CAPACCIO. Dopo 53 giorni trascorsi nel carcere di Secondigliano, il 49enne imprenditore edile di Capaccio, Giuseppe Ruggiero, vuota il sacco in merito al sistema di appalti manipolati in provincia di Salerno e gli inquirenti lo premiano, accogliendo la richiesta di concessione degli arresti domiciliari avanzata dai legali Guglielmo Scarlato e Lucio Basco. Il gip Gaetano Sgroia, infatti, ieri pomeriggio ha firmato il decreto di scarcerazione del costruttore capaccese, dopo il secondo interrogatorio sostenuto davanti al pm Rosa Volpe, tenutosi mercoledì scorso. Un colloquio durato oltre tre ore e mezza, secretato dalla procura così come quelli dei cugini Giovanni e Rino Citarella, poiché sarebbero venute fuori rivelazioni importanti da parte di Ruggiero, con il possibile coinvolgimento a vario titolo di politici locali: l’imprenditore capaccese ha chiarito alcune contraddizioni in cui era caduto nelle dichiarazioni rese in precedenza, comparate con quella dello zio Carmine Ruggiero, tuttora ai domiciliari. Anche “zi’ Carminuccio”, infatti, potrebbe tornare presto davanti ai pm per chiarire alcuni dettagli e convincere la procura che il suo ruolo, all’interno del presunto “cartello” d’imprese che controllava i pubblici incanti provinciali, non era rilevante. Giuseppe Ruggiero, invece, è stato inquadrato dagli inquirenti come un possibile 'capocordata' nel Cilento: il costruttore avrebbe ulteriormente chiarito i rapporti con i funzionari della Provincia, Raffaele Orefice e Franco Pio De Luca, e fornito delucidazioni sulle sue amicizie politiche.