Attualità
LA MISSIVA DI AGOSTO
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Salerno, ‘Liberamente Insieme’: i rischi ambientali per frana costone Olivieri
Comunicato Stampa
24 febbraio 2021 15:26
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SALERNO. Lettera del presidente dell’Associazione ‘Liberamente Insieme’, Oreste Agosto, al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, ai ministeri delle Infrastrutture e Trasporti e della Giustizia, alla Procura di Salerno, al prefetto, al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Tirreno Centrale e al sindaco di Salerno: “Seguito nota del 10 corrente, allegata in copia al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri. L’ultimo evento di ieri, nel Comune di Camogli, costituisce una ulteriore prova della debolezza del territorio del nostro Paese, sia per natura e conformazione, sia per l’opera inopportuna e irriverente dell’uomo. Di fronte a tale disastro, il sottoscritto ritiene doveroso far seguito - urgentemente - alla nota citata, relativa alla frana nell’area cittadina dell’Olivieri, lungo la SS. 18/via Benedetto Croce, per sottoporre all’attenzione delle Autorità in indirizzo nuovo corredo informativo sulle attività di scavo che stanno interessando tuttora quel costone roccioso per la cui messa in sicurezza saranno necessarie diverse settimane di complessi lavori (fonte: stampa locale). Premette che il possibile collegamento tra l’evento dannoso e lo scavo delle gallerie cosiddette di’Porta Ovest’ è stato adombrato da più parti e trova motivi di concretezza nella dichiarata instabilità del versante roccioso già evidenziata dalla classificazione di rischio frana 3, elevata, e 4, molto elevata, ed anche denunciata nella relazione geologica e geoidrologica (all. 1) predisposta dallo studio dell’arch. Pica Ciamarra che aveva elaborato l’iniziale progetto di intervento, poi completamente mutato in corso d’opera come pubblicamente denunciato dal professionista (fonte: testimonianza giudizio penale in corso). La fragilità dell’intera area è attribuita alla presenza di “uno stato di fratturazione pervasiva che concorre a conferire agli ammassi proprietà geomeccaniche da molto scadente a mediocri, a cui si aggiunge la presenza di terreni di copertura di varia natura, ma nell’insieme sciolti, tra cui si segnalano depositi piroclastici di provenienza per lo più vesuviana” (fonte: relazione citata). Più precisamente, si legge che: “L’area di studio è suscettibile a tre tipologie principali di fenomeni d’instabilità di versante: • frane da crollo e/o ribaltamento in corrispondenza dei tratti più acclivi dei versanti calcareo-dolomitici; • frane da scorrimento-colata a spese della coltre detritico-piroclastica presente lungo i versanti carbonatici; • fenomeni di erosione delle pendici montuose con relativo sovralluvionamento degli alvei, in particolare allo sbocco dei corsi d’acqua, in occasione di eventi meteorici intensi”. Sotto il profilo idrogeologico, lo studio denuncia la presenza di diversi “complessi e depositi idrici” e precisa, tra le altre cose: “Tuttavia, l’intero sistema idrogeologico dell’area compresa tra Nocera e Salerno è stato profondamente alterato negli anni ’60-‘70 dalla realizzazione della galleria ferroviaria S. Lucia, che ha causato ingenti danni ambientali, deprimendo fortemente la rete acquifera di base” (fonte: relazione citata). Tutto ciò induce a serie preoccupazioni sia per il ripetersi, negli ultimi periodi, di eventi franosi, sia perché quello in discorso ha interessato un’area già messa in sicurezza solo pochi anni fa, sia per dichiarati fenomeni di fessurazione che interessano numerosi fabbricati del quartiere Canalone e dell’area posta al di sotto del terribile viadotto Gatto, opera indecente in termini ambientali, di grande pericolo in termini strutturali e gravemente dannosa per la salute e la vita a causa di inquinanti e polveri sottili rilasciati in abbondanza da migliaia di tir in transito. Purtroppo, la