Giudiziaria
INTERROGATORIO DI GARANZIA
INTERROGATORIO DI GARANZIA
Cilento, indagine 4.0: Massimo La Porta respinge tutte le accuse davanti al gip
Alfonso Stile
28 aprile 2023 10:34
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AGROPOLI. Si è tenuto ieri pomeriggio, presso il Tribunale di Vallo della Lucania, l’interrogatorio di garanzia per Massimo La Porta (nella foto), ristretto agli arresti domiciliari da 10 giorni nell’ambito dell’indagine sulla Formazione 4.0 condotta, in tutta Italia, dai finanzieri della Compagnia di Agropoli, diretti dal cap. Alessandro Brongo. Il consigliere comunale di opposizione, assistito dall'avv. Federico Conte, nel rispondere per quasi 2 ore a tutte le domande del gip, Sergio Marotta, non si è sottratto dal fornire le delucidazioni richieste dagli inquirenti, chiarendo la propria posizione e smarcandosi totalmente dagli affari di Concordio Malandrino, ritenuto il dominus della maxi frode e sfuggito alla carcerazione in quanto tuttora residente all’estero.

Nello specifico, La Porta ha smentito che fosse lui a preparare tutti i documenti per la formazione dei dipendenti delle imprese coinvolte e che operasse come collaboratore assunto presso una delle società riconducibili al Malandrino, precisando invece che, per un tempo ristretto di circa un anno, tra il 2019 e 2020, ha svolto soltanto l’incarico di consulente esterno, predisponendo ad esempio modelli tecnico-amministrativi e contratti tipo, che venivano poi compilati da terzi incaricati. A riprova dell'estraneità ai fatti contestati, La Porta ha spiegato che le sue prestazioni professionali sono state regolarmente fatturate e saldate, sottolineando che fosse ignaro di come venissero poi gestite, successivamente, pratiche ed asseverazioni. L’avv. Federico Conte, al termine del colloquio con i magistrati vallesi, si è riservato di valutare eventuale ricorso al Riesame per chiedere la revoca o sostituzione della misura cautelare a carico di La Porta, che resta dunque ai domiciliari.

La Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, che ha coordinato l’indagine, ha disposto il sequestro preventivo di circa 57 milioni di euro, corrispondenti all’illecito profitto ricavato da una presunta associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, indebita compensazione di crediti d’imposta e autoriciclaggio. Nove gli indagati (2 in carcere, 5 ai domiciliari e 2 all'obbligo di firma): per tutti vige la presunzione d’innocenza fino ad eventuale sentenza penale definitiva e irrevocabile.



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