AGROPOLI. La fuga dorata di Concordio Malandrino negli Emirati Arabi Uniti ha i giorni contati. L’imprenditore cilentano, accasatosi a Dubai da diversi mesi con ingenti capitali al seguito, è riuscito finora ad eludere due ordinanze di carcerazione, acquisendo di fatto lo status di latitante. Ma ora sono diventate ben quattro le Procure italiane che lo stanno cercando, nell’ordine quelle di Vallo della Lucania, Benevento, Brindisi e Palermo, per chiedergli conto dei plurimi reati fiscali contestati a suo carico, perpetrati attraverso sofisticate schermature finanziarie, triangolazioni estere, società fantasma e prestanome conniventi, che lo hanno reso l’Arsenio Lupin del Cilento, abile nel delinquere come nello sfuggire alle forze dell’ordine.
Partiamo allora da Agropoli, dove le Fiamme Gialle gli danno la caccia da oltre due anni nell’ambito di varie indagini: in primis l’inchiesta di luglio 2023 sulla Formazione 4.0, dove per Malandrino è stata chiesta la misura cautelare detentiva in quanto ritenuto il dominus di un’evasione fiscale di 57 milioni di euro, nonché di quella da 1.2 milioni imbastita nell’agosto 2022, tra il Cilento e la Bulgaria, i cui proventi illeciti sarebbero stati investiti per acquistare beni di lusso ed il noto ristorante dei vip ‘Umamì’ nel porto turistico agropolese. A ben 115 milioni, invece, ammonta la maxi frode carosello transnazionale sull’asse Italia-Bulgaria-Croazia, di cui è ritenuto l’ideatore, scoperta dai finanzieri con l’operazione ‘Food & Fraud’, scattata ad inizio giugno 2022, da cui si è poi staccata una ‘costola’ investigativa nel Beneventano perseguita dai magistrati sanniti.
Guai giudiziari ai quali si aggiungono quelli scaturiti da un blitz dei carabinieri nel Brindisino a fine 2023, che ha dato poi input all’indagine ‘Ultimo Brindisi’ scattata invece ieri mattina, in Sicilia, per l’ennesima frode tributaria da 30 milioni di euro, dove Malandrino risulta destinatario di un’altra ordinanza cautelare, in cella, addirittura insieme al figlio di un noto boss mafioso detenuto al 41 bis.
Stavolta, però, l’indagine è coordinata dai Procuratori Europei Delegati dell’ufficio EPPO (European Public Prosecutor’s Office) di Palermo, specializzati nello stanare soggetti all’estero e pronti a spiccare, a breve, un mandato d’arresto internazionale per Malandrino: nel frattempo, gli hanno sequestrato altre tre auto di lusso, con targa bulgara, custodite ad Agropoli.
È solo questione di tempo, dunque, per l’imprenditore salernitano 55enne ‘residente’ ad Agropoli, attorno al quale le maglie della giustizia si stanno stringendo sempre di più. Anche per lui vale la presunzione d’innocenza fino ad eventuale sentenza di condanna definitiva ed irrevocabile, ma non giocano certo a suo favore il continuare a stare lontano dalla magistratura italiana, i numerosi post e commenti social nei quali si fa beffe dei finanzieri alle sue calcagna ostentando orologi costosi e supercar (nella foto), e la ratifica del trattato di estradizione Italia-Emirati Arabi Uniti che ha intensificato la cooperazione giudiziaria, in materia penale, tra i due Stati.
Se per Malandrino dovesse scattare, a breve, la Red Notice dell’Interpol, le autorità di Dubai potrebbero arrestarlo, per poi aprire comunque un procedimento di estradizione in cui potrà essere disposta, o rifiutata, la sua consegna agli organi di polizia e giustizia italiani.
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