conformazione dei luoghi ripete, pericolosamente, quella del Ponte Morandi di Genova mentre gli edifici sono in buona parte di costruzione remota, risalendo fino alla fine del 1800, e sono realizzati con metodi e materiali di quel tempo. Per questi motivi, il sottoscritto non può astenersi dal riferire le ‘paure’ espresse verbalmente dai residenti che, temendo provvedimenti di inagibilità con obbligo di abbandono delle abitazioni, addirittura si sono astenuti, e si astengono, dal denunciare almeno le crepe e la caduta di pietre e massi. Già questo inopportuno comportamento, del quale non è possibile offrire testimonianza concreta per comprensibili ragioni, costituisce un motivo sufficiente a giustificare l’adozione di provvedimenti volti a riesaminare approfonditamente l’opportunità di un oltraggio che la insensibilità dei predecessori ritenne di arrecare alla Città e alla vita. Premesso tutto quanto innanzi, è doveroso ora rappresentare che, da qualche settimana, sono stati avviati nuovi lavori sulla parte destra del costone conseguenti, a quanto emerso, ad una variante apportata alle due gallerie, già in parte scavate, di cui il sottoscritto ha riferito nella precedente nota. Gli interventi consisterebbero, con riserva di ogni errore, nell’appiattimento e abbassamento della collina in località San Leo per la realizzazione di una rotatoria collegata ad un nuovo percorso che dovrebbe portare allo scavo di una diversa galleria per il tratto ascendente dal porto alle autostrade. L’area di San Leo è prossima al versante della frana, è posizionata direttamente sulla sottostante via Ligea, a strapiombo ed a circa 120 metri di altezza, e presenta le stesse problematicità strutturali - se non peggiori - denunciate dal prof. Pica Ciamarra nella cui relazione si legge: “La principale interferenza di rilievo tra fenomeni d’instabilità di versante ed opere in progetto è stata accertata in località S. Leo”. Non appare superfluo sottolineare quanto ulteriormente dichiarato dal professionista circa la disastrosa alluvione del 1954 che interessò l’intera area causando 100 morti e centinaia di feriti con la distruzione di immobili e luoghi. E’ scritto: “Nell’area occidentale di Salerno, la principale fonte di pericolosità geoambientale è rappresentata dagli eventi alluvionali e dai fenomeni franosi. Come detto, infatti, la dorsale dolomitica si addossa alla linea di costa, essendo attraversata da un reticolo idrografico fortemente incassato e caratterizzato da elevato trasporto solido, alimentato anche dalla presenza della coltre piroclastica in appoggio sul substrato carbonatico. Al riguardo è d’uopo citare il disastroso evento del 26 ottobre 1954, allorquando in 16 ore si riversarono al suolo ben 504 mm di pioggia; in quell’occasione si contarono circa 300 tra vittime e dispersi, oltre ad imponenti fenomeni di sovralluvionamento delle aree urbane pianeggianti ed a frane da scorrimento-colata detritica”. Il sottoscritto non ha le competenze per esprimere un giudizio. Per questo, fa appello alle Autorità in indirizzo perché, nel rispetto dei compiti e delle responsabilità specifiche, siano disposti gli opportuni accertamenti di ‘Protezione Civile’, siano posti in essere gli interventi idonei a scongiurare denegati e sconfessati fenomeni, potenzialmente catastrofici, nel corso dei lavori ovvero anche successivamente al completamento laddove essi dovessero dare origine a mostruosità strutturali con conseguenti gravosi e onerosi impegni di monitoraggio. In tal senso, il ponte Morandi costituisce un indiscutibile esempio negativo. Il sottoscritto resta in attesa di cortesi riscontri con la comunicazione delle decisioni che competono in relazione agli Alti incarichi ricoperti ovvero con rassicurazioni sulla regolarità e neutralità dell’opera ai fini dei rischi paventati. In questo caso, sarà lieto di rilasciare pubblica informativa agli organi di stampa per tranquillizzare i cittadini".



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