Si accende il dibattito a Capaccio attorno alla proposta-progetto di trasferire il Museo Archeologico Nazionale da Paestum a Capaccio Scalo, avanzata con decisione dal vicesindaco Lorenzo Tarallo durante l’ultima puntata del talk show “Detto con Stile”.
Al riguardo, la nostra redazione ha richiesto il parere del maestro Mario Bruno Bambacaro, esperto di riferimento dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Paestum nonché profondo conoscitore della storia antica della città dei Templi e delle strutture che, oggi, custodiscono e consentono a migliaia di turisti e visitatori, ogni anno, di ammirare reperti e meraviglie dell’antica Poseidonia: “Si tratta di una proposta molto forte ed interessante. Sotto l’attuale sede del Museo, infatti, è lecito pensare che vi siano numerose altre strutture risalenti all’epoca Romana e Greca, visto che alcuni resti sono già visibili attraverso i pavimenti in vetro presenti nel museo stesso. Si potrebbe dar esito a nuovi scavi, quindi, con tutta la risonanza internazionale, in ambito archeologico e turistico, che investirebbe positivamente Paestum. Il Museo, nel 1952, fu realizzato quasi per ovviare ad un’emergenza di fatto, poiché i reperti emersi dagli scavi dell’epoca erano talmente tanti che si dovette provvedere immediatamente a conservarli in un luogo sicuro. Purtroppo, però, venne edificato proprio su un’altra struttura antica, ed è un po’ questo il pasticcio che fu commesso a quei tempi. Oggi, spostare fisicamente il Museo dall’attuale sede a Capaccio Scalo richiederebbe dei tempi burocratici molto lunghi, che rasentano l’utopia. Pertanto, a mio avviso, sarebbe meglio puntare su un’altra soluzione, ovvero realizzare un secondo museo nel centro cittadino, imperniato sull’esposizione delle lastre di epoca Lucana, risalenti al V secolo a.C., ritrovate durante le operazioni di sbancamento effettuate per realizzare l’attuale parco urbano La Collinetta, negli anni ’60, ed attualmente custodite nel Museo nazionale. Pertanto, si potrebbe pensare ad un’altro museo fuori le mura, in modo che s’inizi a parlare di storia già 3 km prima dell’area archeologica, magari cambiando la denominazione di Capaccio Scalo in Paestum nord. Ciò creerebbe un polo archeologico più vasto a beneficio anche delle attività commerciali che insistono nel centro urbano”.
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