CICERALE. L’emergenza cinghiali nel Cilento continua a causare enormi danni economici alle vittime dei continui attacchi alle coltivazioni. Questa volta a farne le spese è stata l’ambasciatrice della dieta Mediterranea Giovanna Voria, imprenditrice molto nota per aver salvato e rivalutato un prodotto tipico della regione Campania il cece di Cicerale.
“Un ettaro e mezzo devastato ed oltre trentamila euro di danni, senza calcolare il mancato guadagno e le recinzioni da ricostruire. Questi i numeri dell’assalto di un branco di cinghiali al terreno dedicato ai ceci. Mi viene da piangere se penso alla fatica, alle rinunce, al lavoro, alle lotte per produrre prodotti sani del mio territorio che insieme a chi ci aiuta lavoriamo sodo” racconta all’ufficio stampa di Coldiretti Campania la diretta interessata.
Il cece di Cicerale è un presidio Slow-Food che riesce a sopravvivere grazie a quanti portano ancora avanti questa faticosa coltivazione, mantenendo con il passare degli anni la semente dell'originale. I produttori hanno definito un disciplinare rigorosamente sostenibile che prevede la riproduzione in famiglia dei semi, il controllo dei quantitativi prodotti dai soci annualmente e l’aggiornamento dell'albo dei terreni utilizzati per la coltivazione. Il Presidio cerca di fare conoscere questa tradizione che si tramanda di generazione in generazione.
"La Coldiretti della Campania è pronta a fare da megafono, anche in piazza, alle grida di dolore di Giovanna Voria e di tutte gli altri coltivatori che quotidianamente restano vittime di questa invasione" dichiarano il presidente di Coldiretti Campania Ettore Bellelli e il direttore Salvatore Loffreda, seguendo l'esempio di quanto accaduto in queste settimane nel resto d'Italia.
“Abbiamo sporto denuncia ai carabinieri forestali ma sappiamo che serve a poco. Pochi giorni fa ne ho contati 51 intorno alle mie vacche, una situazione insostenibile. Credo che i contadini -conclude Giovanna Voria- prima o poi smetteranno di fare il loro lavoro. Non siamo né protetti e né aiutati. Così facendo lasceremo che la gente si nutra di cibo trattato, avvelenato e sintetico: quando non ci saranno più contadini, nessuno più avrà cibo naturale da mangiare”.
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