CAPACCIO PAESTUM. “Non guidava Fabrizio Di Luccio quella tragica mattina, ma l’amico che era con lui”: questa la verità choc sull’incidente mortale avvenuto il località Campolongo di Eboli in cui perse la vita, all’alba del 13 aprile 2014, il 23enne capaccese (nella foto). A rivelarla è lo Studio 3A di Mestre, specializzato nelle richieste di risarcimento danni in favore delle famiglie di vittime della strada, sulla scorta del verbale di conclusione delle indagini preliminari della Procura della Repubblica di Salerno, a firma del sostituto procuratore Elena Guarino. Si tratta di un fattore fondamentale nell’inchiesta, che vede ora proprio l’amico di Fabrizio Di Luccio, ovvero il 27enne Francesco Russo di Albanella, indagato per omicidio colposo. “Fabrizio Di Luccio non era alla guida del veicolo a bordo del quale ha trovato la morte, ma sedeva al posto del passeggero. A perdere il controllo della Smart, provocando l’incidente mortale, sarebbe stato invece l’amico di Fabrizio, che però, all’arrivo delle autorità, aveva dichiarato che al volante si trovava il giovane deceduto in seguito all'impatto – spiegano i legali dello Studio 3° in una nota stampa - a confermare i sospetti sollevati dai carabinieri di Santa Cecilia, è giunto alla fine dello scorso ottobre il verbale di conclusione delle indagini preliminari: decisiva, nella ricostruzione dei fatti, la testimonianza di un testimone oculare del tragico sinistro, ovvero un abitante del luogo accorso sul posto pochi istanti dopo l’impatto, e l’esame del rottame del veicolo. Il testimone ha dichiarato di aver visto l’amico estrarre Di Luccio dall’abitacolo dal lato passeggero, e l’auto risultava infatti estremamente danneggiata da quella parte e non dal lato del guidatore; le ferite riportate da Di Luccio, inoltre, collimerebbero con i danneggiamenti provocati da parti della staccionata che hanno trafitto la carrozzeria e il sedile del trasportato. Attualmente, Russo risulta indagato per omicidio colposo, aggravato dai riscontri medici che, dopo il sinistro, lo hanno trovato positivo all’alcool test (1,36 g/l). Non risulterebbero, allo stato attuale, imputazioni nei confronti del conducente per falsa dichiarazione a pubblico ufficiale, nonostante ai carabinieri giunti sul luogo del tragico incidente, avesse dichiarato che, alla guida della Smart, ci sarebbe stato Fabrizio Di Luccio”.
“Quanto emerso dalle indagini disegna un quadro dell’accaduto terribile - commenta Ermes Trovò, Amministratore di Studio 3A, società specializzata nella responsabilità civile incaricata dalla famiglia del giovane Di Luccio - è necessario risalire con certezza alle cause oggettive del decesso di Fabrizio. Quanto concluso dalla Procura della Repubblica di Salerno non fa che confermare la tesi che Studio 3A aveva ipotizzato fin dall'inizio, condivisa anche dalla famiglia. Ora si proceda rapidamente a far giustizia”.