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NOTA STAMPA
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Ospedale Vallo della Lucania, Nursind ribadisce criticità all'Asl di Salerno
Comunicato Stampa
29 agosto 2022 12:33
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VALLO DELLA LUCANIA. Nuova segnalazione, da parte del Nursind di Salerno, in merito alle criticità del presidio ospedaliero di Vallo della Lucania. In una nota inviata alla direzione sanitaria dell’Asl, il segretario territoriale Biagio Tomasco evidenzia quanto segue.

Il comprensorio del DEA di I Livello Vallo della Lucania-Agropoli, ma più in generale quello dell’intero Cilento e Vallo di Diano, a cui si riferiscono per l’offerta di salute, vive oggi forti criticità organizzative, tecniche e gestionali difficilmente superabili se non si avviano politiche di risanamento forti ed incisive, che vadano nella direzione della miglior offerta di salute per i cittadini e del mio miglio comfort lavorativo per i dipendenti in esso operanti.

Nel DEA di I Livello Vallo della Lucania-Agropoli, insistono tutte quelle attività legate alle reti tempo dipendenti che normalmente un DEA di I Livello dovrebbe garantire, e che ancor di più il DEA di I Livello Vallo della Lucania – Agropoli debba garantire in quanto inserito come CTZ (Centro Traumatologico Zonale) nella rete Trauma. Ad oggi persistono forti criticità che sinteticamente così possono essere riassunte:

1. Carenza di medici – infermieri – oss;

2. Mancato avvio delle procedure concorsuali per dirigenti di II Livello (primari);

3. Mancata definizione delle mission dei plessi di Vallo della Lucania ed Agropoli;

4. Mancata revisione del sistema territoriale del 118;

5. Previsione di una unità di lungodegenza codice 56 e codice 60.

Nel dettaglio:

Carenza di medici – infermieri – oss - La carenza di personale che stringe il DEA di Vallo Agropoli ha origini lontane nel tempo, che hanno visto una cattiva programmazione del ricambio generazionale e scarsa attenzione alle dinamiche lavorative dei dipendenti, che in numerosi casi sono solo transitati per il DEA per poi accasarsi presso ospedali più vicini alla loro residenza. Il pensionamento ha inciso in maniera abbastanza evidente sulla dotazione organica assegnata al DEA, ma allo stesso tempo si è permessa la fuoriuscita di personale senza che fosse garantita la compensazione con altro personale in entrata. Sul fronte dei numeri abbiamo reparti che non hanno la presenza della figura apicale del dirigente di II Livello, i cosiddetti primari, che molto ha influito sulla capacità attrattiva del DEA, cosa che a lungo andare ha contratto i livelli operativi con ovvi risvolti anche sulla necessità di arruolare nuove leve per mantenerli. In particolare l’assenza dei dirigenti di II Livello si registra presso:

a) Pronto Soccorso e medicina d’Urgenza e Accettazione

b) Neuroradiologia

c) Rianimazione

d) Radiologia Medica

e) Cardiologia

f) Centro Trasfusionale

g) Chirurgia Vascolare

h) Neurochirurgia

i) Medicina Generale

j) Pediatria

k) Malattie Infettive e Tropicali

A tanto si aggiunga la situazione ibrida dell’Ortopedia e Traumatologia che vede un dirigente di II Livello a scavalco tra Vallo e Sapri. Da ultimo, ma non per importanza, il concorso bandito e mai espletato per la direzione medica di presidio. La situazione, che è al limite del collasso, non può essere risolta se non attraverso l’emanazione dei bandi di concorso per figure apicali che debbano essere perorati dall’intera comunità insistente nell’area di pertinenza del DEA oltre che dalla politica locale, ad oggi deficitaria su questo fronte.

