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SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO
SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO
Battipaglia, onorari da capogiro: rigettato appello dell'ex avvocato del Comune
Alfonso Stile
20 agosto 2021 13:13
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BATTIPAGLIA. Il Consiglio di Stato, con sentenza pubblicata in data odierna a firma del presidente Carlo Saltelli e dell’estensore Giovanni Grasso, respinge l’appello dell‘avv. Giuseppe Lullo, difeso dall’avv. Marcello Fortunato, e, per l’effetto, conferma la legittimità della delibera di Giunta del Comune di Battipaglia n. 129 del 15 giugno 2017, con la quale l'esecutivo aveva, con un ritardo di circa tre anni, adeguato il “Regolamento sul funzionamento dell’Avvocatura Comunale” alla sopravvenuta normativa vigente dal 19 luglio 2014 di riforma degli onorari delle Avvocature degli enti pubblici.

A sostegno dell’appello Lullo, ex dirigente del Settore Avvocatura del Comune di Battipaglia, collocato a riposo in data 1° maggio 2019, lamentava che il Regolamento fosse stato adeguato dalla Giunta, pur rientrando tra le attribuzioni del Consiglio comunale, oltre alla violazione del principio generale di irretroattività delle fonti normative e, segnatamente, dell’art. 9 del decreto-legge n. 90 del 2014, che non avrebbe autorizzato modifiche regolamentari ad efficacia retroattiva, nonché la violazione della Legge professionale forense quanto alla ritenuta compromissione dell'autonomia e dell'indipendenza dell’avvocatura pubblica rispetto agli organi politici.

A sostegno dell’avv. Lullo sono intervenuti finanche l’Unione nazionale avvocati enti pubblici, difesa dall’avv. Demetrio Fenucciu, e la Camera Amministrativa Salernitana, difesa dall’avv. Francesco Accarino. Contro l’ex numero 1 del Settore Avvocatura comunale ed a coadiuvare il Comune, difeso dall’avv. Felice Laudadio, è invece intervenuto il consigliere comunale Gerardo Motta, rappresentato dagli avv. Paolo De Caterini e Ferdinando Belmonte, il quale aveva già chiesto, a suo tempo, che il ricorso fosse respinto e che il Dirigente restituisse al Comune (e quindi ai contribuenti della Città di Battipaglia) ciò che aveva, dal 1° gennaio 2015, invece indebitamente continuato a percepire in violazione dell’art. 9 del decreto-legge n. 90 del 2014. L’intento era quello di salvaguardare l’integrità del patrimonio dell’ente civico battipagliese, che poteva rischiare di essere compromesso da pagamenti non dovuti, data anche la peculiare situazione finanziaria ed ambientale del Comune intimato.

“Siamo già al lavoro per rivedere il Regolamento sugli emolumenti ai dirigenti comunali”: parlava così l’avv. Laura Toriello, all'epoca assessore all'Avvocatura di Palazzo di Città. E annunciava il calo d’una scure sugli emolumenti che vengono accordati ai vertici dirigenziali del Comune di Battipaglia. In occasione di una seduta consiliare, infatti, si era scatenata un’accesa polemica sui compensi intascati dai dirigenti. Nel mirino dell’opposizione, in particolare di Gerardo Motta, finì proprio il numero uno del settore avvocatura, Giuseppe Lullo. “È paradossale - affermava il capogruppo consiliare di ‘Speranza per Battipaglia’ - che in una città dove non viene garantita nemmeno l’assistenza specializzata per i disabili nelle scuole, il dirigente dell’avvocatura, in dieci anni, abbia guadagnato 1,27 milioni di euro: sono cifre da Superenalotto...”.

Motta, nel 2017, aveva chiesto all’allora segretario comunale, Brunella Asfaldo, dei chiarimenti sulle retribuzioni, fisse e variabili, accordate a Lullo. Stando ai dati comunicatigli dal Dirigente del Settore Finanziario, Giuseppe Ragone, le somme guadagnate da Lullo, dal 2006 al 2016, ammonterebbero a 1.275.709,35 euro. 

Al pari degli altri dirigenti, nello specifico Lullo incassava una retribuzione tabellare annuale che ammontava a 43.310 euro, un’indennità di posizione fissa che corrispondeva a 35mila euro, un’indennità di risultato e altri emolumenti. Proprio l’ultima voce, tuttavia, nel caso di Lullo raggiungeva cifre più cospicue rispetto a quelle degli altri dirigenti di Palazzo di Città: gli ulteriori emolumenti accordati all’avvocato del Comune, infatti, corrispondevano ai guadagni derivanti dalle varie cause. Motta lamentava che, oltre allo stipendio, nel 2008 Lullo aveva intascato 24.121 euro, nel 2009 13.351 euro, nel 2011 39.998 euro, nel 2012 46.269 euro, nel 2013 87.000 euro, nel 2014 96.713 euro, nel 2015 87.072 euro e nel 2016 altri 77.500 euro.



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