CAMPAGNA. Un'esperienza di gusto prima ancora che una storica tradizione da preservare. Così si potrebbe descrivere la matassa campagnese, piatto emblematico dell'identità territoriale di un comune, quello di Campagna, che sta valorizzando buon gusto e sapori tradizionali come un piacevole biglietto da visita. La storia di questo piatto affonda le sue radici nella "colonizzazione" di numerose aree del Sud Italia da parte degli arbereshe avvenuta per mano di Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe nazionale albanese che nel '400 animò la resistenza del suo popolo contribuendo a bloccare l'avanzata dei turchi - ottomani verso l'Europa. Le popolazioni di origine arbereshe si stabilirono nel Sud Italia, tra la Lucania, la Calabria e la Sicilia tra il '400 ed il '700, portando con sè tutte le loro principali tradizioni culinarie, poi progressivamente fusesi con quelle locali. Acqua, farina di semola di grano duro, sale ed olio: sono questi gli ingredienti che esprimono nella loro essenza la semplicità di un piatto assolutamente "terragno", divenuto protagonista del patrimonio enogastronomico locale, ritornato recentemente alla ribalta grazie alla riscoperta degli antichi usi e costumi locali, anche in un'ottica di valorizzazione turistica del territorio. Oggi, grazie al marchio de.co. (denominazione comunale), la matassa ricoprirà nuovamente il ruolo che le spetta, grazie alla sapienza di produttori locali che continuano a portarne alto il vessillo continuando a proporne una lavorazione artigianale, senza strizzare l'occhio a procedimenti meccanizzati ed industriali. Basta - semplicemente per gli esperti della materia - basta impastare la farina con l'acqua a temperatura ambiente, aggiungervi olio e sale, far amalgamare il tutto e lasciar riposare per mezz'ora, per poi tagliare e lavorare a mano le sottili striscioline ricavate dall'impasto, assottigliandole e disponendole a mo' di cerchio. Un rito per le storiche famiglie campagnesi, caduto un po'in disuso per via della preparazione non semplicissima, in apparenza semplice ma che necessita di un know-how che solo pochi eletti possiedono. Come al pastificio La Siciliana sito a pochi metri dal Quadrivio, dove la signora Anna Maria Titone da trentaquattro anni la produce rigorosamente a mano. Per garantirne la freschezza è importante che il prodotto venga consumato al massimo un giorno dopo la sua produzione: dunque è d'obbligo fare una sosta, magari dopo aver ammirato le bellezze del centro storico, per acquistarla e conservare un ricordo del "buen retiro" in questa meravigliosa terra sospesa tra il Monte Polveracchio e la Piana del Sele. Per i più volenterosi, o semplicemente per chi ha più tempo di poter gustare una matassa a chilometro zero, basta allontanarsi di qualche chilometro dal centro, nella frazione di Galdo, per incontrare un grazioso locale in stile country, la Trattoria della Nonna, di Leonardo Di Cosimo. La ricetta campagnese doc accompagna questa particolarissima pasta fresca con i fagioli soffritti in olio ed aglio, innaffiandola con un buon aglianico locale.