Per quanto attiene le professionalità mediche da affiancare alle figure apicali, la situazione è ancora più drammatica, in quanto si registra la mancanza di medici in tutte le Unità Operative del DEA, con particolare riguardo a Cardiologia, Chirurgia Vascolare, Neurochirurgia, Centro Trasfusionale, Medicina Generale, Pronto Soccorso e Pediatria, che al momento vanno avanti unicamente per mezzo di convenzioni con altre aziende e ricorso all’auto convenzionamento interno (ALPI) con evidente sperpero di risorse che ben si potrebbero utilizzare per il reclutamento di nuove leve a cui andrebbe garantita una sorta di indennità di disagio per invogliarle a non trasferirsi in altre sedi, sulla scorta di quanto già avvenuto nelle zone pedemontane e montane dell’alta Italia, e magari garantendo loro un incarico professionale che li invogli a svolgere la loro attività in maniera più pregnante.

La situazione che si è creata, nel corso degli anni, per una visione molto limitata della direzione strategica e di presidio, ha prodotto aberrazioni gestionali foriere di rischio clinico soprattutto nel Pronto Soccorso, dove la carenza medica è più accentuata, tanto che è dallo scorso anno che la direzione di presidio emette ordini di servizio a tutto il personale medico operante in altre UU.OO., con il risultato di ingolfare soprattutto le aree chirurgiche che si vedono sottratte le unità mediche utili a completare gli interventi chirurgici, che invece continuano a rimanere in coda. Tale carenza, oltre a produrre gli effetti sopra evidenziati, ha prodotto anche l’impasse per cui al cambio turno medico, lo smontante sia andato via senza aspettare il montante, rimanendo sguarnito il PS stesso.

Per non parlare del servizio di cardiologia che non garantisce un’operatività minima, poiché lo stesso cardiologo (unico in turno) deve garantire il servizio, il reparto, la terapia intensiva, i Pronto soccorso, i ricoveri ecc... La situazione che vede poi la neurochirurgia e la chirurgia vascolare, lo ricordiamo due asset fondamentali del trauma team, mette a rischio l’assistenza dei pazienti politraumatizzati che il 118 continua a trasferire presso il Pronto Soccorso del San Luca, che in questo modo si ritrova ad affrontare emergenze senza il necessario intervento di tutte le figure specialistiche previste. A tanto si è poi aggiunta la discutibile decisione di riaprire il reparto covid, poiché di reparto trattasi visti i giorni di permanenza dei pazienti positivi in quegli ambienti, che ha visto la soppressione della medicina d’urgenza che, in un territorio ad alta presenza di popolazione anziana, e quindi presentante patologie respiratorie e cardiache, ben avrebbe potuto aiutare a decongestionare in primis la cardiologia e la medicina generale.

Sul fronte della carenza infermieristica il dato allarmante è legato all’avanzare dell’età media dei lavoratori che si aggira sui 55 anni, cosa per cui nel giro di pochi anni l’attuale carenza si aggraverà ancor di più per effetto delle cessioni dal servizio, oltre ad aggravare ancor di più gli attuali carichi di lavoro che giocoforza dovranno essere sopportati da personale sempre più anziano e quindi demotivato e/o impossibilitato a rendere le prestazioni in maniera efficace ed efficiente. Anche in questo caso la soluzione sarebbe quella di emanare dei bandi per l’assunzione di personale infermieristico finalizzati all’inserimento nel DEA di Vallo – Agropoli con un fermo istituzionale di 5 anni nella sede di prima assegnazione, in modo da frenare ogni velleità di trasferimento e dando la consapevolezza che chi concorrerà, lo farà solo ed unicamente per il DEA di Vallo – Agropoli.

