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CHIESTA REVOCA MISURA CAUTELARE
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Capaccio, ‘Croci del Silaro’: doppia udienza per Squecco, quasi 100 testimoni
Alfonso Stile
15 giugno 2021 12:29
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CAPACCIO PAESTUM. Doppia udienza, ieri, presso la Prima sezione penale del Tribunale di Salerno, presieduta dal giudice Domenico Diograzia, per l’impreditore capaccese Roberto Squecco, principale imputato del processo scaturito dall’indagine ‘Croci del Silaro’. La prima ha riguardato le misure di prevenzione che tengono il patrimonio di Squecco sotto confisca preventiva, per le quali gli avvocati difensori Guglielmo Scarlato e Mario Turi hanno chiesto la revoca. Contestualmente, è stata chiesta la sostituzione della misura cautelare del divieto di dimora, cui è sottoposto Squecco, con il divieto d’esercizio dell’attività imprenditoriale. I giudici si sono riservati la decisione ma senza comunicare quando verrà resa nota.

Subito dopo si è tenuta la seconda udienza dibattimentale del processo, con rito ordinario, a carico di Squecco e dell’ex moglie Stefania Nobili (entrambi presenti in aula ieri), e all’imprenditore di Pompei, Roberto Sorrentino. Ascoltato dal pm Francesca Fittipaldi, in particolare, il presidente dell’associazione Humanitas di Salerno Roberto Schiavone, il quale ha negato qualsiasi intimidazione, minaccia o tentativo di corruzione, da parte di Squecco, nell’accaparramento di alcune postazioni del 118 lasciate libere dalla stessa onlus “a causa di pesanti sanzioni pecuniarie inflitte in altri controlli dalla Guardia di Finanza” che hanno di fatto compromesso le capacità finanziarie di Schiavone, che sarà controinterrogato dalla difesa nella prossima udienza, fissata per il 13 settembre prossimo. In tutto sono quasi 100 le persone chiamate a testimoniare dal pubblico ministero e dagli avvocati dei tre imputati, accusati a vario titolo di intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, peculato, abuso d'ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, in concorso con altri imputati, la cui posizione è stata stralciata avendo scelto riti alternativi.



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