Attualità
Provincia, appalti truccati: tutti i nomi, nei guai capaccesi Carmine e Giuseppe Ruggiero
Redazione
12 giugno 2012 14:42
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SALERNO. Trema il mondo delle imprese edili e di costruzioni dell'intera provincia salernitana. L’operazione “Due Torri” (nella foto la conferenza stampa di oggi), diretta dalla Procura e dalla Dda di Salerno, ha portato all’arresto dei registi dell’articolato sistema che consentiva di manipolare le gare d’appalto bandite dalla Provincia di Salerno. Secondo gli inquirenti ed i militari dell'Arma, i cugini Gennaro e Giovanni Citarella (nella foto sotto), capicordata, avrebbero agito con la complicità di Giuseppe Ruggiero (di Capaccio), Luigi Di Sarli, Federico Spinelli Giovanni Botta ed Emanuele Zangari, nonché con il supporto di molte imprese compiacenti e dei due funzionari provinciali Raffaele Orefice e Franco Pio De Luca (ai quali sono stati confiscati 120mila euro, somma che avrebbero incassato sotto forma di tangenti per ‘gestire’ gli appalti). Il gip Sgroia ha accolto 15 delle 52 richieste di arresto formulate dalla Procura della Repubblica di Salerno, diretta da Franco Roberti. Ai domiciliari sono finiti anche Rosario Cozzolino, il capaccese Carmine Ruggiero (zio di Giuseppe Ruggiero), Alessandro Piccolo, Eduardo Sale, Diana Capretto e Silvana Bevilacqua, segretaria di Giovanni Citarella, attuale presidente della Nocerina, retrocessa quest’anno dalla serie B alla Lega Pro. L’obiettivo del “cartello” era spartirsi a tavolino i lavori pubblici, affidati con gare o licitazioni private, mediante la complicità di oltre 250 ditte collegate al sistema e connivenze strategiche negli uffici tecnici dell’ente provinciale e di altre amministrazioni civice. Tra i reati ipotizzati più gravi, l’associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione e falso in atto pubblico.
L’operazione “Due Torri” ha preso il via cinque anni fa, dopo un incendio ed il furto di un escavatore subiti dalla ditta “Generali Costruzioni”, controllata dai Citarella. Le intercettazioni disposte a seguito dell’oscuro episodio, hanno rivelato un ampio pilotaggio degli appalti pubblici della Provincia di Salerno e di altre amministrazioni comunali salernitane, con il ruolo decisivo di funzionari corrotti e di capicordata alla guida di un cartello di imprese che condizionava le gare e depredava gli appalti con il meccanismo del massimo ribasso. Questa la strategia: le aziende ‘affiliate’ formavano associazioni temporanee d’impresa, acquisivano gli elenchi delle ditte che partecipavano alle gare pubbliche sborsando 2mila euro per ogni elenco ai funzionari pubblici corrotti, poi concordavano tra loro ribassi fino al 40% per sbaragliare la residua concorrenza ed assicurarsi i lavori, eseguiti con materiali scadenti e scarsa qualità. Le somme percepite dall’ente pubblico venivano poi ripartiti tra i membri dell’organizzazione.
Le perquisizioni fatte dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Salerno, diretto dal col. Fabrizio Parrulli, avrebbero permesso di raccogliere prove schiaccianti: sulle 170 gare d’appalto passate al setaccio, negli anni tra il 2001 ed il 2008, ben 130 sono state condizionate dal sodalizio, per un importo di 50 milioni di euro. Oltre ai 15 arrestati, ci sono anche 300 indagati ed altrettante società campane sotto esame. Tra i lavori effettuati dal cartello criminale ci sono alcune opere di viabilità per il porto di Agropoli, per l’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi, per l’Università di Fisciano, per il Mingardo, strade comunali a Nocera Inferiore ed altre provinciali, il mattatoio di Campobasso, centro per l’impiego di Mercato San Severino, due scuole a Sarno, il bocciodromo di Battipaglia.

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