Terminato il processo nato dall’inchiesta “Divise infedeli” sui presunti intrecci tra camorra, imprenditori e pubblici ufficiali, accusati di aver imposto ai titolari di alcuni esercizi commerciali della Piana del Sele il noleggio di apparecchi di videopoker, in cambio di laute ricompense da parte degli imprenditori legati al clan Pecoraro-Renna. Ad essere assolti il capaccese Luigi Ciliberti (attualmente membro del Consiglio di deputazione del Consorzio di Bonifica Sinistra Sele di Paestum) e Vincenzo Cortese, entrambi finanzieri in servizio all’epoca dei fatti, entrambi. Sei, invece, le condanne inflitte ma cadono molti dei capi d’imputazione, compresa l’aggravante mafiosa. A Massimo Proietti, 53enne di Agropoli, è condannato a scontare cinque anni. A carico del sottufficiale della Finanza più coinvolto nell’inchiesta cade l’aggravante mafioso e altri capi d’imputazione, sia per non aver commesso il fatto sia per prescrizione. Cinque anni e mezzo invece per gli altri due sottoufficiali Pier Carmine Oliviero (43 anni di Salerno) e Lorenzo Landi (59 anni di Mercato San Severino): per tutti c’è l’interdizione dai pubblici uffici. Altre condanne riguardano Demetrio Trimarco (un anno e sei mesi), due anni e due mesi per Raffaele Botta e due anni e tre mesi per Claudio Calanni. La lettura del dispositivo di sentenza è stato un sospiro di sollievo per il capaccese Luigi Ciliberti, il quale, contattato dalla nostra Redazione, ha dichiarato: “Dopo 10 anni sono finalmente uscito da un incubo in cui venivo accusato ingiustamente di cose che non ho mai commesso. Infatti, in tutto questo tempo, mi hanno sì indagato ma non sono mai stato chiamato a deporre, a testimoniare né ho mai prodotto alcuna memoria difensiva. Ora, la giustizia mi ha dato ragione e cioè che sono completamente innocente ed è giusto che la mia immagine venga riabilitata semmai vi è stato qualcuno che ha dubitato della mia innocenza. Ho servito fedelmente la Guardia di Finanza per tutta la mia vita da finanziere e cittadino onesto”.