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DENUNCIA AL GUP
DENUNCIA AL GUP
Caso Alfano, legali choc: “Prove finite nelle mani di Cobellis e poi smarrite”
Alfonso Stile
24 febbraio 2021 16:58
Eye
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VALLO DELLA LUCANIA. Risultati dell’autopsia su una vittima consegnati nelle mani di un imputato per omicidio colposo, il quale, insieme ai collaboratori della sua clinica, addirittura li smarrisce. Incredibile ma vero: è successo a Vallo della Lucania, nell’ambito del procedimento relativo al decesso di Michele Alfano (nella foto), il 40enne capaccese sposato e padre di tre figli, deceduto, nel 2016, a seguito di un intervento di riduzione dello stomaco per dimagrire.

In una memoria-denuncia inviata al gup Sergio Marotta del Tribunale di Vallo della Lucania, nonché al procuratore capo della locale Procura, Antonio Ricci, ed al sostituto procuratore Vincenzo Palumbo, gli avvocati Pierluigi Spadafora e Lucia Miranda, in qualità di difensori e procuratori speciali della moglie e dei familiari del defunto, parti civili nel processo, hanno rappresentato in dettaglio il grave episodio, avvenuto in occasione delle operazioni peritali affidate dalla magistratura alla dott.ssa Carmela Giordano, medico legale, e al prof. Pasquale Ricci, medico chirurgo.

Nel corso della videoconferenza tenutasi il 22 febbraio scorso per dare inizio a tali operazioni, cui hanno partecipato i consulenti nominati dalle parti in causa e gli stessi legali della famiglia Alfano, la Giordano ha rappresentato di aver ricevuto, in pari data, una pec (inoltrata a tutti i partecipanti alla videocall) dall’avv. Francesco Maldonato, difensore di fiducia dell’imputato Luigi Cobellis.

Nella pec, l’avv. Maldonato spiega che, su autorizzazione del gup, il dott. Antonio Mastracchio ha consegnato le inclusioni, relative ai reperti istologici dell’autopsia effettuata sul cadavere di Michele Alfano, ad una persona da lui appositamente delegata, ovvero Gino Liguori, descritto precisamente come “dipendente della Casa di cura Cobellis”, di proprietà dell’imputato Cobellis e dove Alfano è morto. E già qui la vicenda, di per sé, assume carattere paradossale. Ma non è finita.

Il Liguori, spiega ancora Maldonato, ha poi provveduto a recapitare gli esami all’anatomo-patologa Carmela Buonomo per una consulenza di parte, la quale, una volta elaborata, l’ha consegnata nelle mani dell’imputato Cobellis insieme ai reperti istologici sull’autopsia della vittima! Come se non bastasse, il colpo di scena finale: “…né il dott. Cobellis né i suoi collaboratori sono riusciti a rintracciare le inclusioni esaminate dalla Buonomo”, ma in proposito, “pur nel disappunto per l’accaduto”, l’avv. Maldonato ha ritenuto “opportuno mettere a disposizione la consulenza della Buonomo”.

Una serie di assurde anomalie definite testualmente “allarmanti ed inaccettabili” dai legali Spadafora-Miranda nella denuncia a Tribunale e Procura vallesi: è pacifico, infatti, che le risultanze dei reperti isto-patologici costituiscano fondamentale elemento di prova in ordine alla responsabilità penale degli imputati, ed averli dispersi, da parte degli stessi, per i legali delle parti civili rappresenta “un fatto gravissimo che presenta evidenti profili di reità”. 

È chiaro, infatti, che se tali reperti non dovessero essere mai più ritrovati, si dovranno valutare eventuali ipotesi di reato a carico di quanti, in concorso, li hanno smarriti. A destare sospetti è anche il fatto che potrebbero essere manipolati da terzi non autorizzati, quando invece dovrebbero essere sottoposti a rigida custodia dell’autorità giudiziaria competente. Spadafora e Miranda, nel segnalare ai magistrati la notizia di reato, hanno chiesto di adottare tutti i provvedimenti possibili per recuperare gli esami ed indagare su possibili responsabilità penali a carico dei responsabili.

Contattato al riguardo da StileTV, l’avv. Spadafora commenta: “Voglio solo far sapere che la vedova dell’Alfano, così come il sottoscritto, non si arrenderanno mai… mi dovranno solo stendere a terra per non poter fare nulla più”.

UNA TRAGEDIA A RISCHIO PRESCRIZIONE - Intanto, sono passati oltre 4 anni dalla morte di Michele Alfano e quattro sono gli imputati per omicidio colposo. Ma su cosa sia realmente accaduto nella clinica ‘Cobellis’ di Vallo della Lucania, quel tragico 17 settembre del 2016, la giustizia non ha ancora fatto luce. Il 4 novembre scorso, infatti, slittò di nuovo l’udienza preliminare davanti al gup Sergio Marotta del Tribunale cilentano, chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dal pm Vincenzo Palumbo della locale Procura, per i chirurghi che operarono il 40enne capaccese, ovvero: Luigi Cobellis (titolare della struttura), Luigi Angrisani (specialista esterno), Giovanni Novi (di Ascea) e Rocco Cimino (ex sindaco di Teggiano). 

Il pool di avvocati difensori degli imputati, all’epoca, sollevarono un’altra eccezione, stavolta in merito alla ratifica della consulenza autoptica richiesta dal pubblico ministero: in sostanza emerse che la Procura, all’epoca, di fatto ‘dimenticò’ di autorizzare gli ausiliari dei consulenti del magistrato in sede di conferimento dell’incarico, costringendo così il gup a ritenere nulla la perizia ed a disporne una nuova. 



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