Sul versante degli OSS si registra invece una vera e propria ecatombe se si pensa che solo nel presidio di Vallo ne mancherebbero circa 110. Come ipotizzato per gli infermieri, anche in questo caso la soluzione sarebbe quella di emanare dei bandi per l’assunzione di OSS finalizzati all’inserimento nel DEA di Vallo – Agropoli con un fermo istituzionale di 5 anni nella sede di prima assegnazione, in modo da frenare ogni velleità di trasferimento e dando la consapevolezza che chi concorrerà, lo farà solo ed unicamente per il DEA di Vallo – Agropoli. Tanto è chiaramente evidenziato nell’attuale redistribuzione del personale dell’ASL Salerno, di seguito evidenziata: appare abbastanza evidente, volendo solo prendere in esame i tre DEA di I livello veramente esistenti sul territorio dell’ASL Salerno, che l’ospedale di Vallo della Lucani risulti fortemente svantaggiato rispetto alle dotazioni di medici, infermieri ed OSS degli altri due DEA di I Livello di Nocera – Scafati – Pagani e di Eboli – Battipaglia – Roccadaspide

Se poi paragoniamo le dotazioni organiche dei dirigenti medici dei tre DEA di I Livello, sotto l’aspetto dei reparti dediti all’emergenza urgenza, ovvero quelli di Vallo, Nocera ed Eboli, notiamo che le discrepanze aumentino in maniera sensibile. Mancata definizione delle mission dei plessi di Vallo della Lucania ed Agropoli-Nell’ottica dell’unica gestione del DEA Vallo – Agropoli, appare sempre più pressante e pregnante definire le mission che i due stabilimenti debbano possedere. Appare evidente che una duplicazione di funzioni tra i due plessi risulti deleteria e di difficile coesistenza e gestione, considerati gli alti costi economici dovuti a personale, dotazioni tecnologiche e strumentali.

È indubbio che il plesso di Vallo della Lucania, debba continuare a rappresentare il fulcro dell’assistenza in urgenza ed elezione, sia per il suo inserimento come HUB nella rete trauma, tanto che è definito come CTZ, sia per la presenza storica di tutte le specialistiche che risultano funzionali alle reti tempo dipendenti. La presenza della chirurgia, della rianimazione, dell’ortopedia, della cardiologia, della chirurgia vascolare e della neurochirurgia soddisfa in pieno quanto previsto dalla Regione Campania in ordine all’attivazione del trauma team, cosa imprescindibile nella diagnosi differenziale in caso di paziente politraumatizzato. Pertanto, la discussione deve spostarsi essenzialmente su quella che sarà la missione dell’ospedale civile di Agropoli, ad oggi impegnato nella lotta al contenimento della patologia Covid. È evidente che prima o poi detta emergenza finirà e in quel momento ci ritroveremo a discutere di cosa si debba fare ad Agropoli. La proposta operativa è quella di rendere l’ospedale di Agropoli sempre più integrato con quello di Vallo della Lucania, riempiendolo di tutte quelle attività che ad oggi non insistono nell’ospedale di Vallo della Lucania, quali:

• Centro Covid

• Week Surgery

• Camera Iperbarica

Per quanto attiene il Centro Covid, risulta già presente una Rianimazione Covid e una UOS di Malattie Infettive Covid, che andrebbero potenziate nell’ottica di una recrudescenza Covid e/o in occasione di altra malattia pandemica. Contestualmente andrebbero potenziate le sale operatorie che potrebbero essere utilizzate tanto per gli interventi Covid, quanto per l’attivazione della Week Surgery ad oggi fondamentale per l’abbattimento delle liste di attesa, che risultano congelate proprio a causa della crisi pandemica.

Per quanto attiene l’installazione di una camera iperbarica, essa rappresenterebbe l’optimum per un territorio che ha una forte vocazione turistica, e che da fonte ENIT raggiunga il milione di residenti durante tutta la stagione estiva. Basti pensare che i 147 km di costa ad oggi insistenti nel Cilento in caso di occorrenza debbano giocoforza fare riferimento al centro iperbarico dell’AOU Ruggi di Salerno, con tutto quello che ne consegue in termini di tempo d’intervento. La stessa camera iperbarica potrebbe differenziare la sua utilità non solo rispetto ai traumi occorsi in mare, ma essere utilizzate in tutte quelle situazioni in cui la chirurgia tradizionale non risulti sufficiente, o per la fisiopatologia respiratoria. Tutto quanto sopra esposto servito dalla rete laboratoristica e radiologica.

