Attualità
LA NOTA DELL’AVV. AGOSTO
LA NOTA DELL’AVV. AGOSTO
Salerno, acque reflue spiaggia Santa Teresa: interviene ‘Liberamente Insieme’
Comunicato Stampa
08 febbraio 2021 11:43
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SALERNO. Acque reflue sulla spiaggia di Santa Teresa, a Salerno. L’Associazione ‘Liberamente Insieme’, rappresentata dall’avv. Oreste Agosto, scrive al Ministero dell’Ambiente, al Ministero della Sanità, al Procuratore della Repubblica di Salerno, al Prefetto, al settore Ambiente del Comune di Salerno e all’Arpa Campania: 

“In via preliminare, il sottoscritto Avv. Oreste Agosto, come in precedenza qualificato, ritiene di dover rappresentare che la segnalazione inoltrata alle Autorità in indirizzo - ritenuta viziata da inesattezze dal Dirigente del Settore Ambiente dell’Ente, ing. Caselli - trova sostegno in numerose denunce pubblicate da quotidiani locali e comprovate dalla documentazione allegata. Nel merito, poi, di quanto riscontrato dall’Ente, lo scrivente si permette sottoporre quanto di seguito:

ACQUA ROSSA Il massimo Responsabile del Settore Ambiente ha ricostruito i luoghi e ha riferito della presenza di un canale di scolo, noto ai cittadini come ‘chiavicone’, che raccoglie le acque di impluvi naturali esistenti lungo la collina, alle spalle della Città Antica, nonché le acque di pioggia provenienti da strade (centro storico) e probabili altre acque reflue urbane, le cui eventuali immissioni sono, a Lui, pressoché sconosciute. Riferisce, poi, testualmente che: “a seguito dell’ispezione in data 11 Ottobre 2019, si è potuto constatare, anche scendendo all’interno del canale tombato, che l'acqua sorgiva risultava a ‘vista pulita’ mentre sul fondo del canale persisteva del materiale di colore rossastro che, probabilmente all'aumentare della portata di acqua sorgiva, veniva parzialmente dilavat(a)o e trascinat(a)o verso la foce della Spiaggia di Santa Teresa”. Tanto premesso, seguendo il dettaglio della nota di riscontro, il sottoscritto osserva: - Natura delle acque rosse Sulla natura dello sversamento, definito “di acqua colorata di rosso”, il Dirigente riferisce di aver interessato ARPA Campania e la partecipata Salerno Sistemi nell’anno 2019. Nel verbale ARPAC Napoli, che risulterebbe essere l’unico Ente in Regione attrezzato per le analisi tossicologiche, dichiarava che il colore rossastro derivava da una presenza di ferro il cui valore era risultato ‘NON CONFORME’ rispetto ai parametri del D.Lgs 152/2006 che, per quanto noto, prescrivono il limite di 2 mg/l per le acque superficiali. Il Dirigente riferisce di valori pari a circa 86 mg/1, poi rientrati con un valore pari a 2 mg/1, emergenti dalle analisi di Salerno Sistemi. In primo luogo, lo scrivente rappresenta che Salerno Sistemi non sarebbe attrezzata per le analisi tossicologiche, salvo errore. Risulta, poi, allo scrivente che il primo intervento ARPAC venne effettuato nell’aprile 2019 e che le analisi furono consegnate all’Ente Comunale il giorno 06/06/2019 senza che fossero rese di pubblica conoscenza. Tutto ciò si evince dalla dichiarazione del Consigliere Lambiase che, nel lamentare la mancata pubblicità dei risultati, dispose, a sue spese, una ulteriore analisi a seguito di un copioso sversamento nel mese di Luglio 2019 (all. 1,2,3 - fonte: salernotoday 19/06-08/07/19, salernonotizie 10/07/19). All’esito, il predetto Consigliere dichiarò: “Il 5 luglio ci sono stati altri sversamenti per cui abbiamo deciso di fare altri prelievi in maniera autonoma. Sono emersi principalmente due dati: non ci sono colibatteri, quindi non c’è scarico di fognatura, e c’è una presenza di metalli al di sopra dei limiti consentiti dalla legge” (all. 4 - fonte: istituzioni24.it 08/08/2019). In quello stesso periodo, venne pubblicato un articolo sulla presenza nella zona di ‘strani’ insetti rossi (all. 5 - fonte: Occhio di Salerno 13/06/19). Al di là della discussione sulla concentrazione di ferro e di altri materiali, il sottoscritto osserva che nulla è stato dichiarato dal Dirigente sulle origini del ‘deposito di fondo di materiale di colore rossastro’ che sarebbe dilavato dall’acqua sorgiva. Però, GIA’ IN DATA 22/07/2016, cioè in tempi ben precedenti, la stampa riportava il contenuto di un sopralluogo tra il Consigliere Lambiase, l’Assessore all’Ambiente Caramanno e un tecnico addetto all’ufficio fogne: “L’assessore e Lambiase hanno appreso che il rigagnolo è alimentato da una “pompa” che aspira acqua da una falda sottoposta al cantiere del Crescent… (all. 6 - fonte: SalernoToday 22/07/2016).

