AVELLINO. Si è tenuta ieri, presso il Tribunale di Avellino, l’udienza preliminare del processo che nasce dal maxi sequestro di vino eseguito ad inizio 2022 nella provincia di Avellino. In aula anche le associazioni Codici e Codici Campania, ammesse come parte civile, mentre gli imputati sono stati rinviati a giudizio. Si tornerà in aula il 18 settembre.
“La vicenda suscitò grande scalpore – ricorda Giuseppe Ambrosio, avvocato di Codici –, perché l’operazione condotta dai Carabinieri Forestali delle Stazioni di Lacedonia e Volturara Irpina, coadiuvati dagli ispettori ministeriali dell’Icqrf, su disposizione della Procura di Avellino, fu imponente. Furono sequestrate 10mila bottiglie di vino e migliaia di ettolitri di vino sfuso non ancora imbottigliato, proveniente da cantine di Forino e Montefalcione. Parliamo di prodotti venduti come DOCG, quando, secondo la Procura, avrebbero avuto in realtà altre qualità. Secondo l’accusa, era vino contraffatto, spacciato per qualità di origine protetta come Taurasi, Greco di Tufo e Falanghina. A distanza di 2 anni siamo arrivati all’ammissione come parte civile”.
Le indagini portarono ad acquisire gravi indizi dei reati di frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Le investigazioni fecero emergere una condotta continuata di messa in commercio di vini imbottigliati ed etichettati come varietà protette dei vitigni della zona irpino-sannita, in difetto della relativa certificazione rilasciata dall’Organismo ministeriale preposto, con apposti contrassegni certificativi non corrispondenti ed in assenza del controllo del rispetto dei disciplinari di produzione. Sono stati contestati anche i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale connessa alla sottrazione di più di 1.000 ettolitri di vino da una precedente impresa dichiarata fallita e riconducibili ai medesimi soggetti, e di falsità ideologica del privato in atto pubblico per le successive movimentazioni del vino sottratto che venivano realizzate facendole apparire come provenienti dal curatore fallimentare.
“Siamo impegnati da tempo nella lotta alla contraffazione – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e di fronte ad un caso simile non potevamo rimanere in silenzio. Quello del vino contraffatto è un problema serio. I sequestri sono frequenti e questo deve suonare come campanello d’allarme. Lo diciamo perché un prodotto falso non arreca un danno solo economico, ma in alcuni casi può avere conseguenze pesanti anche sul piano della salute”.
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