM
PRESIDENTE DI BANCA MEDIOLANUM
Ruolo bcc, Marino replica a Doris: "Le tue profezie non ci fanno paura"
Redazione
27 luglio 2014 11:17
Eye
  2806

Sul Corriere della Sera, edizione del Veneto, qualche giorno fa il presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris, a proposito delle Banche di Credito Cooperative, descritte dal giornalista come “salvagente per le piccole imprese in deficit di liquidità”, ebbe a rispondere che non era d’accordo e che “fra pochi anni guarderemo alle BCC come a carrozze trainate da cavalli”. In buona sostanza, volle significare che le Bcc sono destinate a finire. Su tali affermazioni, interviene così il direttore generale della Bcc Aquara, Antonio Marino: “Intanto, occorre precisare che Banca Mediolanum è strutturata in maniera totalmente diversa dalle BCC per cui Doris, con la sua storia, non potrà mai capire quella delle BCC. La sua storia appare (ma spero non lo sia) come quella di un uomo fedele cui un giorno qualcuno decise di costruire una banca intorno a lui e di metterlo gratuitamente al centro di essa. La nostra storia è fatta di tanti uomini che faticosamente non hanno mai guardato la realtà da uno yacth ma sicuramente da posizioni meno ambite come la bottega di un artigiano o la fattoria di un agricoltore. Non dimentichiamo che le BCC fino al 1993 si chiamavano Casse Rurali ed Artigiane e l’80% dei soci dovevano essere necessariamente agricoltori o artigiani. Le nostre banche hanno 4.400 sportelli in Italia e nella maggioranza dei casi siamo presenti in piccoli Comuni dove nessun altro vuole essere presente perché sono piazze poco ambìte economicamente ma tanto dense di umanità. La Banca Mediolanum ha un solo sportello a Milano, se non vado errato, e poi una rete di promotori in giro per l’Italia. Le BCC hanno erogato prestiti nell’ultimo anno molto più di quanto abbiano fatto le altre banche e certamente ancor più rispetto a quanto potrà mai erogare una rete di promotori. Nel rapporto con le famiglie e le imprese del proprio territorio di competenza, le BCC si stanno sostituendo ad un welfare che non c’è più, abbinando ai consueti prodotti finanziari altri servizi con chiara vocazione mutualistica”.
E allora, se siete così diversi, perché questo attacco così drastico e perentorio?
“Perché le BCC fanno sempre più paura alle grosse banche. Ormai siamo cresciuti, siamo il terzo gruppo bancario italiano. Ma la cosa più interessante è la nostra capacità di ascolto sul territorio, è la vicinanza alle nostre comunità e alla gente, che oggi vuole essere sempre più ascoltata. E poi c’è una differenza sostanziale che pende a nostro favore... Noi BCC, per legge, siamo banche a Km zero, nel senso che possiamo prestare i soldi che raccogliamo coi depositi solo a persone o aziende che risiedono nella nostra zona di competenza, che sarebbe quella dove abbiamo gli sportelli, mentre solo il 5% può essere prestato al di fuori della zona di competenza. Banca Mediolanum, come tutte le altre di interesse nazionale, raccolgono al Sud ed investono dove l’indice di rischio è più basso. Se non ci fossero le BCC ad investire e “rischiare” al Sud chi altri lo farebbe? Non possiamo permettere che ci sia ancora qualcuno che la raccolta la fa nella nostra Provincia e poi porta i soldi altrove”.
Lo sviluppo si fa con i soldi, con i prestiti alle famiglie e alle imprese (a tutti, anche ai piccoli, non solo ai soliti noti) e se portiamo via i soldi dal nostro territorio come lo facciamo lo sviluppo? Ma allora Doris non aveva proprio ragione a dire ciò che ha detto? Nemmeno un pò?
“Ha sicuramente un po’ di ragione quando, nella stessa intervista, dice che abbiamo bisogno di aggregarci noi piccole Bcc, che abbiamo bisogno di dimensioni maggiori per affrontare i costi che il sistema ci impone e che ci imporrà sempre più in futuro per investimenti nelle nuove tecnologie. Ma se cresciamo, ci snaturiamo. Il problema è al nostro interno. Non siamo riusciti a fare rete tra noi, non siamo riusciti ad accentrare i servizi, non siamo riusciti a produrre le necessarie economie di scala. I nostri organismi nazionali a volte sembrano la fotocopia dei nostri (pochi?) difetti locali. A Roma, e non solo, siamo riusciti a costruire e mantenere qualche carrozzone di troppo... Spendiamo ancora troppo per compensi agli amministratori: nel 2013 in Campania (19 BCC) abbiamo speso 2,8 milioni... come fa Doris a dire che non abbiamo i soldi per l’innovazione? Ma la cosa che più mi rattrista di questa vicenda è che ha parlato Doris ed ha suscitato risalto mediatico, pur non avendo ragione. Ma chi parla o può parlare utilmente per il nostro Movimento che ha tante ragioni da vendere? Ovvero, noi parliamo ogni giorno ma non facciamo opinione: questo è il problema... abbiamo bisogno di un nuovo Badioli con quella carica di antica modernità che le CRA/BCC porteranno sempre nel loro DNA”.



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