EBOLI. Ha destato scalpore, ad Eboli, l’arresto di Arturo D’Elia (nella foto), noto agli investigatori di tutto il mondo come un pericoloso ‘pirata’ informatico. Il 38enne, infatti, è stato condotto in carcere quale autore dell’attacco hacker ai danni della Leonardo spa, importante società aerospaziale italiana attiva nelle forniture al Ministero della DIfesa, dove lavorava come responsabile della sicurezza dei dati prima di essere licenziato.

A suo carico, il gip del Tribunale di Napoli, Roberto D’Auria, tra l’altro giudice proprio ad Eboli per quasi 10 anni, ha emesso l’ordinanza cautelare di carcerazione, giudicandolo “un soggetto estremamente pericoloso” per la sicurezza pubblica” con l’accusa di aver trafugato 10 gigabyte di dati ed informazioni aziendali inerenti la produzione di sistemi elettronici per alcuni tipi di aerovelivoli militari e civili, catalogati come top secret anche se archiviati in aree prive di connettività.

Nello specifico, 94 sono i pc violati, di cui 33 presso lo stabilimento di Pomigliano D’Arco dai quali D’Elia ha estratto i dati riservati, creando un trojan ad hoc per accedere in maniera invisibile ai sistemi ed archivi della Leonardo, preoccupandosi di cancellare ogni traccia: non è chiaro, però, cosa ne abbia fatto delle informazioni rubate e per quale motivo abbia commesso il reato, in una spy-story tutta da chiarire. A scovare ed identificare D’Elia è stato il cyber-pool crime di magistrati della Procura di Napoli, dopo la segnalazione di un traffico anomalo di dati da parte dell’azienda. Ai domiciliari è finito anche un altro dipendente di Latina, Antonio Rossi, accusato di aver depistato le indagini, nel corso delle quali è emerso che D’Elia lavorava anche come consulente presso le Procure di Vallo della Lucania e Benevento. Diplomato al liceo classico, D’Elia era già finito in manette, nel 2006, per un cyber-attacco ad una base Nato negli Stati Uniti d’America.