E, quindi: visto che il Dirigente Comunale non è in grado di esprimersi sulle origini della melma, è possibile che lo sversamento sia alimentato da fonti sotterrate al di sotto del basamento della Piazza? - Entità dei reflui Secondo il Dirigente dell’Ente, gli sversamenti ‘durano pochi minuti’. Non sembra sia proprio così. Il sottoscritto allega foto su fuoriuscite di reflui - recenti - che si allargano su tutto lo sbocco con flussi corposi e spessi (all. 7,8,9,10,11,12,13). - Periodicità dei reflui Secondo il Dirigente dell’Ente, gli sversamenti si verificano “in modo sporadico ed episodico, circa un paio di volte in un anno”. Il sottoscritto rappresenta che, diversamente da quanto asserito, il primo sversamento risale al 2012, come riportato dal quotidiano ‘La Città’ del 05/07/12 (all. 14) e che non si hanno notizie di tale fenomeno anteriormente alla costruzione della Piazza e del Crescent. Ancora, sempre diversamente da quanto asserito, lo sversamento si è ripetuto innumerevoli volte nel corso degli ultimi otto anni con periodicità ben differente. Sul sopralluogo del 22/07/2016, è stato detto sopra. Può il Dirigente non essere informato di questo? Ancora, organi di stampa riferiscono di una riunione presso la Commissione Trasparenza del Comune in data 26/07/19 con la partecipazione del Presidente Picardi di Salerno Sistemi e dell’ingegnere Nappi per, testualmente: “cercare di risalire alle cause che portano il torrente a tingersi di rosso, almeno una volta ogni 20 giorni”. Ancora: “Picardi, dal canto suo, ha ribadito … di aver effettuato, dallo scorso luglio, almeno cinque interventi in loco ma l’ultimo espurgo sarebbe stato effettuato con scarsi risultati poiché si raggiungono solo determinati punti ragion per cui non è stata individuata l’origine in loco, nonostante sia ormai chiara la presenza di materiale ferroso, ipoteticamente proveniente da alcune attività presenti nella città capoluogo, nei pressi del punto incriminato” (all. 15). Tuttavia, come già precisato dal Responsabile del Settore Ambiente, lo scolo attraversa aree non interessate da insediamenti produttivi. E, quindi, il sottoscritto ripropone la richiesta: è possibile che la presenza di ferro trovi origine da fonti al di sotto del basamento della Piazza? Anche perché, la quantità degli sversamenti induce a ritenere che il ‘deposito sul fondo di materiale rossastro’ sia oggetto di una continua alimentazione. - Pericolosità dei reflui L’Ente dichiara che il fenomeno si verifica in un tratto in divieto di balneazione permanente, compreso tra due porti, così definito dalla Regione Campania con la delibera n.148 del 24/03/2020. Invero, nel mese di Marzo di ogni anno, la Regione emette una ordinanza di classificazione della qualità delle acque nella quale è puntualmente riproposto il divieto per tutto il lungomare cittadino. Se, quindi, è ben nota la ‘non balneabilità’ del tratto di mare, il sottoscritto rappresenta che nessuna cautela o precauzione risulta assunta dall’Ente Comunale per bloccarne la fruizione, a parte un piccolo cartello esposto all’ingresso dell’arenile. A riprova di un inaccettabile atteggiamento di tolleranza, il sottoscritto allega l’articolo di stampa de ‘Il Mattino’ del 10/07/19, nel quale è scritto: “Un tuffo in mare in pieno centro a Salerno. Non si potrebbe, perché c'è un divieto di balneazione permanente, ma in tanti lo fanno. Durante la bella stagione, in tanti già dalle otto del mattino, scelgono la spiaggia di Santa Teresa. Il cartello del divieto di balneazione … sembra non influenzare i bagnanti. Così come non scoraggia quel letto di rifiuti alla foce del torrente Fusandola, né quell'acqua rossastra che proviene dal canale accanto, il cosiddetto «chiavicone»” (all. 16). Il ripetersi di questi comportamenti, dovrebbe indurre l’Ente a recintare in modo permanente l’area. Perché non viene fatto? - Danno ambientale Il Dirigente esclude il danno ambientale. All’opposto, sembra allo scrivente che siano presenti tutti i presupposti per dichiarare la pericolosità dello scarico alla luce degli accertamenti effettuati, della continuità dello sversamento, della sua entità e, ultimo, ma non per ultimo della denunciata presenza di insetti ‘rossi’, forse OGGETTO DI CONTAMINAZIONE O DI MUTAZIONE GENETICA. MELMA NERA Circa il fenomeno della melma nera, l’Ente riporta il risultato di un sopralluogo in data 30/11/2019 di ARPAC dal quale si rileva che: ‘relativamente al parametro 30 (idrocarburi pesanti), il campione di terreno presenta valori di concentrazione superiori alla concentrazione soglia di contaminazione per i siti ad uso verde pubblico, privati e residenziale” anche se, aggiunge,” inferiori a quelli ad uso commerciale o industriale”. Ha poi riferito che ulteriori analisi, eseguite a distanza di alcuni mesi e, precisamente, il 06/05/2020, hanno confermato limiti inferiori alla soglia e, quindi, la fruibilità della spiaggia ai fini della “possibility di esposizione al sole”. Aggiunge, infine, che “in relazione alle violente mareggiate della fine 2020 ed inizio 2021 non si sono più verificati depositi anomali ad eccezione di alghe marine di colore scuro (da alcuni travisate quale melma nera), prontamente rimosse dai servizi di igiene urbana Città”. Anche in questo caso, ritiene non sia presente alcun danno ambientale. Tuttavia, anche in questo caso, altre fonti riferiscono diversamente. Il sottoscritto allega due articoli di stampa che riportano la notizia di ulteriori aggressioni del tutto simili a quelle già qualificate come concentrazioni di idrocarburi (all. 17,18). Nel ritenere presenti, quindi, concrete ipotesi di danno ambientale, rappresenta che sono in corso operazioni di dragaggio dell’area portuale con scarico a mare delle sabbie, proprio di fronte al lungomare della Città. Benché il sito sia stato individuato a distanza, il movimento delle acque potrebbe ben favorire l’arrivo di melma inquinante sotto la spinta delle mareggiate. Del resto, perché tali fenomeni si verificano adesso? TUBAZIONI DI SCARICO NERE Il sottoscritto ricorda di aver evidenziato che ‘l’area di mare prospiciente i negozi a rustico, sottostanti alla piazza, subisce sversamenti, definiti in un pubblico comunicato politico “certamente non autorizzati” di “acque non sane”, anche attraverso un filare di tre enormi tubi fuoriuscenti all’altezza del mare’. Il Dirigente dell’Ente ha precisato che si tratta di tubi di ‘acque bianche’ di origine meteorica incanalata da pozzetti di scarico e che le analisi effettuate da una azienda privata, non da Arpac o Salerno Sistemi, hanno accertato il rispetto dei limiti di legge. Precisa, poi, che lo scarico è previsto nel progetto, approvato con varie conferenze di servizi nel 2009, anno di inizio dei lavori, e che, in ogni caso, le acque rifluiscono in un tratto di mare non balneabile. Queste dichiarazioni stupiscono.

