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SENTENZA DI PRIMO GRADO
SENTENZA DI PRIMO GRADO
Vallo, morì per sedare rissa nel suo bar: fu omicidio colposo, condannato 31enne
Alfonso Stile
17 febbraio 2021 23:39
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VALLO DELLA LUCANIA. Ferì mortalmente alla testa il titolare di un bar intervenuto per sedare una rissa scoppiata nel suo locale: 31enne condannato per omicidio colposo. Nell’udienza camerale del 16 febbraio scorso, il gup Sergio Marotta del Tribunale di Vallo della Lucania ha condannato in primo grado Gerardo Orrico, residente ad Orria, ad un anno di reclusione con sospensione condizionale della pena, nonché al risarcimento del danno in favore della moglie e dei due figli della vittima (ai quali veniva altresì riconosciuta una provvisionale di 20mila euro cadauno) e al pagamento delle spese processuali.

I fatti risalgono all'aprile del 2019 quando, a seguito di una violenta lite degenerata all’interno del bar Rocky 2 a Vallo della Lucania, Orrico “per colpa consistita in imprudenza, imperizia e negligenza” dopo aver cercato di aggredire un’altra persona, “colpì inavvertitamente il proprietario dell’attività, Romualdo Merola, 69enne di Futani, intervenuto per placare la rissa, causandone la caduta e cagionandogli un’emorragia cerebrale, per effetto della quale, a seguito d’intervento chirurgico e successive complicanze post-operatorie, morì purtroppo l’8 luglio del 2019”. Sul posto, in Piazza Vittorio Emanuele, intervennero subito i carabinieri della locale Compagnia, all’epoca diretta dal cap. Mennato Malgieri, i quali, eseguiti tutti i riscontri investigativi del caso, denunciarono due persone, tra cui lo stesso Orrico, accertando che la vittima, trasportata d’urgenza nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale ‘San Luca’ di Vallo, riportò una profonda ferita alla testa dopo aver urtato una sedia nella caduta.

Nel procedimento svoltosi con rito abbreviato, Orrico è stato difeso dall’avv. Michele Dolce, mentre l’avv. Antonello Natale ha rappresentato i familiari della vittima, quali persone offese e parti civili nel processo. Occorrerà ora attendere il termine di novanta giorni, riservatosi dal magistrato, per il deposito delle motivazioni della sentenza.



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