REVISIONE SISTEMA 118 - L’integrazione dei due stabilimenti di Vallo della Lucania ed Agropoli, per come immaginata, può avvenire solo attraverso una completa rivisitazione del sistema 118 oggi vigente. Occorre ripristinare il servizio di trasporto infermi secondario, istituendo un gruppo di lavoro dedicato ed autonomo che faccia da collegamento istantaneo tra i due plessi per ogni esigenza che si dovesse appalesare. Tale gruppo deve avere autonomia gestionale ed operativa e dipendere dalla direzione medica di Presidio che ne deve coordinare le attività, sia per i trasporti intra DEA sia per quelli intraospedalieri, con un determinato programma operativo che lo renda snello ed efficace con attività programmabili ed urgenti. Soprattutto occorre rivisitare il trasporto in emergenza urgenza che tanti problemi causa con l’attuale conformazione operativa. Bisogna prevedere l’implementazione delle ambulanze sul territorio, magari prevedendo la sola presenza a bordo dell’infermiere che, per mezzo di atti medici delegati, possa precocemente prendere in carico il paziente sotto la guida della COT 118, in attesa dell’arrivo dell’automedica sul posto del sinistro sovvertendo in questo modo il paradigma vigente che vede il paziente trasportato in ospedale, quasi sempre il più vicino, ma quasi mai il più idoneo.

Ma soprattutto, considerata la forte eterogeneità del territorio cilentano, i tempi di percorrenza, l’orografia, la viabilità ordinaria quasi sempre non disponibile, bisognerebbe effettuare un forte ragionamento sull’implementazione delle elisuperfici che renderebbero i soccorsi quasi immediati in ogni condizione ambientale e di viabilità. Difatti la stessa conformazione del servizio di eliambulanza oggi esistente non risulta scevro da criticità, in quanto ampie zone del territorio salernitano, quelle più a sud e ricadenti nell’area del golfo di Policastro, risultino scoperte. Dall’immagine sopra riportata, che rappresenta il raggio di azione delle due postazioni di Napoli e Pontecagnano, emerge con chiarezza che quasi la totalità dei comuni ricadenti nelle aree del Golfo di Policastro e del Vallo di Diano siano scoperte dal punto di vista della tempistica minima da garantire, per come sopra ben evidenziato, e inoltre tutta la parte nord orientale della Regione Campania subisce gli stessi effetti del Golfo di Policastro e del Vallo di Diano. Altra discrasia è l’area geografica di intersezione tra le due sfere di influenza delle due postazioni di Napoli e Pontecagnano, che in ultima analisi sfocia in uno spreco di risorse che si potrebbe meglio ottimizzare secondo un’organizzazione che vada ad individuare tre postazioni di elisoccorso che possano coprire nella giusta tempistica tutte le zone della Regione Campania oggi scoperte, come da ipotesi che segue,

PREVISIONE LUNGODEGENZA IN CODICE 56 E CODICE 60 - Altro aspetto da considerare attentamente e da non sottovalutare è quello legato alla creazione presso il polo di Agropoli di un reparto di lungodegenza in codice 56 e codice 60, che vada ad intercettare le esigenze riabilitative dei tanti anziani ricoverati presso il PO di Vallo della Lucania e bisognevoli di recupero dal punto di vista riabilitativo. Oggi detti pazienti riescono a trovare alloggio unicamente presso le RSA ricadenti nel territorio di competenza del PO di Vallo della Lucania, ove vengono accolti ma senza la garanzia costante di quanto richiesto per il loro reinserimento sociale. Tra l’altro il vecchio atto aziendale dell’ASL Salerno, assegnava al PO di Vallo 20 posti letto di lungodegenza riabilitativa, mai attivati e quindi facilmente dislocabili presso il PO di Agropoli che, grazie all’ipotesi del Servizio secondario innanzi indicata, sarebbe di facile gestione e concorrerebbe a diminuire la degenza post operatoria, e quindi la riabilitazione funzionale, dei pazienti interessati.



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