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Aeroporto di Salerno, De Rosa (SMET): "L’occasione che rischia di sfuggire"
Comunicato Stampa
12 dicembre 2025 08:18
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SALERNO. Disimpegno di EasyJet e sul futuro dello scalo di Pontecagnano. Abbiamo ascoltato, al riguardo, il cav. Domenico De Rosa, noto imprenditore salernitano CEO del Gruppo Smet.

Cavaliere, partiamo dalla notizia del giorno. EasyJet cancella la rotta Salerno–Milano Malpensa e lascia lo scalo. Quanto è grave questo segnale? “È molto grave. Non parliamo di una rotta qualsiasi, ma del collegamento con uno degli hub principali del Paese. Quando un vettore come easyJet, dopo pochi mesi, azzera la programmazione, non è un normale aggiustamento: è il sintomo che qualcosa nel progetto complessivo dell’aeroporto non sta funzionando”.

Lei parla spesso di “modello complessivo”. Che cosa, secondo lei, non sta funzionando a Salerno–Costa d’Amalfi? “Il problema non è solo la compagnia che se ne va, ma il disegno industriale e territoriale che c’è dietro. Questo scalo dovrebbe servire un’area enorme: Sud di Napoli, Salerno e provincia, Cilento, Irpinia, pezzi di Basilicata e Calabria tirrenica. Un bacino potenziale di milioni di persone. Se però l’aeroporto appare come un esperimento – rotte che aprono e chiudono, infrastrutture incomplete, collegamenti a terra ancora deboli – il mercato lo percepisce come poco affidabile e i vettori si sfilano”.

Si leggono molte prese di posizione che parlano ormai di “caso Salerno” e sollevano dubbi sulla gestione. Lei condivide questa preoccupazione? “Sì, perché quando albergatori, imprenditori e associazioni iniziano a parlare di “caso”, vuol dire che il disagio è diffuso. Non si tratta di fare processi, ma di chiedere chiarezza: chi guida davvero la strategia dello scalo? come si immagina l’equilibrio con Napoli? quali sono tempi e priorità per infrastrutture di accesso e servizi? Se queste risposte non sono limpide per il territorio, non lo saranno nemmeno per le compagnie”.

Da imprenditore, quali errori principali individua in questa fase? “Ne vedo tre. In primis troppa comunicazione, poca strategia. Si è parlato di “nuova porta del turismo”, ma non si è consolidata una base di rotte stabili e servizi affidabili. Po, frammentazione. Ogni vettore ha fatto il suo “giro di prova”. Manca un quadro vincolante con alcune rotte interne e pochi hub europei dichiarati strategici per almeno 5 anni. Infine, scarsa integrazione col territorio. Se chi vive in Cilento, Irpinia, Basilicata o Calabria fa fatica a raggiungere l’aeroporto, lo scalo parte zavorrato. La pista non basta: servono strade, treni, navette e orari logici".

Lei insiste spesso sul concetto di “infrastruttura strategica”. Che impatto ha questa situazione su imprese, turismo e lavoro nel Mezzogiorno? “Un aeroporto vivo è un moltiplicatore di competitività. Per le imprese significa collegamenti rapidi per manager, clienti, investitori. Se per arrivare qui servono tre combinazioni, molti sceglieranno altri territori. Per il turismo, meno collegamenti diretti vuol dire meno arrivi e soggiorni più brevi, proprio in un’area che avrebbe un potenziale straordinario. Per il lavoro, è un’occasione mancata: meno occupazione diretta e indotta, meno filiere logistiche e di servizi, meno opportunità per i giovani del territorio".

Tre mosse immediate per invertire la rotta, quali indicherebbe? “Tavolo permanente di area vasta. Regione, gestore, Comuni, Camere di Commercio, imprese e turismo seduti in modo stabile, con dati, obiettivi e responsabilità chiare. Piano industriale a 5–10 anni. Definire alcune rotte strutturali (Milano, Roma, pochi hub europei) e costruire accordi pluriannuali con i vettori, legando incentivi a continuità e riempimento. Collegamenti a terra e marketing coordinato. Raggiungibilità reale da Napoli Sud, Cilento, Irpinia, Basilicata, Calabria e un pacchetto territoriale unico: turismo, impresa, università, grandi eventi".

In chiusura, che messaggio vuole mandare alla politica locale e nazionale? “O l’aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi viene trattato come una vera infrastruttura strategica del Mezzogiorno, oppure è meglio smettere di usarlo come slogan. Un aeroporto non è un trofeo elettorale: è una scelta di politica industriale, turistica e occupazionale. Se governance, numeri e responsabilità restano nebulosi, i vettori continueranno a fare quello che vediamo: arrivano, provano e se ne vanno. Io sono convinto che siamo ancora in tempo. Ma il tempo dei selfie sui piazzali è finito: servono serietà, visione e decisioni coraggiose, se vogliamo che Salerno diventi davvero la porta aerea di Campania, Basilicata e Calabria, e non l’ennesima occasione persa del nostro Mezzogiorno”.



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