Giudiziaria
IN ATTESA DEL RIESAME
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Capaccio Paestum, resort sequestrato: Procura segue carte e soldi, scontro Giglio-Comune?
Alfonso Stile
08 febbraio 2024 11:16
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CAPACCIO PAESTUM. Dopo sequestri e perquisizioni, gli inquirenti seguono ora carte e soldi. L’impianto probatorio imbastito dal sostituto procuratore Carlo Rinaldi, titolare dell’inchiesta sul resort ‘Giglio di Mare’ alla Laura di Capaccio Paestum, sulla scorta delle consulenze tecniche effettuate dall’ing. Fabio Cafiero e dall’agronomo Vincenzo Topa per conto della Procura della Repubblica di Salerno, è imperniato su un ‘peccato originale’: la concessione edilizia in sanatoria del 2019 rilasciata dal Comune. Un condono concesso illecitamente senza tutti i pareri necessari a corredo, secondo la Procura, che ha poi innescato, a cascata, ulteriori illegittimi permessi urbanistici ed ambientali in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico e d’interesse comunitario. Contestata finanche l’improcedibilità dell’istanza presentata dalla società Giglio srl, proprietaria del complesso, in quanto priva di grafici e con difformità volumetriche. 

Ma la lente d’ingrandimento degli investigatori è puntata anche su un’altra società capaccese, legalmente rappresentata da un noto commercialista irpino (non indagato) e tenutaria di tutte le scritture contabili della Giglio srl, dalle quali è emerso un finanziamento di 3.390.000 euro, ottenuto grazie al Fondo di Garanzia pubblico ed utilizzato per costruire, allestire ed arredare il resort. Soldi ottenuti, di riflesso, sulla base di presunti atti illeciti e false attestazioni ricevute e prodotte per realizzare opere abusive.

LE OPERE CONTESTATE - Dall’istanza di sequestro preventivo avanzata dal pm, condivisa allo stato dal gip Piero Indinnimeo del Tribunale di Salerno, si evince che, praticamente, dei 75.548 mq di superficie catastale del resort non ci sarebbe un solo centimetro legale. I sigilli, infatti, sono stati apposti ad appartamenti, ristorante ed annesso stabilimento balneare del blocco centrale (realizzato abusivamente in origine e mai sanato secondo gli inquirenti); a tutti gli alloggi vista mare e giardino esistenti ed agli ultimi sei in corso di realizzazione, nonché a vialetti, pavimentazioni, recinzioni, cancelli, percorsi carrabili, parcheggi e impianto d’illuminazione del compendio.

GLI INDAGATI - Oltre a Pasquale Federico, legale rappresentante della società Giglio srl proprietaria dell’immobile (difeso dagli avv. Simona Corradino e Francesco Rizzo), nel registro degli indagati sono stati iscritti i firmatari di tutti gli atti pubblici prodotti nella vicenda, ovvero i tecnici comunali Christian Franco, Mario Barlotti, Fioravante Gallo e Gerardina Di Filippo; i funzionari regionali Carmine Mario Marmo e Giuseppe Gorga; il tecnico progettista Pietro Riccardo Guadagno, l’agronomo Enrico Di Lascio ed Arcangelo Manzi, titolare dell’impresa che ha eseguito lo sbancamento e disboscamento della pineta. Le accuse principali a vario titolo, in concorso, sono quelle di lottizzazione abusiva di terreni demaniali in area vincolata, falsità ideologica, abuso d’ufficio, abuso edilizio, esecuzione di opere su beni paesaggistici in assenza di autorizzazione, invasione di terreni demaniali con distruzione e deturpamento di bellezze naturali e dell’habitat di un sito protetto.

Si evidenzia che i provvedimenti cautelari, emessi sulla base degli elementi probatori acquisiti in fase d’indagini preliminari, sono ovviamente suscettibili d’impugnazione e le accuse, così formulate, saranno sottoposte al vaglio del giudice nelle fasi ulteriori del procedimento: pertanto, per tutti gli indagati sussiste la presunzione d’innocenza fino ad eventuale sentenza di condanna definitiva ed irrevocabile.

LA GIGLIO SRL PREANNUNCIA BATTAGLIA - Per la Giglio srl, invece, è tutto in regola come già ribadito. In attesa di visionare gli atti d’indagine ancora coperti da segreto istruttorio, i legali si preparano a presentare istanza di dissequestro al Tribunale del Riesame. Si prevede, chiaramente, un duro scontro sulle perizie e consulenze di parte, nonché su tutto quanto rilasciato dal Comune, vista anche la delicatissima questione legata al finanziamento milionario ottenuto con garanzia statale, la cui possibile revoca con richiesta di restituzione dei fondi metterebbe in ginocchio la società, impegnatasi anche a versare all'ente civico un canone annuo di 40mila euro per 30 anni a seguito di una procedura ad evidenza pubblica.

Se l’indagine dovesse sfociare in un processo penale, non si esclude quindi che, parallelamente, possa innescarsi un pericoloso quanto oneroso contenzioso tra la stessa Giglio srl ed il Comune, che appena poche settimane fa aveva revocato, in autotutela, il presunto ‘peccato originale’ di tutta la vicenda, ovvero il titolo edilizio 2019 rilasciato in sanatoria. Al riguardo, però, il Tar ha dato ragione alla società capaccese, che si ritrova dunque in mano un condono valido, le cui modalità di rilascio, però, sono al momento tutte da verificare.



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