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SENTENZA CORTE DEI CONTI
SENTENZA CORTE DEI CONTI
Capaccio, intascò compensi non dovuti: Sabelli condannato a risarcire il Comune
Alfonso Stile
09 aprile 2018 14:15
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CAPACCIO PAESTUM. Liquidò a sé stesso, ed a due suoi collaboratori dell’Ufficio Tecnico, ulteriori compensi per incentivi non dovuti, in busta paga, per la progettazione di un’opera mai realizzata, causando di fatto un danno erariale al Comune: con questa motivazione, la Corte dei Conti ha condannato l’arch. Rodolfo Sabelli (nella foto), attuale responsabile dell’Area III del Comune di Capaccio Paestum, a restituire all’ente civico la somma di 18.328,19 euro (oltre rivalutazione monetaria dal settembre 2005 ed interessi legali dalla data di pubblicazione della sentenza stessa fino al soddisfo).
Nella sentenza, i giudici della Sezione Seconda Giurisdizionale Centrale hanno respinto il ricorso dello stesso Sabelli, confermando “la gravità della colpa per le ragioni indicate dal primo giudice (negligenza massima, inescusabile scriteriatezza ed assoluta approssimazione nella cura dell’interesse pubblico dell’ente esponenziale locale)” e condannandolo al pagamento di ulteriori spese per 160 euro.
L’arch. Sabelli aveva presentato ricorso avverso alla sentenza di condanna della Corte dei Conti, emessa nel 2013, contestando in particolare la legittimità del prosieguo delle indagini, da parte della Sezione regionale, visto che l’originaria vertenza, incardinata nel 2006, fosse stata già archiviata, eccependo quindi la prescrizione e lamentando “la mancata motivazione circa i fatti nuovi che hanno indotto la Procura regionale ad effettuare ulteriore attività investigativa”.
In sostanza, pur se il progetto ‘interno’ di Sabelli fece risparmiare all’ente comunale emolumenti onerosi se la progettazione fosse stata affidata a terzi con bando pubblico (stimati in almeno 100mila euro), per lui non erano previsti, dalla normativa dell’epoca, ulteriori compensi rispetto a quelli omnicomprensivi dello stipendio che già percepiva come funzionario apicale dell’Area IV.

L’ERRORE NELLA REALIZZAZIONE DEL SOTTOPASSO AL CAFASSO
I fatti risalgono al 2004 e si riferiscono alla costruzione del sottopasso ferroviario in località Cafasso, nell’ambito dei programmi delle Ferrovie volti alla soppressione dei passaggi a livello.
Sul progetto preliminare predisposto dalla Ferrovie, vennero acquisiti i pareri degli enti sovracomunali e della Soprintendenza archeologica: l’accordo con il Comune, infatti, poneva a carico di Rete Ferroviaria Italiana S.p.a. la progettazione definitiva ed esecutiva, l’esecuzione delle opere e l’erogazione di un contributo di due miliardi di lire.
Il progetto definitivo fu approvato dal Consiglio comunale nel febbraio del 2004, ma nel luglio del 2005, l’assise civica deliberò non più attuabile la soluzione inerente la viabilità concordata con le Ferrovie, visto che il progetto non aveva risolto “la questione centrale dell’accesso all’area archeologica del traffico turistico, ovvero la necessità di realizzare un sottopasso ferroviario adeguato al passaggio degli autobus turistici”, essendo lo stesso troppo basso (3.40 metri di altezza), approvando invece il progetto preliminare di ‘Viabilità alternativa del passaggio a livello della stazione ferroviaria di Capaccio Paestum’ redatto appunto da Sabelli. Tale progetto, però, non ottenne il parere positivo della Soprintendenza ai beni archeologici di Salerno, ma Sabelli attribuì lo stesso per sé, e per i suoi collaboratori, il compenso incentivante ai sensi dall’art. 18 della Legge 109 del 1994 in materia di Lavori Pubblici. 



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