CAPACCIO PAESTUM. Abusi sessuali aggravati dall’abuso di autorità durante una visita su una paziente di Capaccio Paestum: è iniziato, ieri, il processo a carico di Mattia Carbone (nella foto), primario dell’ospedale “Ruggi” di Salerno. Il 52enne, attualmente detenuto presso il carcere di Vallo della Lucania per scontare una condanna a 3 anni per reati analoghi, è comparso davanti ai giudici della terza Sezione penale del Tribunale di Salerno, insieme agli avvocati difensori Agostino De Caro e Italo Carbone. Presente anche il legale Giuseppe Caceci della vittima, parte civile nel procedimento.

I fatti risalgono al novembre del 2019: la donna, in occasione di un controllo presso un centro polidiagnostico di Salerno, fu visitata dal radiologo il quale le fissò un’ulteriore visita dopo una settimana, alle ore 20 di sera, al “Ruggi”. Qui, in stato di ansia e soggezione psicologica per il fatto che il medico manifestò preoccupazione per la presunta presenza di linfonodi ingrossati, fu condotta in un laboratorio del reparto di Radiologia ed invitata a spogliarsi nuda: sbigottita restò in biancheria, dopodiché il primario si sarebbe appoggiato dietro di lei, iniziando a palpeggiarle seni fino ad arrivare alle parti intime. La donna, scossa, si rivestì immediatamente interrompendo la visita, per poi denunciare tutto.

Carbone, tramite i suoi legali, si è dapprima giustificato affermando che tali ‘manovre’ erano dovute alla necessità di verificare la presenza di infezioni ai genitali, fino a negare di aver mai visitato la donna in ospedale e che la stessa avrebbe frainteso i suoi comportamenti. Ad incastrarlo, però, ci sono decine di messaggi in chat, diversi testimoni ed i rilievi della Squadra Mobile, che collocano l’imputato al “Ruggi” proprio il giorno e all’ora della visita durante la quale avrebbe commesso gli abusi.