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DIATRIBA LEGALE LUNGA 11 ANNI
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Battipaglia, scheletro Via Domodossola: Comune la spunta al Consiglio di Stato
Alfonso Stile
16 giugno 2021 11:45
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BATTIPAGLIA. Scheletro di via Domodossola (nella foto): il Comune di Battipaglia vince in appello al Consiglio di Stato. Tutto comincia nel 2008, quando i proprietari del suolo, i De Biase, ottennero dal Commissario ad acta e grazie alla mancata opposizione dell’allora Amministrazione comunale, il placet per realizzare un immobile ad uso abitativo e direzionale progettato dall’arch. Bruno Di Cunzolo. 

Nel 2010, un decreto del Gip fermò tutto e il cantiere fu sequestrato. Cinque anni dopo, nel 2015, arrivarono le condanne in primo grado per i proprietari, ma nel 2018, quando la sentenza fu riformata in sede di appello e gli imputati prosciolti, la Corte d’Appello di Salerno ne ordinò la restituzione ai legittimi proprietari, ma nel frattempo la srl che s’occupava dei lavori finì in mano alla Curatela fallimentare e fu acquistata da una società riconducibile all’imprenditore Gennaro Lanzetta il quale, nel maggio del 2019, ritenendo d’aver conseguito, insieme al dissequestro, il diritto a riprendere i lavori, chiese la proroga. 

Il Comune s’oppose, ma il Tar gettò un colpo di spugna sul diniego dell’ente civico, ricordando che i termini non potevano considerarsi scaduti ma andavano calcolati dal dissequestro in poi. E, sempre secondo il Giudice di primo grado, l’Ufficio Tecnico non poteva neppure procedere ad un annullamento del titolo edilizio rilasciato da un Commissario ad acta.

“La pronuncia di decadenza per mancata presentazione di una formale istanza di proroga del permesso di costruire antecedentemente al 13/11/2011 è viziata perché non considera in alcun modo il factum principis rilevato nel giudicato formatosi sulla sentenza di questo Tribunale” si leggeva nella sentenza pronunciata dalla seconda Sezione salernitana del Tar, presieduta dal magistrato Nicola Durante. Tradotto dal linguaggio giuridico, equivale a dire: quel provvedimento è sbagliato.

Sennonché il Comune di Battipaglia, assistito dall’avv. Sabato Criscuolo e coadiuvato dalla Associazione Fare Ambiente Movimento Ecologista Europeo, assistito dallo Studio Legale Lanocita, impugnava la sentenza in Consiglio di Stato, lamentando compromissione delle scelte pianificatorie comunali in difetto del rispetto delle misure minime di aree a standards urbanistici prescritte in zona “B2 centrale” e, comunque, la violazione delle norme tecniche di attuazione del PRG vigente dal 30 marzo 1972 (quali la violazione dell’indice di fabbricabilità territoriale e di copertura).

Un provvedimento che vide il diniego da parte del settore Tecnico. Il dirigente Carmine Salerno, e il responsabile del procedimento, l’ingegnere comunale Carmine Potolicchio, dinanzi alla richiesta di Giovanni Lanzetta, figlio del noto ‘re del cemento’ Gennaro Lanzetta, che nel 2017 prese il posto della madre Adalgisa Rinaldi al comando della Servizi e Sviluppo srl assistita dall’avv. Marcello Fortunato, risposero picche: “Il permesso di costruire per il quale vi è istanza di proroga e voltura è affetto, in modo palese da profili di illegittimità” scrissero i due.

A mettere la parola fine alla complessa querelle il Consiglio di Stato, che con sentenza pubblicata in data odierna, a firma del presidente Vito Poli e dell’estensore Nicola D’Angelo, ha accertato, contrariamente al Tar Salerno, la legittimità del diniego di proroga, con ogni conseguenza di legge che ne segue quale la doverosa adozione dell’ordinanza di demolizione che il Comune di Battipaglia dovrà irrogare.

Viva approvazione, al riguardo, dell’avv. Ferdinando Belmonte che, nella qualità di responsabile nazionale del Settore Legale di Fare Ambiente, presieduto dal prof. Vincenzo Pepe, dichiara: “Il Consiglio di Stato con la sentenza n. 4648 del 16 giugno 2021 ha puntualmente riformato le sentenze nn. 26 e 1419 del 2020 del Tar Campania, Salerno, macroscopicamente errate giacché, contrariamente a quanto ripetutamente affermato dal giudice salernitano, ostinatamente allineato ad una giurisprudenza minoritaria e comunque superata, ha salvaguardato il principio di legalità amministrativa (in favore degli interessi della collettività) che deve prevalere sempre e comunque sugli interessi dei privati. Con tale sentenza, il Giudice di Palazzo Spada ha chiarito, si spera definitivamente, i contorni ed i contenuti della vicenda affrontata aprendo alla concreta probabilità che, in futuro, non vengano più rilasciati permessi a costruire del tipo di quelli che in passato, almeno fino al 2014, hanno consentito il cosiddetto ‘sacco del territorio’ in favore del cemento”.



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