AGROPOLI. Frode milionaria nella Formazione 4.0 scoperta dalla Guardia di Finanza di Agropoli. Tra i 9 indagati sottoposti a misure cautelari c’è anche l’attuale consigliere di minoranza Massimo La Porta, già amministratore comunale e candidato sindaco alle Amministrative dello scorso giugno. La Porta, ristretto agli arresti domiciliari, figura tra i dipendenti di una delle numerose società che avrebbero prodotto la falsa documentazione per ottenere ingenti crediti d’imposta derivanti dalla fittizia formazione del personale di 274 imprese in tutta Italia. Nella maxi operazione delle fiamme gialle agropolesi, figura come dominus del sistema il noto imprenditore Concordio Malandrino, già coinvolto in altre indagini penali per svariati reati di natura fiscale, tra cui quella inerente la gestione del locale dei vip Umamì sito nel porto turistico di Agropoli. Al momento del blitz, non è stato possibile notificare il provvedimento di carcerazione a suo carico in quanto residente all’estero. In cella, invece, è finito un altro imprenditore agropolese, presunto prestanome di una miriade di imprese riconducibili allo stesso Malandrino, come si evince dall’ordinanza di quasi 700 pagine, dove il pm aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per tutti gli indagati.
La Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, che ha coordinato l’indagine, ha disposto il sequestro preventivo di circa 57 milioni di euro, corrispondenti all’illecito profitto. L’accusa è di aver messo in piedi un’associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, indebita compensazione di crediti d’imposta e autoriciclaggio, avvalendosi di una cospicua rete di procacciatori.
Con l'ausilio di delegati sindacali, inoltre, venivano redatti falsi contratti collettivi aziendali, utilizzando marche da bollo contraffatte, in modo da attestare artificiosamente i costi sostenuti dalle imprese.
I provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria sono basati su imputazioni provvisorie che dovranno comunque trovare riscontro negli eventuali gradi di giudizio: pertanto, per tutti gli indagati, i cui legali hanno preannunciato ricorso al Riesame per la revoca delle misure cautelari, vige la presunzione d’innocenza fino a sentenza penale definitiva e irrevocabile.
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