In primo luogo, il sottoscritto rappresenta che le acque scaricate dalle tre grosse tubazioni direttamente in mare non sembra siano definibili ‘bianche’ o di dilavamento per le seguenti due motivazioni: 1) la piazza è un cantiere da almeno undici anni e su di essa sono manipolati e depositati materiali di varia natura, sicuramente anche potenzialmente inquinanti; 2) la foto degli scarichi, ingrandita agli sbocchi, evidenzia la presenza di materiale di origine imprecisata evidentemente accumulatosi nelle parti terminali e non defluito per il peso o la compattezza (all. 19,20). Se, quindi, i pozzetti risultano ‘puliti’, come può giustificarsi la provenienza di quei detriti? E’ possibile che l’analisi sia stata influenzata da un lungo blocco dei lavori della Piazza nel 2020? In ogni caso, il sottoscritto sottolinea che l’Ente dichiara di essere consapevole del recapito in mare delle acque di dilavaggio di quello che è certamente un cantiere, ritiene ‘naturale’ lo sversamento in mare da almeno undici anni e sia ‘accettabile’ che ciò avvenga in quanto il corpo ricevente è dichiarato non balneabile. Cioè, secondo l’Ente, la non fruibilità dell’area di mare può giustificare la presenza dello scarico. In ogni caso, il mare è regolarmente utilizzato per i bagni, come già visto. Alla luce di tutto quanto innanzi, il sottoscritto rimette - con vergogna - le allegate foto che attestano una situazione assolutamente inaccettabile per una Città civile, ancor più perché si tratta di una spiaggia in pieno centro, anzi nel centro del centro, perché è usata correntemente per la balneazione e perché, infine, è potenzialmente fonte di danni gravissimi per la salute dei cittadini. Osserva, ancora, che se pure la originaria segnalazione possa essere apparsa al Dirigente dell’Ente viziata da confusione e inesattezze, la Sua replica, nella qualità di responsabile massimo dell’Ambiente della Città, pur accompagnata da copiosa documentazione, sembra - salvo errore - lacunosa, superficiale, contraddittoria, poco informata sugli eventi decennali che affliggono quei lavori e, sotto ogni riserva, addirittura fuorviante rispetto alla descrizione degli avvenimenti. Per queste considerazioni, alla luce degli inquietanti interrogativi emersi, il sottoscritto chiede - ancora una volta - ai Ministeri in indirizzo ed al sig. Procuratore della Repubblica, anche previa audizione delle parti coinvolte, di porre in essere tutti gli accertamenti e adottare tutti i provvedimenti necessari nel rispetto della responsabilità degli Alti Incarichi ricoperti, non escluse verifiche nel sottosuolo con operazioni di carotaggio. Benché quanto rappresentato sia disponibile liberamente sui siti web, dichiara la disponibilità a consegnare la documentazione di cui dispone”.



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